6.Irina

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"Mamma?"

"Irina fai attenzione a non cadere dall'altalena altrimenti niente zuppa stasera!" disse mia madre. All'inizio era tutto sfocato, i colori erano sbiaditi e le immagini erano poco chiare, ma quando misi a fuoco, capii che mia madre non stava parlando con me. Parlava in russo a una piccola bambina con le lentiggini e i capelli rossi legati in una treccia, dentro alla quale erano presenti delle margherite, e quest'ultima puntava i suoi piccoli piedini verso l'alto. Voleva toccare il cielo, voleva raggiungere le nuvole e prendere il volo. Amava la libertà, e quel gioco per lei, piccola com'era, la rappresentava. 

Sapevo tutte quelle cose perchè ciò che stavo guardando, come un'intrusa, in realtà era un ricordo. 

La mia mamma era bellissima, alta e formosa con i capelli ramati e gli occhi di un particolare verde che assomigliava molto al prato su cui era seduta. Era una mattina di primavera, avevo nove anni e all'epoca mia madre aspettava mio fratello Alexander, e mio padre stava tagliando la legna. Mio padre, giovane come la mamma, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri come il cielo. Mio padre era Sergei Petrov, uno degli Alpha più potenti e temuti. 

La Luna, in segno di riconoscenza gli fece un dono: la Vista. Dono di cui però nessuno era a conoscenza, lo sapevamo solo noi. Quando mio padre morì, ereditai la Vista: dono che avevo imparato ad usare egregiamente, ma che consumava molte energie e per questo motivo, essendo una latitante, non lo utilizzavo da un pò. 

All'epoca i miei genitori dicevano che ero il loro piccolo angelo: era il 1890 ed eravamo felici.

Mentre osservavo la mia famiglia, che rideva per una battuta della mamma, sentii in lontananza un pianto, quasi come quello dei bambini piccoli, ma era impossibile questo non avveniva nel ricordo.

Che il mio sogno si stesse tramutando in incubo? Il pianto persisteva ed essendo che la scena del mio sogno non mutava, capii che il pianto veniva dal mondo reale, e mi svegliai.

Le mie orecchie cercarono immediatamente di captare da dove provenisse quel suono, poggiando una zampa alla volta sul terriccio umido, con una delicatezza che manco le formiche avevano, ed uscii dalla grotta. 

Captai immediatamente l'origine di quel suono, ma sapevo che i cacciatori erano sulle mie tracce, nonostante l'incantesimo che aveva eseguito una strega su di loro, pagata profumatamente da me. 

"Santo cielo questi marmocchi quanto piangono! State zitti altrimenti vi faccio sbranare dal vostro dannato Lupo dell'inferno!", disse un uomo. Lo riconobbi, era uno dei bastardi che mi avevano trovato in Russia, non sapevo il suo nome e di sicuro non mi interessava, e pareva che l'incantesimo fosse svanito.

Oltre al cacciatore impertinente notai due giovani cacciatori con tanto di balestre appresso, e tre cuccioli di Lupo. Erano in forma umana, nudi e sporchi, probabilmente quando erano stati strappati alle loro famiglie erano sotto forma di Lupo. Quando il cacciatore aveva pronunciato il Lupo dell'Inferno, non mi meravigliai che i cuccioli chiusero la bocca: il Lupo dell'Inferno, era una storia dell'orrore che narrava di un giovane Lupo, bianco e inizialmente buono, che a causa della gelosia nei confronti del fratellino in culla, divenne nero e rabbioso. Si narra che una sera mentre la madre stava dormendo il bambino fosse andato dal fratellino per strappargli il cuore, ma non ci riuscii, il padre lo fermò, e il Lupetto morì dal rancore promettendo poco prima che a  tutti i bambini che dall'Altra parte lo avessero fatto arrabbiare gli avrebbe strappato il cuore.

Che storia patetica. Ero già io crudele, intimorivo con il mio Lupo i piccoli coniglietti che pascolavano insieme a Biancaneve, se mi mettevo a raccontare una storia del genere la mia futura prole morirà di malore. 

Decisi di farmi avanti, rubare tre cuccioli di Lupo era meschino persino per loro, ma non mi stupivo: volevano far provare ai più giovani l'ebrezza di vedere un Lupo devastarsi a causa dell'argento, e stranamente mi sentivo molto, ma molto protettiva verso quei tre marmocchi. 

"Eccola qui, la nostre eroina! Pensavamo che arrivassi prima, beh finalmente ti abbiamo trovata, devo dire che sei eccellente nel nascondere le tue tracce, e mi dispiace che per stanarti abbiamo dovuto ricorrere a tali metodi. Ora per cortesia trasformati, dobbiamo parlare". Decisi di dargli retta e mi trasformai, incurante del fatto che fossi nuda. Vediamo cosa mi dovrà dire. 

"Eccomi, non sarà affascinante come te al momento, testa di merda che non sei altro e molestatore di bambini, ora dimmi ciò che hai da dirmi o non rispondo di me e sbrano prima te e poi i due giovanotti. Mi piacerà rincorrervi e la neve si macchierà di un rosso scarlatto" dissi mentre feci vedere il mio Rango a tutti quanti, grazie ai miei occhi rossi. I tre moschettieri lupetti quando mi videro si illuminarono e al tempo stesso si intimorirono. Non è mai piacevole incontrare un Alpha, soprattutto per la forza che sprigiona. 

"Ho un messaggio per te: tic tac Irina, il tempo scorre e la lancetta corre, se tu da me non verrai, io ti cercherò e ti rimetterò nella mia collezione. Da parte del gran Dottore." disse il più anzianotto, e nel mentre gli altri due giovani cominciarono a ridere.

"Riferisci al caro dottore che se vuole avermi e mettermi nel suo portagioie di cominciare innanzitutto a scrivere delle rime decenti, la pima metà della frase mi ha fatto venire i brividi e poi l'altra metà mi ha fatto cadere le ovaie congelate che ho al momento. Secondo riferisci che, anche se la prossima volta mi manderà un messaggio più in rima, io andrò da lui con sto grandissimo cazzo"

"Bambini vi siete tappati le orecchie? Ho detto troppe parolacce e non dovete ripeterle!" dissi ai tre moschettieri.

"Cazzo le orecchie! Giuriamo Alpha che non diremo nulla alle nostri madri", giuro che rinuncio.

Tornai ad osservare quei tre imbecilli con le balestre, avevano allentato la presa sui bambini e io dovevo portarli via. 

"Vieni con noi e i bambini non si faranno male"

E al solo udir questa frase scattai: mi trasformai nel mio Lupo ramato dalle zampe possenti, i miei occhi rossi sprigionavano tutto l'odio che provavo verso di loro e mi alzai con la zampe anteriori per aggredirli, proprio come da piccola puntavo i miei piccoli piedini verso il cielo grazie all'altalena, e in quel momento mi sentivo libera.

I bambini capirono immediatamente che si dovevano spostare, che la lotta era incominciata, ma ciò che più mi stupii è che tutti e tre si trasformarono per aiutarmi. I tre cacciatori a vedere la mia altezza si spaventarono e due di loro, ovvero i più giovani, cominciarono a correre come dei dannati e così mi concentrai sul più anziano. Lui aveva una pistola, ma io gli tranciai direttamente il braccio che la reggeva, e mentre continuavamo a lottare non mi accorsi che i cuccioli avevano cominciato a rincorrere i due fuggitivi. I cuccioli erano tremendi, mentre avevano visto l'Alpha combattere con così tanta ferocia contro quel babbeo, come lo chiamavano loro, si erano decisi tramite il collegamento mentale di ricorrere gli altri due e di acciuffarli. Erano piccolini, ma non per questo meno aggressivi. Puntarono alle gambe che cominciarono a mordicchiare con i loro piccoli dentini appuntiti, e quando uno dei due cacciatori tirò un calcio a uno dei tre, questo guaii.

Irina lo sentì, e il cuore cominciò a battere con una ferocia tale che pensava gli stesse per uscire dal petto. Lasciò il piccolo uomo a terra grondante di sangue e rincorse i cuccioli; quando li trovò attaccò direttamente: staccò così la testa ad entrambi. Le sue fauci grondavano di sangue, i suoi occhi brillavano di un rosso accesso, e il suo petto saliva e scendeva come una giostra. Per quei tre cuccioli aveva combattuto come se stesse proteggendo i suoi stessi figli. 

In quel momento dovevano andarsene, cercare un riparo per la notte e nutrirsi. Prese dalla collottola i tre lupetti e se li posizionò sulla schiena e cominciò a correre. 

"Attenta!" e un coltello in argento mi si piantò nel fianco. 

Sei tu la ChiaveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora