capitolo 3 (Natasha)

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16 settembre
Ora: sono in macchina fuori da scuola dei miei fratellini. Sono così stanca, l'ansia è l'unica cosa che mi tiene in piedi, tamburello le dita sul volante mentre penso alla scusa da raccontare ai ragazzini  ...

...Oggi ho il turno solo la mattina, quindi prevedo un pomeriggio rilassante, per quanto lo possa essere a casa mia con quelle pesti che mi ritrovo come parenti.
Gli altri ragazzi della mia compagnia sono andati via per quattro giorni per partecipare ad un festival di band hard metal, e io ho dovuto rinunciare perché entrambi i miei genitori sono via e dovevo restare con i miei fratellini.
Nel mio giro di amici si organizzano spesso viaggi del genere, e posso contare sulla punta delle dita a quanti ho partecipato io.
Rinuncio spesso per la famiglia, e nonostante questo gli altri non si stancano mai di propormi queste eventi.
Mia madre lavora come donna delle pulizie 24 ore su 24, e torna a casa solo il giovedì sera per prendersi dei vestiti di ricambio.
Anche mio padre è sempre via per lavoro, le riunioni della società per cui lavora si svolgono molto spesso lontano da casa. Possono passare tre giorni o tre settimane prima di rivederlo.
Quindi, per quanto possa sembrare bello avere sempre casa libera, non lo è per niente se devi controllare i tuoi fratelli più piccoli.
Questo pomeriggio Bradley ha rientro all'università, quindi dovrò stare io con i bambini.
Questa mattina è stata molto tranquilla, ci sono stati pochi clienti e con Derek e Rush mi trovo molto meglio che con Licia. Niente chiacchiere futili o sorrisi finti stampati in faccia.
Sto fissando l'orologio al polso di Derek aspettando la fine del mio turno, mentre entrambi prepariamo degli spriz.
La lancetta dei secondi si muove lenta, quarantacinque, quarantasei, quarantasette...
Poi succedono più cose contemporaneamente: parte la suoneria del cellulare destinata a Bradley, Rush mi viene addosso facendomi perdere l'equilibrio, Licia esclama un "buongiorno" che più allegro non si può mentre sbuca dal camerino.
Derek riesce a prendermi, ma non prima che io abbia sbattuto con la mia solita grazia la tempia contro il bancone.
-Mi dispiace molto Reddy, sono scivolato e...- mormora Rush, ma io alzo la mano per fermarlo.
Licia ha ancora stampato in faccia quel suo sorriso, che per una volta non sembra finto, ma sinceramente divertito.
Quando riesco a tirare fuori il telefono e a rispondere, mi allontano dal bancone.
-Reddy...- la voce di Bradley sembra sofferente- Ho bisogno del tuo aiuto- Colpo di tosse- Sono nel parchetto vicino all'università.
-Arrivo- rispondo, ma ha già messo giù.
Sento l'angoscia riempirmi la bocca dello stomaco, mentre saluto i miei colleghi e lascio il locale.
Il sole come al solito splende su La Havana, indifferente ai problemi della gente.
Appena scendo dalla macchina, capisco che posso dire addio ai miei progetti per un pomeriggio rilassante.
Mio fratello è accasciato ai piedi di una panca, il mento appoggiato al petto, una gamba piegata in malo modo e tra i ciuffi di capelli scuri riesco a intravedere i riflessi rossastri del sangue.
Mi trattengo dal fargli domande, perché non mi sembra nelle condizioni giuste per subirsi il mio interrogatorio.
-Riesci a camminare?- Chiedo, perché quella gamba è piegata nel modo sbagliato, e mi preoccupa.
Dopo qualche saltello Bradley si rassegna, mi mette un braccio attorno alle spalle e lascia che sia io a portarlo.
Ora, non che io sia una debole femminuccia, ma un ragazzo muscoloso alto 1,80 m non è facile da portare.
E la differenza di altezza non aiuta, perché lui è costretto a piegarsi su di me, e sento il suo respiro irregolare nell'orecchio.
L

o sistemo nel sedile posteriore, per poi partire sgommando.
Partecipare alle gare clandestine è utile, quando devi guidare veloce per le strade di La Havana.
Nonostante Bradley cerchi di non lamentarsi, ogni volta che la macchina ha un minimo sobbalzo riesco a sentire il suono che lui produce risucchiando l'aria tra i denti per il dolore.
-Portami a casa- Mormora con un filo di voce, ma io lo ignoro e mi dirigo in ospedale.
Gli lancio un'occhiata di sottecchi: il suo corpo è troppo lungo per stare completamente disteso, quindi è messo seduto in maniera scomposta.
Il suo volto è tumefatto in più punti, ed è difficile distinguere i suoi tratti marcati ma armoniosi sotto tutti quei lividi ed escoriazioni.
Sono abituata a curare la maggior parte delle ferite, ma in questo caso capisco subito che la situazione è oltre le mie capacità.
Parcheggio nel retro dell'ospedale, e quasi ci trascino dentro Bradley. Lui prova a opporre resistenza, ma è messo troppo male.
E poi, sono preoccupata e incavolata nera perché non mi ha ancora detto niente su quello che è successo, e nella mia mente si affollano le opzioni più disparate. È evidente che è stato picchiato, ma non so perché o da chi.
Ovviamente lui non vuole andare in ospedale perché sarebbe costretto a raccontare la verità sull'accaduto.
Molte volte anche io rischio la pelle durante le gare, ma sono sempre rimasta a casa a medicarmi le ferite.
Nessuno ci vede entrare, in questo punto è pieno di barelle che sembrano volare da quanto vanno veloci.
Immagino che sia il reparto di pronto soccorso.
Con lo sguardo scandaglio le varie infermiere, cercandone una debole che non faccia troppe domande su cosa sia successo.
Sto giusto adocchiando una biondina dall'aria sciocca, quando una mano forte si appoggia sul mio braccio.
Per quel che mi consente il peso di Bradley, volto la testa verso la persona alla quale so già che racconterò una balla.
Le varie idee si accavallano nella mia mente, finché non incrocio due occhi verdi.
Non.Può.Essere.
È mister riccioli d'oro.
Sto per mandarlo a quel paese, quando noto il camice bianco.
-Ma che cavolo...?- non finisco di chiedere, che lui prende Bradley dall'altro braccio e lo porta verso un lettino dietro una tenda.
Sono talmente scioccata che resto immobile per alcuni secondi, finché la tendina mi copre la vista di mio fratello.
A quel punto mi precipito da lui, scosto violentemente il telo e comincio a urlare contro al tipetto.
-Senti un po', ma chi ti credi di essere? Non provare a toccare mio fratello, se solo gli fai del male io...- La mia voce si spegne mentre lui gli attacca una flebo al braccio, dopo averlo fatto distendere.
Un occhio di Bradley è gonfio e sta diventando nero, tanto che non riesce ad aprirlo, mentre nell' altro scorgo la paura e il dolore affievolirsi, mentre cade in un sonno indotto dai farmaci.
Mi volto verso il tipo di cui ancora non so il nome.
-Forse dovrei ringraziarti....- Mormoro chinandomi per leggere nella targhetta appesa al camice-...Dylan.
Lui fa un mezzo sorriso che potrebbe sciogliermi e poi tira meglio la tendina che io ho lasciato mezza aperta nella furia di vedere Bradley.
Ora questo posto mi sembra un po' troppo soffocante, soprattutto con il biondino che mi si sta avvicinando.
Solleva una mano e io indietreggio, andando a sbattere con la schiena contro un mobiletto.
-Sei ferita anche tu- afferma con un sorrisetto, e io ricordo solo ora la caduta sul bancone.
Il dolore arriva improvviso, sostituendo la scarica di adrenalina che mi aveva accompagnata fino ad ora.
Trattengo una smorfia mentre lui appoggia del cotone per disinfettare la ferita alla tempia.
Il bruciore è forte, ma io concentro lo sguardo sul volto di Bradley, cercando di ignorare la vicinanza di Dylan, il suo profumo da uomo, le sue mani gentili, il modo in cui si china su di me per esaminare la ferita.
-Niente di grave, ma resterà un bel livido- Dice, ma io non ci bado, mentre ripone gli oggetti in un mobiletto.
Guardo le sue spalle larghe che il camicie non riesce a nascondere, i capelli già spettinati che mi implorano di passarci la mano in mezzo, la vita stretta fasciata dai....
Distolgo velocemente lo sguardo per posarlo su mio fratello, mentre Dylan si volta.
-Come sta?- Gli domando mentre prendo una mano di Bradley tra le mie.
-Deve essere operato-
Mi volto veloce come un fulmine.
-Non se ne parla- ribatto.
Lui mi guarda attentamente, con quel suo modo di leggermi dentro che sembra essergli naturale.
-Se non vuoi che resti zoppo e con una probabile emorragia interna, deve essere operato.
Okay, non sono un genio in medicina, ma non mi sembra una bella situazione.
Lancio un'occhiata a mio fratello, cercando di capire qual'è la scelta giusta.
Non so neanche se un'operazione del genere ce la possiamo permettere, e poi per quanto tempo sarebbe dovuto rimanere in ospedale?
I miei non ne dovevano sapere niente, si sarebbero preoccupati troppo. In realtà con loro era molto semplice visto che non c'erano mai, ma come avrei fatto a nascondere l'assenza di Bradley ai piccoli?
La situazione era davvero così grave da non poter evitare la sala operatoria?
-Non puoi, che ne so, ingessargli la gamba e fasciargli la testa? È solo molto stanco, si risveglierà entro sta sera, ne sono certa, non è niente di grave...- la mia voce si affievolisce sotto il suo sguardo serio.
-Non è vero e lo sai anche tu, smettila di mentire a te stessa e ascoltami.-Dylan si sta già voltando.
Dentro di me scatta la scintilla di ribellione che mi ha caratterizzato per tutti questi anni sulla pista da corsa.
-Invece penso proprio che farò di testa mia e riporteró mio fratello a casa, perché qui siete solo dei fichetti che fingono di sapere tutto e vi credete importanti, mentre là fuori la gente vive a malapena...- continuo a sparare cavolate imperterrita mentre tolgo la flebo dal braccio di Bradley, e non contenta scacco anche le spine più vicine a me.
-Hey calmati un attimo- le braccia di Dylan mi bloccano, ma io continuo a dibattermi- Ferma!
riesce a sollevarmi, mentre io continuo a scalciare.
No no no, devo portare Bradley via da qui, devo.....
Mordo forte il braccio di Dylan e sento un sibilo di dolore, ma non mi molla.
-calmati ho detto!- esclama al mio orecchio con voce bassa e autoritaria, che mi riporta con i piedi per terra. Smetto di dimenarmi e lui mi lascia andare, poi si volta verso il lettino e riattacca la flebo a mio fratello e controllo tutte le spine che ho staccato.
Io cerco di controllarmi e resto in disparte in silenzio, guardo il viso tumefatto di mio fratello, chiedendomi cosa gli sia successo in quel parchetto dell'università per averlo ridotto così.
Dylan mi da ancora le spalle mentre scrive su una cartella qualcosa. Poi si gira a guardarmi e nei suoi occhi vedo turbinare così tante emozioni che non riesco a decifrarle.
- cosa gli è successo?- mi domanda, ma poi scuote la testa - anzi non importa, so già che non me lo dirai. Però Bradley deve restare qui e tu lo sai.
Cerca una conferma da parte mia ma io rimango immobile a guardarlo. Mi sorprende e mi preoccupa il fatto che riesca a comprendermi così velocemente. Non so cosa dirò ai miei fratelli per giustificare l'assenza del loro fratellone e spero tanto che mio padre non torni da lavoro proprio oggi. Quello so per certo però è che Bradley deve restare qui perché è ferito troppo gravemente. E sembra che Dylan colga questa consapevolezza nei miei occhi, perché annuisce e mi porge la cartella su cui stava scrivendo prima.
- devi firmare per accettare le cure mediche e inserire il codice della tua assicurazione- guardo la  cartella sospesa tra di noi e poi sollevo un sopracciglio.
- non abbiamo nessuna assicurazione- dico passandomi le mani fra i capelli - lo devo portare a casa.
Dylan sospira, io mi avvicino a mio fratello e gli accarezzo la fronte, sono stanca anche se è solo ora di pranzo e mi chiedo dove troverò la forza di tirarlo giù dal lettino.
Sento un mano su braccio e alzo lo sguardo su quel viso così maledettamente bello.
- per oggi può restare qui, ci penso io- lo fisso stupita ma lui sembra sicuro di quello che dice e ricambia il mio sguardo. Non so se fidarmi, non sono abituata a ricevere aiuto e mi chiedo perché sia così carino con e cosa voglia in cambio. Ma per il momento decido di accettare la soluzione che mi offre.
- grazie - mormoro cercando di non mostrarmi troppo sollevata, lui mi sorride e qualcosa dentro di me si scioglie.
- ora lasciami fare il mio lavoro- dice mentre mi spinge oltre la tendina, il calore della sua mano sulla schiena trapasso la sottile maglia della divisa del bar che indosso ancora e io mi scosto per prendere un po' le distanze.
Mi guardo attorno indecisa e il mio sguardo si alterna tra la sala d'attesa dove vorrei restare e l'uscita aldilà della quale mi aspettano i miei doveri. So che sarei completamente inutile qui ma non voglio lasciare Bradley da solo.
Un'infermiera chiama Dylan e lui risponde con un cenno, poi mi osserva come se cogliesse il mio dilemma interiore.
-puoi andare, tuo fratello non verrà operato prima di tre ore-
- okay- mormoro a malincuore e cerco di darmi un contegno mentre mi giro verso l'uscita, ma Dylan mi attira a se e io rimango bloccata dalla sorpresa mentre mi da un bacio sulla fronte e mi sussurra di non preoccuparmi. Poi se ne va e io corro fuori dall' ospedale.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 24, 2018 ⏰

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