CAPITOLO 6 -Il nulla negli occhi-

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T/N si stava preparando tranquillamente la colazione, si era svegliata presto anche oggi,anche se non doveva andare più a lavoro.
Semplicemente per abitudine.

<<Buongiorno...>>
Sentendo quella voce estranea, si girò verso la porta,e rielabborò di avere ospiti in casa oggi.
≤<Buongiorno,Sano-sama>>
Lui la guardò stranito.
<<È imbarazzante essere chiamati così,chiamami Mikey.>>
<<Eh... Certo,Mikey. Dormito bene in ogni caso?>>
<<Si,grazie di aver chiesto.>>
Lui si sedette nella prima sedia che capitava,e dopo poco si unì a tavola anche T/N, che aveva già messo qualcosa per sfamarsi a tavola.

<<T/N, avevi detto che ti ricordavo un tuo vecchio paziente ieri,e per quel che dice Sanzu sei una psichiatra.
Ti dispiacerebbe parlarmi di questo tuo paziente?>>
Lei lo guardò sorpresa, non si aspettava una domanda simile dal nulla.
Dopo qualche secondo però il suo volto si ammorbidì in un sorriso,quasi materno.
Era lo stesso sguardo che rivolgeva anche a lui, quando era ancora vivo.
Si sentiva in dovere di proteggerlo nonostante quest'ultimo avesse già raggiunto,anche se da poco,l'età adulta.
E davanti a uno sguardo tanto simile al suo, non potè che provare la stessa sensazione.
<<Beh,diciamo solo che date entrambi la sensazioni di avere il nulla negli occhi,nonostante portiate un mondo sulle spalle.>>
Mikey non fece in tempo a rispondere nulla, che Sanzu entrò sbadigliando nella stanza.

<<Di che parlate?>>
<<Nulla di importante,sta tranquillo.>>
<<Sanzu,oggi porti tua moglie a lavoro>>
<<Cosa?>>
T/N a sentirli parlare finì per soffocarsi col cibo,anche se si riprese dopo poco.
<<Replico le parole di mio marito:cosa!?>>

Mikey non volle sentire discussioni,e T/N si ritrovò nel rifugio della Bonten, mentre Sanzu,aveva deciso di imitare una madre iperprotettiva che va a fare compere con un figlio un po' aggitato,e di stringerle la mano tutto il tempo.
<<Haruchiyo,sono tua moglie,non tua figlia. Non me ne scappo da nessuna parte anche senza che tu esageri a stringermi la mano.>>
<<Si,si.>>
Molto probabilmente non aveva neanche ben capito cosa lei avesse detto,non la stava proprio ascoltando.
Eppure era lì: nel bel mezzo del magazzino ,a stringere la mano di sua moglie come se avesse paura che qualcuno gliela portasse via.
Insomma, non è che fosse totalmente sbagliata la sua preoccupazione, non c'era proprio una bella compagnia lì intorno dopotutto,però stava comunque esagerando.
Non avrebbe sopportato il fatto che per la seconda volta, lo potesserl tradire e abbandonare: insomma,lo avevano già fatto i suoi fratelli in passato,che dovevano essergli vicini in quanto suoi consanguinei,perché non avrebbe potuto farlo una donna dopo aver scoperto di aver vissuto in un finto paradiso per tutto questo tempo?

Avrebbe avuto tutti i motivi al mondo di farlo. Per questo aveva paura,talmente tanta paura da diventare un incubo per lei.
I suoi pensieri vennero interrotti da un bacio,e colto di sorpresa finì per lasciarle la mano.
<<Da quando così audace, tesoro?>>
<<Da quando tu ti sei totalmente escluso dal resto del mondo rinchiudendoti nei tuoi pensieri mentre quasi mi rompevi la mano.>>
<<E non potevi solamente dire di allentare la presa?>>
<<Haru,sei un cretin->>
<<Scusate l'interruzione.>>
A parlare fu un uomo con i capelli bianchi e lisci,rasati a metà testa.
Aveva un tatuaggio come quello di Sanzu sulla parte rasata della testa e i suoi occhi sembravano quasi quelli di un faraone.
<<Kokonui,che cazzo vuoi?>>
<<Haruchiyo Akashi!Modera il linguaggio.>>
<<Poi sono io la mamma qui,non è vero?>>
<<Allora mi ascoltavi!>>
L'altro si schiarì la voce.
<<I litigi potete risolverli dopo lontani dal lavoro. Dobbiamo parlare di soldi.>>

Così i due iniziarono la conversazione,sembrava parlassero dell'incasso ricavato dalla droga o qualcosa del genere.
Evidentemente la polizia aveva causato vari danni in questo fattore,e i guadagni ricevuti da essa avevano incontrato un grave contrattempo.

<<T/N!>>
La voce era di Mikey.
La donna si girò immediatamente verso di esso,e con la stessa espressione di quella mattina gli rivolse la parola.
<<Si?Serve qualcosa?>>
<<Vieni.>>
<<Umh, d'accordo.>>

Lo seguì in totale silenzio,e si sedettero sopra un vecchio container.
<<Serve qualcosa?>>
<<Vorrei che mi dicessi di più su questo tuo paziente. Dall'espressione che fai parlandone posso già intuire che è morto. Ma oltre ciò,vorrei sapere perché si trovasse in un ospedale psichiatrico ,da cosa fosse causato il suo problema, perché è morto e cosa intendi con questo "nulla negli occhi">>
Lei lo osservò silenziosamente,e dopo qualche secondo tirò un sospiro.
<<D'accordo. Ti racconterò tutto ciò che ricordo di lui.>>

<<Si chiamava Oden Shizuku,aveva raggiunto da poco i vent'anni quando è arrivato all'ospedale.
Di norma era parecchio pacifico,però c'erano momenti nella quale sembrava quasi che emanasse un aura omicida.
Accadeva ogni volta che riceveva una brutta notizia,ricordando cose successe nel suo passato o anche semplicemente quando si innervosiva.
Al primo incontro con luo probabilmente mi sarei fatta davvero male se non fosse stato per i miei colleghi,e credo sia stato meglio che lo abbiano fermato.
Il giorno dopo si è scusato,ed ha iniziato un po' ad aprirsi con me.
Sembra che il suo passato non fosse stato nulla di buono: era rimasto completamente da solo.
Ricordo che una volta mi aveva parlato di sua sorella maggiore,morta per malattia quando aveva circa dieci anni.
Per lui era una anche una figura materna,e devo dire che ho quasi tentato di rimpiazzarla pur di farlo stare un po' meglio...
Ancora oggi non riesco a spiegarmi cosa avesse.
Ho ipotizzato che potesse avere qualche disturbo di identità,ma non ne riesco mai ad essere sicura...>>
<<Capisco. Però,potresti spiegarmi cosa intendi con questo "nulla"?>>

<<Semplice: la solitudine,il dolore,il senso di non essere niente più che un guscio vuoto e pesante che per qualche strano motivo si ritrova un cuore che batte nel proprio petto facendo girare il sangue caldo nel tuo corpo.
Il gelo che si avverte attorno a se nonostante la tua temperatura corporea sia completamente nella norma.
Il senso di essere paragonabili ad una macchina,che funziona a perfezione ma che non ha nessuno scopo di esistere.
Un senso di nulla causato dall'aver subito troppo. Dal portare troppo dolore dentro di sé rispetto a quanto il tuo misero corpo possa effettivamente sopportare.
L'enorme vuoto incolmabile e il troppo opprimente che finiscono per fondersi,creando l'arma più letale,l'unica in grado di portare un umano a non essere niente più che carne che cammina.
È questo che intendo quando dico di poter vedere il vuoto nei tuoi occhi, Mikey.>>

-ANGOLO AUTRICE:
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non sia risultato troppo noioso. :').
L'idea mi è venuta completamente a caso e quindi la ho scritta immediatamente.
Intanto io inizio già ad avere varie idee sul finale della storia nonostante sia provabile che questa non sia manco la metà,ma va bene così.
P.S. Se notate errori grammaticali ,fatemelo notare per favore.

The lie under my wedding|| Sanzu x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora