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- Qualche giorno dopo -

Mi aggiravo tra i corridoi dell'ospedale come se a momenti ci sarebbe stata la fine del mondo. Mi fermai di scatto davanti ad una porta e su di essa riconobbi il numero giusto. La aprii più in fretta che potei e vidi Chiaki seduta sul letto mentre un'infermiera le medicava una ferita sul braccio. Quest'ultima alzò lo sguardo, leggermente impaurita dal mio ingresso improvviso, e con un cenno del capo mi diede il permesso di entrare.
Chiaki non sembrava essere messa molto male, e ringraziai infinitamente il cielo per questo. Aveva qualche ferita qua e là e un ginocchio fratturato, ma nulla di grave o che non si potesse curare.
La abbracciai delicatamente così da non farle male e le sorrisi per incoraggiarla: "Sono certa che guarirai presto, sei stata forte". Non riuscii a dirle altro, nonostante ci fossero tante cose da raccontarsi. Così fu lei ad incominciare a parlare, e mi disse di come lei e i suoi compagni erano riusciti a fare gioco di squadra, della situazione critica e la tensione che c'erano in battaglia e della morte della professoressa Midnight, alla cui notizia rimasi abbastanza spiazzata e dispiaciuta. Mi espresse i suoi dubbi sulla condizione di Izuku e si mise a parlare con entusiasmo dei miglioramenti di un certo Tenya, che doveva essere un suo compagno di classe. In quel momento un ragazzo alto con i capelli scuri e una montatura di occhiali piuttosto squadrata irruppe nella stanza con quasi la stessa foga che ci avevo messo io. Guardò nella nostra direzione e sospirò dal sollievo mettendosi una mano sul cuore. Chiese esplicitamente il permesso di fare visita a mia sorella e si avvicino al suo letto. Lo vedevo emozionato e sorridente come non mi sarei mai aspettata da un tipo così e, vedendo Chiaki in uno stato non da meno, mi alzai dalla sedia che affiancava il letto e la lasciai al ragazzo. Spettinai lievemente i capelli a mia sorella e mi rivolsi all'infermiera: "Mi scusi, per caso sa dov'è ricoverato l'eroe Hawks?"
"Si trova due stanze più a sinistra di questa, se non sbaglio"
"Grazie mille, buon lavoro" poi mi girai verso i due del primo anno "Ciao, ragazzi!" E uscii dalla stanza, con l'immagine di quattro mani incrociate tra di loro come prova di chi fosse quel qualcuno che piaceva a mia sorella; ora Bakugo non doveva preoccuparsi per avermelo rivelato. Pensai che quello dovesse essere il Tenya di cui mi aveva parlato pochi minuti prima, e ricordai di averlo visto al festival sportivo: era stato classificato terzo ma non si era potuto presentare al podio per problemi familiari.
Smisi di pensarci quando raggiunsi la porta indicata dall'infermiera. Bussai e la aprii, vedendo Keigo steso sul letto ad occhi chiusi. Poco dopo venni raggiunta da un dottore e gli chiesi della condizione dell'eroe. Mi informò che le sue ali sta volta ci avrebbero messo molto tempo a ricrescere e che aveva varie ferite, ma che sarebbe stato dimesso quella sera. Lo ringraziai e chiusi cautamente la porta per non fare troppo rumore. Mi appoggiai con la schiena contro il muro bianco e triste dell'ospedale e sospirai profondamente. La guerra era finalmente finita, portandosi via molte persone di entrambi gli eserciti. Alla fine eravamo riusciti a far arrestare più di 16.000 membri del fronte avversario e a far evacuare e mettere in salvo la maggior parte dei cittadini. I ragazzi del primo anno erano stati molto capaci e se la sono cavata in situazioni a dir poco catastrofiche. Erano state rivelate verità scioccanti e c'erano ancora situazioni in sospeso da sistemare, come ad esempio il legame tra Endeavor e Dabi, rivelatosi essere il figlio Tōya, scomparso da tempo. Inoltre ero sicura che i cittadini avrebbero avuto parecchio da ridire sulla società degli eroi dopo un disastro di quel calibro, ma credevo, o almeno speravo, che saremmo riusciti a trovare una soluzione anche a questo problema. Chiusi gli occhi per un momento e pensai a quanto fosse bello che, nonostante tutto, l'amore stesse comunque avendo il sopravvento.
Sorrisi a quella specie di benedizione.
I miei pensieri vennero interrotti da una voce maschile sconosciuta alla mia destra: "Scusa, tu sei l'eroina Bravel?"
Davanti a me c'erano un uomo e una donna di mezza età vestiti in modo formale ed elegante. Risposi: "Sì, sono io. Mi cercavate?"
I due mostrarono delle carte d'identità e dichiararono di essere due dei principali membri della Commissione degli Eroi per la Pubblica Sicurezza, la stessa per cui lavorava Hawks. Era un'associazione molto importante, e feci un leggero inchino di saluto, per mostrare rispetto.
Mi ringraziarono con un cenno della testa e la donna continuò a parlare.
"Ci è stato comunicato che sai tutto sui fatti riguardanti Hawks perché eri una sua amica in passato, puoi confermare?"
Annuii. Come avevano fatto a venirlo a sapere?
"Questa conoscenza che hai di dettagli così personali che abbiamo cercato di tenere nascosti per dieci anni è pericolosa per l'immagine del tuo amico. Alla conferenza stampa che si terrà sull'accaduto lui dovrà dire che è stata tutta una messa in scena di Dabi e che niente di tutto quello era vero. Per quanto riguarda te, non dovrai più parlare con lui per alcuna ragione, o la carriera da eroi di entrambi sarà compromessa. Inoltre è una questione di sicurezza e tempo, non potete rischiare così".
A quelle parole rimasi pietrificata. Quel discorso non aveva senso.
"Hawks è completamente libero di dire quello che vuole alla conferenza stampa, lui non è il suo passato, non sarà certo un racconto a renderlo un eroe meno valido per la società. E poi credete che non ci si possa fidare di me? So mantenere i segreti, chi siete per dirlo, non mi cono-"
"La nostra decisione è stata presa, non ammettiamo ulteriori insolenti proteste. Le auguriamo una buona giornata"
Detto questo proseguirono per la loro strada, lasciandomi senza parole e indubbiamente confusa da ciò che era appena successo.
Uscii dall'ospedale a passo svelto e crollai a terra una volta fuori. Mi mancava l'aria e non riuscivo a capire.
Presi l'autobus per tornare a casa e decisi che sarei passata a vedere come stavano Nejire e gli altri il giorno dopo.
Le vie di Tokyo erano come al solito trafficate e sempre in movimento, e rispetto a loro mi sentii un pesce fuor d'acqua: la sensazione che pensavo fosse sparita sembrava non avermi mai lasciata.
Entrai in casa e mia madre mi abbracciò come mai aveva fatto prima. Mi fece piacere e ricambiai la stretta. Quando si staccò mi riempì di domande e mi esaminò il corpo almeno cinque volte per controllare se ci fossero ferite che non aveva notato. Poi si sedette, lasciando che qualche lacrima solcasse il suo viso. "Sapevo che non dovevate iscrivervi a quella scuola, in questa situazione potevate morire..."
"E non è successo"
"Ma potrebbe succedere! Non è certo la prima volta che vi mettono in pericolo così, ma questa è la goccia che fa traboccare il vaso!'
"Mamma, ci alleniamo per diventare eroi-"
"Questa non è una scusa per mettere in pericolo le vostre vite!"
"Questa guerra era in vista da quattro mesi, non abbiamo fatto altro che prepararci a questo"
"Ah, quindi era pianificato anche che sareste potuti morire! Hanno avuto molto tempo per reclutare eroi"
"Ci attaccavano in 111 000, mamma! Hanno dovuto includerci per forza, e in più è stata un'esperienza per aiutarci a migliora-"
"Tu e Chiaki non metterete mai più piede in quell'edificio, non farete la fine di vostro padre"
"Ancora con questa storia?"
"Sono cose che possono succedere!"
"Credi che non lo sappia? Non è detto che se qualcosa è andato storto una volta poi andrà allo stesso modo per sempre! Anch'io ho paura, cosa credi? Ma pensi che ritirarsi per non rischiare risolva qualcosa?"
Uscii da casa mia immediatamente e corsi verso l'unico posto in cui niente mi avrebbe potuta intralciare.
Raggiunsi l'edificio abbandonato in cui ero andata più volte insieme a Keigo, l'edificio che era diventato il nostro rifugio, il nostro posto; il luogo in cui anche senza ali potevamo volare.
Trovai una scala lì accanto e la usai per salire sul tetto. Una volta in cima mi misi seduta e mi abbracciai le ginocchia guardando il cielo, che quella sera sembrava più luminoso e solo che mai.
Presi il telefono da una delle tasche della mia felpa e controllai le notifiche: niente se non i messaggi di Keigo.

Rewrite the stars [ Hawks/Keigo Takami × Oc ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora