capitolo 2 (Natasha)

113 9 2
                                    

14 settembre (ormai 15)
Ore: 1.30 di notte, di ritorno dal turno al bar
Le mie giornate sono sempre molto caotiche, ma il lunedì non scherza.....
.... Dopo aver portato a scuola i miei fratellini, corro a lavoro.
Appena apro la porta a due battenti del bar "felicity", l'occhiataccia del mio capo mi porta a chiedermi come mai sono ancora viva. In effetti non mi sono mai impegnata veramente per restare in vita: sono un selvaggia cresciuta per la strada, tra pericolose avventure.
Gli faccio l'occhiolino e poi mi dirigo nel retro della cucina, dove c'è già un turbinio di persone tra camerieri e cuochi.
Qualcuno mi da una spallata, e io, senza guardare chi è, allungando la gamba gli faccio lo sgambetto. Sento un lamento e faccio spallucce, la prossima volta magari sta più attento.
Proseguo per la mia strada verso gli armadietti dei dipendenti per cambiarmi e mettermi il grembiule.
Poi vado al bancone dove mi aspetta Alicia, una ragazza con cui condivido la maggior parte dei turni.
Sorride sempre, anche troppo per i miei gusti.
Per questo quando mi vede e mette in mostra trentadue denti, vorrei che un fulmine la colpisse.
Bhe, forse il mio umore oggi non è dei migliori. Mi cede il posto nello shekerare i cocktails, e un'ora dopo ne ho già serviti quanto basta per un'armata d'invasione aliena.
Mi fermo un'attimo appoggiando i gomiti sul bancone e la testa tra le mani, i miei capelli rossi formano una tendina lunga davanti che scala dietro.
Ma il mio momento di pace dura poco, perché una mano mi scompiglia i capelli.
Moooolto lentamente sollevo lo sguardo, per trovarmi davanti mio padre con il suo sorriso stanco. Gli stringo le braccia al collo sapendo di sembrare una bambina, ma non lo vedo da più di tre giorni, quindi ne ho tutti i diritti.
-Sempre a lavoro la mia Reddy!- Dice lui con la sua voce bassa e familiare.
Faccio cenno al mio collega Derek di sostituirmi mentre vado a fare due chiacchiere con il mio ‘super Nik‘.
È un soprannome stupido che usava mio fratello Bradley per un motivo a me sconosciuto, ma che si è tramandato a tutti i suoi figli.
-Sono solo di passaggio, parto fra mezz'ora- dice papà, e dentro di me provo dispiacere anche se ormai sono abituata alle sue brevi visite.
Dopo uno scambio veloce d'informazioni, lo saluto stringendo il suo petto ampio in una morsa e torno al mio posto, dove Derek è assalito da una biondina tutta corpo e niente cervello.
Il mio collega non è niente male, con i capelli rasati e le braccia piene di tatuaggi, ma non è il mio tipo. Infatti abbiamo dovuto imporgli la regola di non provarci con le ragazze del bar, altrimenti ci avrebbe tolto clienti ad ogni cuore infranto.
Lui mi lancia un'occhiata sollevata, poi le sorride e se ne va, lasciandola smarrita alla mia visione.
Con voce indifferente le chiedo -Vuoi qualcosa o sei venuta solo a caccia di clienti?-
Lei mi guarda schifata e torna dal suo gruppo di amichette, per poi uscire insieme sculettando e lanciandomi un'occhiataccia di gruppo.
All'una il mio turno finisce, giusto in tempo per andare a prendere a scuola i miei fratelli.
In macchina scopro che Cherie è tutta felice per un bel voto e che i miei fratellini hanno fatto uno scherzo ad un loro compagno durante la lezione di storia, che li ha fatti finire in presidenza....aspetta cosa?!
-Non ci posso credere ragazzi, un'altra volta?- Domando sconsolata, perché tutte a me? Sarà già la terza volta, e la scuola è appena cominciata.
Va bene, io ci rinuncio!
Il pomeriggio passa tranquillamente tra risate, rampe e skate, il sole inonda tutta la città e il vento è caldo sulla mia pelle.
Faccio la spesa e verso le 18 torno a casa.
Bradley è spaparanzato sul divano in stile 'mi ci voglio sposare', quindi mi dirigo in cucina per non cedere alla voglia di seguirlo.
Sul tavolo di legno noto una busta sigillata, il cui destinatario è mio padre. Mi guardo alle spalle per assicurarmi che non arrivi nessuno e la apro. Mentre il mio sguardo scorre le righe, l'incredulità si impossessa di me. Siamo indietro con il pagamento delle tasse, molto indietro. E io non ne sapevo niente! Rimetto tutto a posto e mi fingo normale sotto gli sguardi dei gemelli mentre vado in camera, ma dentro di me c'è un turbinio di pensieri: potrei perdere tutto, la mia casa, la mia macchina, la scuola dei ragazzi...
Scaccio questi pensieri e mi preparo per il turno serale, con il solito abbigliamento provocante. Effettivamente io trovo che top corto e bianco, con pantaloncini inguinali a vita alta neri, abbinati a scarponcini alti fino a metà polpaccio, siano un po' esagerati, ma il lavoro mi serve quindi non mi lamento.
Quando arrivo al bar c'è già il pienone, e io mi spingo a fatica tra la gente per arrivare al bancone. Alicia è lì con il suo inseparabile sorriso, quindi la affianco a prendere ordini. Sento un mormorio spargersi per la sala in seguito alla mia entrata, perché la sera il locale è frequentato da molti tifosi delle gare automobilistiche a cui partecipo.
Un mucchio di gente si tuffa verso di me facendomi domande a squarciagola. Non le ascolto neanche, tanto so che sono causate dalla mia recente vittoria in pista, perché è stata molto discussa, visto che l'altra vettura è finita fuori dalla carreggiata e qualche genio ha chiamato l'ambulanza, costringendo tutti alla fuga per non essere scoperti.
Lancio uno sguardo ammonitore alla calca che ho di fronte, perché questo è il mio posto di lavoro e non si discute delle corse clandestine.
In realtà non so quanto sappia il mio capo delle mie attività extra lavorative, e non ci tengo a scoprirlo.
La gente si calma un po', ma comunque di lavoro ne resta parecchio. Ad un certo punto mi scambio con Rush, un ragazzo moro e altissimo, almeno considerando me, per andare a servire ai tavoli. Oggi serviamo il kebab come menù del giorno, e giuro che con tutti i piatti che ho servito non voglio più vederne per almeno un mese. Sto aspettando al bancone che mi diano un altro piatto da portare, quando un ragazzo mi si avvicina da destra.
-Sono un po lenti in cucina, stasera- Dichiara lui, e io mi volto a guardarlo.
Abbastanza alto, con i capelli biondi ricci che gli cadono sulla fronte, e due occhi verdi che sembravano trapassare tutti i problemi che ho in testa.
-Ce l'hai con me?- Gli chiedo sarcastica.
Sento delle risatine provenire da un tavolo vicino, e lanciando un'occhiata vedo un gruppo di ragazzi, compreso mio fratello Bradley.
Sbuffo e riporto lo sguardo sul tipo.
-Ti ho fatto una domanda- dico incrociando le braccia -mi rispondi o sei stupido come sembri?- So benissimo che quel gruppo di idioti ha fatto una scommessa su chi abborda più ragazze, è l'unico gioco che sono in grado di fare quando si ubriacano.
Torno a voltarmi verso il bancone, cercando di fargli capire che con me non funziona, ma lui si sporge affianco a me, e noto che non puzza poi tanto di alcool.
Fa un cenno a Alicia esattamente come ho fatto io poco prima, solo che adesso lei si volta, sorridente come sempre, e ci si avvicina, tenendo lo sguardo su Mister Ricci.
Lui però indica me, e lo sguardo di lei resta deluso, ma solo per poco.
-Sto aspettando l'ordinazione per il tavolo 4 da troppo tempo- le dico, lei annuisce e sparisce in cucina.
-Ma il tavolo 4 è il mio!-esclama tipetto, e io lo guardo esasperata.
-Allora sei veramente stupido- mormoro    
-SONO.LA.CAMERIERA.- gli dico scandendo lentamente le parole, e lui sgrana gli occhi, squadrando solo ora la mia divisa.
Alzo gli occhi al cielo, prendo l'ordinazione e lo supero, per andare al tavolo di Bradley.
-Lo sai che con me non attacca- gli ricordo, anche se probabilmente è troppo ubriaco per capirmi. Sto per andarmene, ma una mano mi afferra il gomito.
-Come ti chiami?- Mi domanda il biondo, e io lo guardo male.
-Cosa devo fare per essere lasciata in pace?!- Vedo il suo sguardo illuminarsi e capisco di aver fatto la domanda sbagliata.
-Dammi il tuo numero- propone lui, facendo un sorrisetto storto.
-Stai scherzando- mi sento davvero stanca, quindi mi allontano da lui e per fortuna Derek mi si avvicina.
-Il mio turno è finito, vuoi un passaggio?- Mi chiede, e io accetto, forse riesco a liberarmi di Mister Riccio.
Faccio per seguire il mio amico, ma proprio in quel momento passa una tipa che mi fa cadere addosso il suo drink.
E ti pareva!
Prima che me ne accorga ho una felpa sulle spalle, e quando mi giro c'è il biondino.
-Potresti almeno ringraziarmi- dice inclinando la testa da un lato, lo sguardo divertito. Immagino che la maglia, già trasparente di suo, non lasci molto all'immaginazione.
-Non ti ho chiesto io di darmela- rispondo secca, ma non mi lascia finire.
-Dammi nome e numero e siamo pari-
Okaaaaaaaay questo tipo ha il cervello fuso, ma nella mia mente ha preso forma un'idea per liberarmi di lui.
-Accompagnarmi fino alla macchina e ti darò il mio numero- gli faccio un sorriso furbo, mentre mi segue fuori.
Mi dirigo verso la macchina di Derek, e sento i passi dietro di me fermarsi.
Deve aver notato il mio amico appoggiato al cofano, con le braccia muscolose e tatuate incrociate e la cicca fra le labbra.
Io proseguo con passo sicuro fino allo sportello anteriore del passeggero, e anche Derek entra in macchina.
-Tutto bene?- Mi domanda e io sorrido nel vedere che Mister Riccioli d'oro è rimasto fuori immobile, così abbasso il finestrino e gli grido:
-non ci riuscirai mai, accetta la sconfitta!
Lui fa quel suo sorriso storto -ci riuscirò, prima o poi!- Urla sicuro.
Per essere sicura che mi senta mi sporgo col busto fuori e rispondo sarcastica -nei tuoi sogni!-
Poi giriamo d'angolo e lo perdo di vista.
Quando mi volto verso Derek vedo che sta ridendo a crepapelle e mi unisco a lui.
-Ora si che va tutto bene!
Da un'inafferrabile Reddy

ho bisogno di voiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora