Pedinamento a quattro - parte 2

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Non sono certo che Lorenzo sappia dove andare, ma lo seguo con le mani nelle tasche dei pantaloni, senza dire una parola. Lui si guarda intorno alla ricerca di ogni piccolo indizio, di qualcosa che ci possa dire dove sia andato Paolo. La sua macchina è ancora parcheggiata nella via laterale sotto casa nostra, perciò si sta muovendo a piedi.
«Sei davvero sicuro di voler andare fino in fondo a questa follia?», domando dopo alcuni minuti di silenzio. Mi fa strano non sentire la voce del mio socio, lui di solito fa sempre andare la bocca, la maggior parte delle volte per sparare stronzate, ma questo è un altro discorso.
«Sono sicurissimo. Voglio sapere che cosa passa per la testa di quello zuccone. Se imparasse a sfogarsi con noi, ora non saremmo qui a cercarlo», risponde fermandosi a un incrocio e guardando in tutte le quattro direzioni.
«Sei proprio sicuro che sia venuto da questa parte?». Ho come la sensazione che stia andando a casaccio, sarebbe molto nel suo stile, ma non vorrei infierire troppo, magari si offende. In questo momento vorrei tanto essere con Serena, nel nostro appartamento, rilassati uno tra le braccia dell’altra. Mi sfugge un sospiro.
«Dall’altra parte è impossibile, non c’è niente a parte un sacco di palazzi e case. Di qua si va verso il centro, c’è un po’ più di vita», bofonchia punto sul vivo.
«Di lunedì sera?». Inarco un sopracciglio e non nascondo tutta la mia perplessità a riguardo.
«Come sei rompicoglioni!», sbotta lui gesticolando come un matto. «Vado di qua! Se vuoi seguirmi, fallo pure, altrimenti tornatene a casa, io ci vado lo stesso».
Riprende a camminare senza aspettare un mio cenno di assenso e io alzo gli occhi al cielo esasperato. Ragionare con Lorenzo non è affatto facile e, se ci provi, probabilmente ti viene soltanto un gran mal di testa.
Lo seguo nuovamente in silenzio e lui si volta a controllare se sono dietro di lui. Ridacchia da solo come un cretino.
«Non farti illusioni, vengo con te solo perché non mi va che tu vada in giro da solo di notte», brontolo affondando di nuovo le mani nelle tasche.
«Sono adulto e sono pure ben piazzato, so difendermi da solo», borbotta lui senza nemmeno voltarsi.
«In due siamo più protetti», continuo io senza volergli lasciare l’ultima parola.
«Fai quel cazzo che vuoi».
«Come sempre». A questo mio commento, lui scuote la testa e scoppia a ridere.
«Sei un coglione, ma credo che tu già lo sappia». Questa volta si gira verso di me e mi colpisce con un leggero pugno sul braccio.
«Sì, lo so, ma ti ringrazio per avermelo ricordato». Gli regalo un sorriso sghembo e gli passo un braccio intorno al collo, stritolandolo per benino. Lo lascio andare immediatamente dopo.
Sta per aggiungere qualcosa, ma si ferma all’improvviso, afferrandomi per un braccio e trascinandomi dietro una macchina parcheggiata. Sto per sbottare con epiteti poco eleganti, ma lui mi intima di starmene zitto e mi indica un punto con un cenno della mano. Guardo in quella direzione e vedo Paolo appoggiato al muro di un palazzo, una sigaretta tra le dita.
«Da quando in qua Paolo fuma?». Parlo a bassa voce, non vorrei mai che Lorenzo mi colpisse per aver disobbedito ai suoi ordini.
«Da adesso, credo. Non l’ho mai visto con una sigaretta in bocca in tutta la mia vita». Lorenzo continua a fissare il nostro amico attraverso il finestrino della macchina.
Paolo sbuffa delle nuvole di fumo, osservando un punto imprecisato davanti a sé. Sembra assorto nei suoi pensieri e sembra triste, parecchio anche.
«Che cazzo ci fa qui tutto solo?», sbotta Lorenzo all’improvviso.
«Forse sta aspettando qualcuno», ipotizzo io guardandomi in giro alla ricerca di possibili persone che potrebbero raggiungerlo.
Contro ogni nostra previsione, lancia la sigaretta a terra ed entra nel bar lì accanto.
Lorenzo parte all’attacco e si sposta più avanti, cercando sempre di rimanere basso per non farsi notare. Io lo raggiungo camminando normalmente.
«Abbassati!», mi intima non appena si accorge che sono ad altezza naturale. Eseguo sbuffando. Perché non posso tornarmene a casa dalla mia donna? Questa serata era cominciata bene, ma ha preso una strana piega e non è che ne sia molto entusiasta. Lorenzo mi trascina per un braccio e comincia a correre fino a raggiungere l’altra parte della strada: da questa angolazione vediamo perfettamente l’interno del locale. Paolo è seduto al bancone con davanti a sé una birra bionda. C’è pochissima gente nel bar, nessuno a fargli compagnia. Non credo stesse aspettando qualcuno e ho come l’impressione che nessuno lo raggiungerà.
Estrae il cellulare dalla tasca dei pantaloni e controlla il display, passandosi una mano sul mento ricoperto da un leggero strato di barba scura. Altra cosa che mi era sfuggita: lui si è sempre rasato, non ha mai saltato un giorno, ma quella barba mi dice che è da un po’ che non lo fa. Da cosa dipende questo suo cambiamento? Che cosa gli sta succedendo? Armeggia con il telefono fino a fermarsi su una schermata. Da qui non riesco a vedere che cos’è, non ho ancora la super vista, ma sembrerebbe una foto, di questo ne sono quasi certo.
Paolo fissa quell’immagine con aria sognante e sospira, bevendo poi una generosa sorsata di birra. Si stropiccia gli occhi con la mano, spegne il telefono e lo rimette in tasca.
«Sbaglio o stava guardando una foto di donna?», domanda Lorenzo cercando una conferma ai suoi sospetti.
«Non so se fosse una donna, ma di sicuro era una foto. Più di così non sono riuscito a vedere», rispondo stringendomi nelle spalle.
«Dici che dovremmo andare da lui e fargli compagnia?». Il mio socio propone questa soluzione, ma dubito che possa essere fattibile. Paolo se n’è andato da casa mia per venire qui a bere da solo. Dubito che abbia voglia di passare del tempo con noi, a quanto pare aveva bisogno di starsene tranquillo, non saprei.
«No, lasciamolo in pace. Credo che voglia restare solo». Se scoprisse che lo abbiamo pedinato, non credo che ne sarebbe molto felice.
Stavolta sono io che afferro Lorenzo per un braccio, trascinandolo fuori dalla possibile visuale di Paolo. Non vorrei che ci beccasse in flagrante.
«Vorrei proprio sapere chi è quella troia che ha ridotto il nostro socio in quello stato», mugugna Lorenzo una volta svoltato l’angolo ed essere tornati sulla mia via.
«Come fai a essere tanto certo che sia colpa di una donna?», gli domando per scrupolo. So già che cosa mi risponderà, non ho alcun dubbio a riguardo.
«È sempre colpa di una donna e deve essere pure una gran puttana per spezzare il cuore di un ragazzo d’oro come Paolo», sbotta alquanto alterato. Non si è di certo risparmiato con le parole dolci. Da un certo punto di vista ha pienamente ragione. Chi è quella pazza che si è lasciata scappare un uomo come lui? Non che sia mai stato molto fortunato in amore, ma non lo avevo mai visto così sconsolato. Deve essere stato davvero preso da lei e la cosa che mi fa girare ancora di più le palle è che non ne sapevamo nulla. Se almeno si fosse confidato con noi, magari avremmo potuto aiutarlo in qualche modo.
«Hai ragione. Le auguro di rimanere sola a vita». Sarà sicuramente la classica zitellona acida che aspetta il cretino di turno che la salvi dalla sua vita insulsa. Paolo non era abbastanza per lei.
«Una persona del genere si merita solo quello!», infierisce il mio migliore amico. «Ora devo assolutamente sapere chi è. Le manderò una denuncia per spezzamento di cuore».
Questa mi mancava! Se esistesse davvero la possibilità di fare una denuncia di quel tipo, Lorenzo a quest’ora sarebbe l’avvocato più ricco al mondo. Ci sono fin troppi cuori spezzati.
«Vorresti mettere sotto torchio Paolo?». Penso sia l’unico modo per ottenere delle risposte. Se non ha parlato finora, non credo lo farebbe adesso di sua spontanea volontà, non avrebbe alcun senso.
«Ovvio! Venerdì, alla nostra serata poker. Non avrà scampo». Lorenzo è davvero deciso ad arrivare fino in fondo a questa storia.
Se fossi Paolo, comincerei a correre e me ne starei alla larga da lui. Lorenzo gli romperà le palle finché non avrà ottenuto le risposte che cerca. Non ho ancora capito che cosa voglia fare quando saprà tutta la verità. Andrà a cercare la donna e gliela farà pagare? Dubito fortemente che alla fine farebbe una cosa tanto idiota, ma non si può mai sapere con lui, sa essere parecchio imprevedibile.
«Secondo te, perché non ne ha mai parlato con noi?». Questa domanda è un po’ che fa capolino nella mia testa e non sono mai riuscito a trovare una risposta che possa avere senso.
Lorenzo riempie le guance di aria e la butta fuori un po’ per volta, emettendo dei rumori buffi. «Non saprei, forse si vergogna. Magari lei è una racchia e si vergogna a farsi vedere con lei per paura di essere sfottuto a vita per il suo cattivo gusto».
Anche se lo fosse, non lo avremmo mai deriso. Alla fine deve uscire lui con una donna e se si trova bene con quella persona, non capisco perché dovremmo interferire. Almeno io non lo farei mai, però non metterei la mano sul fuoco per Lorenzo.
«Forse». Taglio corto io. Non mi va più di parlare di queste assurdità. Se Paolo non ha mai voluto parlarcene, avrà avuto le sue ragioni e io le rispetto.
Ora voglio solo tornare a casa dalla mia donna e cacciare via tutti, per oggi abbiamo dato e abbiamo bisogno di un po’ di tranquillità.
Saliamo nell’appartamento e anche Serena è già tornata: sta sonnecchiando sulla spalla di Alex, la mano stretta in quella di Stella seduta alla sua sinistra.
«Allora?», domanda Giorgio alzandosi dalla sedia e venendo verso di noi. «Qual è il verdetto?».
Lorenzo fa una smorfia. «Direi che è in fissa per una donna. Lo abbiamo trovato da solo davanti a un bar che fumava».
«Paolo che fuma?», sbotta Giorgio incredulo. Anche lui ha la nostra stessa reazione.
«E ora si sta scolando una birra in solitaria, fissando la foto di una donna sul suo cellulare», prosegue il mio socio con il suo resoconto.
«Non abbiamo la certezza che fosse una foto di donna». Gli faccio notare raggiungendo Serena e inginocchiandomi davanti a lei. Si stropiccia gli occhi con una mano e mi sorride.
«Di sicuro non era la foto della nonna», borbotta lui.
«A voi, invece, com’è andata?», chiedo alla mia donna.
«Marica si trastulla con un uomo che non è Michele». È Luca a rispondere al posto suo.
Aggrotto la fronte, incredulo. «Sul serio?».
«Direi di sì, visto che stavano per farlo sul marciapiede», continua lui con una smorfia.
Che cosa assurda. Non credevo che Marica fosse tipo da certi comportamenti fuori luogo. Sta restituendo al suo ragazzo quello che lui le aveva dato: le corna.
Direi che ne ho avuto abbastanza di queste indagini strampalate.
«Bene, signori, non so voi, ma è stata una giornata davvero pesante e me ne andrei a dormire. La mia futura moglie ha bisogno di riposarsi».
«Abbiamo capito, togliamo le tende», esclama Giorgio raccogliendo la sua giacca e incamminandosi verso la porta, seguito a ruota da tutti gli altri.
«Passo a prenderti domani alle dieci per andare a vedere il vestito», dice Luca a Serena, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Mi lascio cadere sul divano e lei si avvinghia immediatamente a me. Mi era mancato stare un po’ tranquillo con lei, ne avevo davvero bisogno. Non voglio più parlare di quello che è successo stasera, è stato tutto alquanto surreale. Voglio solo godermi la donna della mia vita in santa pace.
«Mi sei mancata», le sussurro accarezzandole dolcemente i capelli.
«Siamo stati via solo un quarto d’ora». Mi fa notare lei in un mugugno.
«Mi è sembrata una vita». Ogni istante passato lontano da lei è come una stretta al cuore per me, ho bisogno di lei più dell’aria. «Andiamo a letto?».
«Era una proposta sozza?», domanda lei ridacchiando.
«Non eri stanca fino a un attimo fa?». Inarco un sopracciglio e mi scosto quel poco che basta per poterla guardare negli occhi.
«Non sono mai stanca per fare l’amore con l’uomo che amo». Pronunciate queste parole si alza dal divano e si siede cavalcioni su di me. Le mie mani finiscono automaticamente sul suo sedere.
«Stai cercando di sedurmi?». La prendo in giro io, chiudendo gli occhi non appena le sue labbra si posano sul mio viso, lasciandomi dei delicati baci lungo la linea della mandibola. Mi sfugge un mugolio di piacere quando la sua lingua sfiora le mie labbra. Mi approprio della sua bocca prima che possa sfuggirmi. La bacio con foga, mentre il suo bacino continua a muoversi, accendendo in un attimo la mia voglia di lei. Mi alzo dal divano, tenendola stretta a me. Le sue gambe si allacciano intorno ai miei fianchi, non smette un istante di baciarmi. La lascio andare con delicatezza sul letto e la ammiro in un tutta la sua bellezza. Le sue guance sono arrossate, i capelli scompigliati, mi rendo conto di non poter vivere senza di lei. Amo questa donna, la amo più di ogni cosa al mondo.
 

*Note dell'autrice*
I nostri moderni Sherlocks hanno voluto indagare e ciò che hanno scoperto non è esattamente quello che avevano pensato. Marica sta tradendo Michele con un altro uomo, Paolo sospira davanti alla foto di una donna (o almeno così crede Lorenzo). Credo che presto avremo altri dettagli su tutta questa storia, ancora un po' di pazienza. Sicuramente per chi sperava in un'altra coppia all'interno del geruppo, è andata male :) Devo ammettere che mi sono divertita a farvi credere che potessero avere una tresca tra di loro *risata malefica*.
Nel prossimo capitolo scopriremo se Serena riuscirà a trovare il vestito e che cosa sta accadendo davvero in azienda da Marco. Tenetevi pronti.
Un grazie immenso a tutti voi che leggete, seguite e commentate... vi adoro!
A martedì prossimo!
Un bacione,
Ire.

Vi aspetto nel mio gruppo se vi va. Potrete leggere spoiler e altro :)

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