Apnea

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"Pronta per oggi?" chiese Alberto, raggiante. I due avrebbero fatto il giro dell'isola in una barca con il fondo in vetro, ed il ragazzo non vedeva l'ora. Giada non ne era troppo felice, dato che soffriva di Thalassofobia, ma siccome sapeva quanto Alberto ci tenesse, decise di stringere i denti e affrontare la sua paura. In fondo il giro sarebbe durato solo tre ore. 

Giada chiuse la porta dell'appartamento, ed i due si diressero verso il porto di Fuerteventura, dove li aspettava la barca che avevano affittato per loro due soli. Giada respirò profondamente, inspirando l'odore del mare per provare a calmarsi, e salì sulla barca. Una volta al largo, non osò guardare sotto ai suoi piedi, sapeva sarebbe andata in panico e che avrebbe rovinato l'esperienza ad Alberto. "Guarda, c'è una tartaruga!" disse Alberto felice, indicando giù. Molto a fatica la ragazza guardò verso il basso, e subito sentì una delle sue conosciutissime fitte al petto. Si portò di scatto una mano sul punto dolente.

"Ehi, tutto bene?" chiese Alberto, visibilmente preoccupato. Giada annuì, ma non era per niente convincente e, in realtà, non ne era neanche convinta. Cercò con tutta se stessa di non cedere al panico, ma più ci provava e meno ci riusciva. "Cos'è successo? Dimmi la verità, ti prego" disse Alberto, inginocchiandosi di fronte a lei, che stava respirando affannosamente. 

"Ho paura dell'acqua profonda..." sussurrò lei, mentre calde lacrime le solcavano il viso. "E perché non me l'hai detto subito?" disse dolcemente lui, accarezzandole la guancia bagnata. "Perché sapevo quanto tu ci tenessi a fare questa cosa... e non volevo rovinarti l'esperienza..." rispose la ragazza, tra i singhiozzi. "Ma amore..." disse lui, abbracciandola ed accarezzandole i capelli. Giada si riprese abbastanza in fretta dall'imminente attacco di panico, ma continuò a stare attaccata ad Alberto. Le trasmetteva serenità. "C'è una razza" disse poi Giada, con un po' di tremolio nella voce. Alberto sorrise incoraggiante, avvolgendo le spalle della ragazza con il braccio. 

A fine giro, Giada era praticamente seduta in braccio ad Alberto, con la testa appoggiata alla sua spalla. Ogni tanto si azzardava a guardare in giù, e un paio di volte vide anche alcuni animaletti, come pesci gatto, razze, tartarughe e tutti i tipi di pesciolini. Forse, tra le braccia di Alberto, l'oceano non era più così spaventoso. Tornarono al porto, e scendendo dalla barca Giada era tutta un tremolio. Nonostante si fosse notevolmente tranquillizzata, ancorandosi ad Alberto, i postumi del lieve attacco di panico erano purtroppo ancora presenti e palesi.

 Riuscirono ad allontanarsi dal porto e a fermarsi su un muretto che dava sull'oceano. "Piccoletta..." disse lui, seduto sul muretto, abbracciando forte la ragazza e lasciandole appoggiare la testa al suo petto. Lei scoppiò a piangere, buttando fuori tutta l'ansia accumulata in quelle due ore di navigazione. Alberto continuò ad accarezzare la schiena ed a sussurrare frasi dolci ed incoraggiamenti alla ragazza, che in 5 infiniti minuti si calmò.

"L'avessi saputo prima non avrei prenotato questa gita" disse dolcemente Alberto. "Lo so Albi, però dopo averti trascinato qui con me quasi a forza, mi sembrava il minimo lasciarti fare un'esperienza che ti sarebbe piaciuta" confessò la ragazza, arrossendo impercettibilmente. Alberto rimase spiazzato. Era una delle pochissime volte in cui era una priorità per qualcuno. "Cucciolina..." disse, staccandosi dall'abbraccio e premendo le sue labbra su quelle della ragazza. 

"Scusami ancora" disse Giada, mentre passeggiavano sul lungomare. "Ma stai tranquilla, è stata comunque una bellissima esperienza" rispose il ragazzo, lasciando un bacetto sui capelli alla ragazza. "Ne sono felice." disse lei, lasciando un bacio a stampo ad Alberto. "Andiamo a mangiare qualcosa?" chiese poi il ragazzo, ed Giada annuì. Trovarono un ristorantino italiano vicino al porto, e si sedettero ad un tavolo sul patio. Alberto ordinò una pizza, mentre Giada ordinò una semplice caprese, dato che il suo stomaco era ancora pienamente in subbuglio. Arrivarono i piatti e mangiarono tranquillamente, per poi avviarsi verso il loro appartamento.

Una volta entrati, Alberto decise di uscire nel terrazzino, venendo subito raggiunto da Giada. "Va meglio?" le chiese, mentre lei si appoggiò alla ringhiera. "Un pochino" rispose lei, ancora pallida. Alberto si alzò e la avvolse in un abbraccio. Lei ricambiò, appoggiando la testa sul petto di Alberto, il battito del cuore del ragazzo la calmava notevolmente, così come il suo profumo.

"Che ne dici di riposare un pochino e poi scendere in piscina?" propose Alberto, e Giada fu solo che d'accordo. Corse velocemente in bagno a cambiarsi, indossava una maglietta di Alberto, e sotto un paio di shorts biker. Si stese sul letto e si addormentò quasi immediatamente. Le mancavano le energie, prosciugate dall'attacco di panico. Alberto si stese accanto a lei, abbracciandola da dietro ed addormentandosi insieme a lei.

Due ore dopo, la prima a svegliarsi fu Giada, che accorgendosi di essere ancorata al letto decise di rimanere lì. Stava davvero bene tra le braccia di Alberto. Così bene che si girò, con non pochi sforzi, e si ritrovò con la fronte nell'incavo del collo del ragazzo. Inspirò profondamente, e ci mise ben poco a riaddormentarsi.

*

"Buongiorno principessa" disse Alberto, sbadigliando e stiracchiandosi. "Buongiorno a te, MyLord" rispose Giada, stropicciandosi gli occhi. "Dormito bene?" le chiese il ragazzo, dolcemente. "Abbastanza" mentì la ragazza. In realtà aveva dormito benissimo, ma non voleva sembrare troppo sottona. "Son contento. Che dici, scendiamo in piscina?" propose Alberto. "Ci sta... vado a cambiarmi" rispose Giada, andando in bagno a cambiarsi. Decise di indossare un bikini, con sopra un vestitino leggero.

La dormita le aveva ricaricato le energie, e non vedeva l'ora di scendere in piscina e rilassarsi sorseggiando un Cuba Libre.

IN REVISIONE Saturnalia // TananaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora