Giugno

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Era una triste e piovosa giornata di Giugno, la giornata perfetta per una persona che amava passeggiare per il parchetto vuoto sotto la pioggia, come Alberto. Solo che quel giorno, il parchetto non era completamente vuoto, infatti il ragazzo fu sorpreso di vedere un'altra persona al di fuori di sé stesso in quel parco. Si avvicinò lentamente, solo per notare che la persona in questione fosse una ragazzina. 

"Ehi, che ci fai qui tutta sola?" chiese lui. Lei non rispose, ma continuò a camminare a testa bassa, coperta dal cappuccio del suo felpone oversized. "Lo sai che è maleducazione non rispondere?" disse lui dolcemente. La ragazza si fermò di scatto, voltandosi lentamente verso Alberto. "Perché dovrei risponderti? Sei uno sconosciuto che potrebbe tranquillamente prendermi e uccidermi in questo istante" rispose lei, fredda. "Giusta osservazione, ma se davvero fossi un assassino saresti già morta da un pezzo" controbatté il ragazzo. "Vero anche questo... Comunque avevo solo voglia di passeggiare" mentì la ragazza. "Non mi sembri troppo convinta, ma fingerò di crederti" alzò le spalle il moro. 

"Comunque piacere, io sono Alberto" si presentò il ragazzo. "Giada" rispose la ragazza, andandosi a sedere su una panchina poco lontana. Venne subito raggiunta dal ragazzo. "Sai di essere abbastanza inquietante?" gli disse la ragazza, addolcendo leggermente il tono di voce. "Me lo dicono in tanti" rispose Alberto, facendo spallucce ed accendendosi una sigaretta. I due rimasero tranquillamente in silenzio, senza nemmeno accorgersi che avesse ricominciato a piovere. "Cazzo" imprecò Alberto, dopo che gli si fu spenta la sigaretta. "Vuoi andare sotto al gazebo?" chiese Giada. "Sai che non è un'idea cattiva?" rispose Alberto, alzandosi ed avviandosi verso il gazebo poco distante. Non si aspettava di essere raggiunto dalla ragazza, ma fu sorpreso nel vederla sedersi accanto a lui.

"Non ero alquanto inquietante?" chiese lui, ridacchiando, per poi riaccendersi la sigaretta spenta. "Non lo sei più così tanto." rispose la ragazza, facendo spallucce. "Cosa ti ha fatto cambiare idea?" chiese il ragazzo, curioso. "Uno, il fatto che sono fradicia e non vorrei peggiorare la situazione" iniziò a spiegare la ragazza "E due perché forse non sei poi così pericoloso" concluse, sorridendo timidamente. Alberto non disse più niente, ma le offrì una sigaretta, che lei accettò volentieri. Giada fece per raccattare il suo accendino, ma non fece in tempo, dato che Alberto scivolò ancora più vicino a lei, e gliela accese. "Grazie" disse lei, soffiando fuori il fumo. Alberto la trovò molto sexy, continuando ad osservarla.

"Vuoi una foto?" chiese lei, volendo sembrare antipatica, ma fallendo. "No, ma il tuo numero non mi dispiacerebbe" rispose lui, spavaldo. "Audace da parte tua pensare di ottenere il mio numero così facilmente" ribatté lei. "Mi piace questo tuo fare la difficile". Lei non rispose, ma sorrise guardando in terra. Le stava iniziando a stare simpatico quel misterioso ragazzo che le aveva interrotto la passeggiata antidepressiva. "Studi?" le chiese poi lui. "Ci provo in realtà. Tu?"

"Io studicchio architettura, ma sono super tentato di mollare" rispose Alberto. "Perché, se posso?" chiese lei, incuriosita. "Punto primo, faccio altamente cagare, e poi vorrei tentare un'altra strada, fare musica mi intriga" rispose lui, onesto. "Carina come cosa. Buona fortuna allora" disse la ragazza. "Grazie. Invece tu cosa studi?"
"In generale moda, più nello specifico Fashion Brand Management"
"Figo, poi vuoi fondare un tuo brand di moda?" le chiese il ragazzo, incuriosito. "Sì, quello è il mio obiettivo ultimo" sorrise lei.

Mentre i due ragazzi chiacchieravano la pioggia si fermò, e Giada decise di raggiungere casa sua, dato che si era fatto abbastanza tardi. "Già vai?" chiese Alberto, tristemente. "Sì, domattina ho il primo corso alle 10, e vorrei dormire almeno due ore" rispose Giada. "Capisco. Vuoi che ti accompagni?" le chiese poi Alberto. "Davvero lo faresti?" chiese lei, dolcemente. Non è che amasse camminare in quella zona, alle 4 del mattino, da sola. "Certo, andiamo dai" ridacchiò lui, alzandosi dalla panchina ed avviandosi verso l'uscita del parchetto.

Giada sorrise e lo seguì. Fortunatamente la ragazza non abitava troppo lontana dal parchetto, tanto che in dieci minuti di passeggiata tranquilla, i due arrivarono a destinazione. "Grazie per avermi accompagnata" disse Giada, timidamente. "Di niente, bella. C'è qualche possibilità di magari rivederci?" chiese poi Alberto, grattandosi la nuca. "Chissà" rispose lei sorridendo, per poi aprire il portone del condominio e fermarsi a fingere di controllare la cassetta postale. Poi si voltò ed abbracciò di scatto Alberto. Lui ricambiò felicemente, anche un po' sorpreso da quell'improvviso gesto d'affetto. La ragazza si staccò poco dopo, rientrando nel condominio.

Appena vide il portone chiudersi, Alberto si avviò verso casa sua. Era davvero felice, non si aspettava minimamente quell'incontro improvviso al parco, però era contento che fosse successo. Arrivò al suo condominio, non troppo lontano da quello dove abitava Giada, entrò e raggiunse il suo appartamento, il 323. Finalmente si mise a letto, dopo essersi fatto una doccia calda per scaldarsi un po'. Amava le giornate piovose e uggiose di Giugno, ma stare sotto la pioggia dalle 2 alle 4 del mattino non è che fosse poi così salutare. 

Mentre scuoteva la sua giacca, per togliere un po' d'acqua prima di metterla in lavatrice, notò un pezzetto di carta scivolare in terra. Buttò la giacca in lavatrice e raccolse la carta dal pavimento. Su quel foglietto c'era scritto un orario ed una data, in una calligrafia tondeggiante ed apparentemente femminile.

Ci vediamo domani, stesso posto, stessa ora

G. 

IN REVISIONE Saturnalia // TananaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora