Capitolo 1 (Melanie)

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13 settembre

Ore: poco prima del suono salvatore della campanella
Ieri era il giorno in cui la mia "libertà" è finita, ed è stato molto movimentato.....

.....quando l'ultima nota si spegne nell' aria e l'ultimo movimento giunge al termine, la realtà ricomincia ad esistere.
"18:00"
Odio questo momento, quando la magia della musica e dei passi che si intrecciano lascia il posto alla mia insulsa esistenza.
Perché cosa c'era di bello nella mia vita? In una famiglia che dentro è distrutta ma che fuori appare perfetta? Madre modella, padre avvocato, fratello gemello che fa il quarterback nella squadra di football.
La famiglia perfetta finché non ci conosci davvero, perché i genitori che fingono di essere una coppia felice in realtà non si guardano neanche più in volto, come se il solo guardarsi facesse male. Litigano nei pochi momenti che sono nella stessa stanza e la notte dormono in camere separate. Ricordo che quando ero piccola si amavano, non so cosa abbia cambiato la situazione, l'unica cosa che comprendo è che non possono andare avanti così ancora a lungo.
Almeno c'è mio fratello gemello Nate, un ragazzo dolce, desiderato, atletico e spiritoso, popolare per tutti i casini che combina.
Fin da bambini eravamo legati da un filo invisibile e indistruttibile, da un legame che va ben oltre il confine del materiale. Siamo stati l'uno la spalla dell'altro nei momenti difficili, perché non potevamo contare sui nostri genitori.
Poi ci sono io. Ma chi sono?
Mi sembra di essere solo una maschera che i miei genitori mi hanno costruito addosso per creare la figlia ideale, dalla quale il padre si aspetta una carriera da avvocato e la madre che già la immagina sulla passerella o sulle copertine di riviste famose.
Invece io voglio solo ballare e liberarmi dalle futili pretese dei miei. Purtroppo l'unica volta che ho provato ad accennare l'argomento in risposta ho ricevuto solo un secco "no" indiscutibile.
Per questo ho dovuto coltivare questa passione in segreto: il ballo è la mia unica via di fuga, il mio angolo segreto di paradiso dove posso essere me stessa, non potrei mai abbandonarlo.
A scuola ho voti nella media, faccio la cheerleader (solo perché costretta da mia madre a indossare quella tutina succinta) e tutti mi conoscono come "la sorella gemella di Nate". La mia vita sociale non è il massimo, tutti i ragazzi si avvicinano a me per l'amicizia di mio fratello, mentre le ragazze.... si insomma, mio fratello è desiderato in TUTTI i sensi!
E io che cercavo delle amicizie vere, ma con il tempo ho capito che nella mia piccola parte di mondo, in una cittadina di Boston dove tutti cercano la fama, è impossibile trovarle.
Prima di uscire dalla sala da ballo dò un'ultima occhiata allo specchio e vedo una ragazza slanciata e sudata, con i suoi lunghi capelli castani mossi legati in uno chignon ormai andato e due occhi tristi che pregano di restare là dentro, dove possono brillare e rendere vivo quel verde che si accende solo con i passi di danza.
Il sorriso formatosi durante la coreografia è sparito.
Devo tornare a casa, quindi prendo il borsone e ignoro le lacrime che minacciano di rigarmi il volto, ma no, sono forte.
Attraverso il corridoio principale ed esco in silenzio dalla porta sul retro. Lancio occhiate furtive per la strada e vedo solo un gruppo di ragazzi, molto probabilmente drogati, che iniziano a fischiarmi dietro.
Fermo il primo taxi che trovo, so che se mia mamma mi vedesse in questo momento non mi considererebbe più sua figlia.
Arrivati davanti al cancello di casa dò la mancia al taxista e scendo.
Percorro la maestosa scalinata a testa bassa, non voglio vedere le prove della ricchezza della mia famiglia.
So già che alla mia destra c'è una grande piscina illuminata da diversi giochi di luce, mentre a sinistra si estende un siepe bassa di fiori appena curata dal giardiniere.
Sto per bussare alla porta quando sento il motore di un'auto.
Lo riconosco, è il motore della Ferrari di mia mamma.
Assalgo la porta con dei pugni forsennati e subito mi apre Nate.
-Fratellino lasciami passare, sta arrivando la mamma!- lui è l'unico della famiglia che sa della mia passione per il ballo, so di potermi fidare.
Mi guarda indignato -Io non sono il tuo fratellino, chiaro?-
Faccio un sorriso furbo e lo supero. Mentre corro su per le scale gli grido indietro -Lo sarai sempre!-.
Mi faccio una doccia veloce e poi mi vesto elegante.
So già che mi aspetta una cena terribile con i miei e cerco di prepararmi mentalmente.
Un'ora dopo ho la prova di avere avuto ragione. Mia mamma Jennifer sta gridando dietro a mio padre, il quale si alza facendo cadere la sedia e poi attraversa il grande salone per uscire sbattendo la porta.
Scambio uno sguardo con Nate, nessuno dei due ha più fame. Mia mamma torna in cucina, e per la prima volta la osservo bene: i suoi capelli biondo platino sono fragili e sotto la tinta si può intuire un primo grigiore, gli occhi verdi sono appannati, ha molti occhiaie ora che le si è tolto il trucco, noto che è dimagrita e il sorriso che ci rivolge è più che finto.
Capisco che è ora di tornare in camera, io e Nate ci alziamo e ci dirigiamo verso le nostre stanze. Davanti alla mia porta si ferma e mi abbraccia. Sento che anche lui è molto teso, forse allora non sono l'unica che crede non sia normale la nostra situazione.
Lo stringo più forte, mentre lui mi mormora all'orecchio -Si risolverà, tranquilla-.
Gli auguro la buonanotte ed entro in camera. Mi giro e rigiro per molto tempo prima di addormentarmi.......

Sembra che mi stia piovendo qualcosa addosso e apro gli occhi infastidita.
Non mi aspettavo che qualcuno fosse entrato in camera mia e mi stesse schizzando dell'acqua in faccia.
Di sicuro non mi aspettavo che quel qualcuno fosse appena uscita dalla doccia con soltanto un asciugamano in vita. Riconosco Nate.
-Ma che cavolo...?- Mi sveglio improvvisamente e afferro il cuscino iniziando a colpirlo.
-Esci subito dalla mia camera! Ma che ti passa per la testa?- Grido fuori di me liberandomi dalle coperte e inseguendolo per la mia camera.
Lui ride come un matto finché non riesco a chiuderlo fuori dalla porta.
Mi vesto e mi fermo a osservare la mia stanza. È molto più grande di quello che mi servirebbe in realtà, ma non ho voglia di pensarci adesso. Afferro lo zaino ed esco di casa, stamattina non ho fame.
Ovviamente l'autista si trova già davanti al vialetto, e mentre apro lo sportello Nate mi scansa e si getta sul sedile posteriore.
Bello quanto vuoi, ma non ha certo dei modi gentili.
Sbuffo ed entro in macchina.
Appena arriviamo all'ingresso della scuola delle ragazze bussano al finestrino dalla parte di mio fratello, mentre io scendo e mi dirigo velocemente in aula.
Sento una voce che mi chiama ma non mi volto, mi siedo su un banco in fondo e mi preparo per la prima giornata di scuola.
Da Melanie,
La finta perfetta

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