-CAPITOLO 11- Com'è la Solitudine?

196 12 18
                                    

<<Haru,so che ti manca Mikey ma...>>

<<T/N se stai per farmi un altro discorso sul "Non dovresti sfogarti sulla droga"e robe simili, grazie ma no.>>

Mikey era deceduto da tempo,le attività della Bonten erano quasi totalmente cessate per un periodo,e lungo quel periodo Sanzu era più vulnerabile.
Ma adesso che le attività stavano riprendendo,lui stava combattendo questo suo stato con la droga,o altre volte tornava a casa e si sfogava sul corpo della moglie,che si ritrova senza alcuna possibilità di rifiutare.

Anche lei era distrutta,anche più di prima.
Le cattive abitudini del marito e il suo essere richiusa a casa non aiutavano di certo.
Si stava sempre più pentendo di aver sposato quell'uomo,che per così tanto tempo le ha mentito.

Non avrebbe mai immaginato che sarebbe stata trattata in tal modo dall'uomo che per anni la ha trattata tanto bene,quando in realtà viveva in una sua menzogna,o che sarebbe stata violata da esso e rinchiusa in casa per quanto poco si fidasse.
Le era proibito anche vedere il fratello,che fino a qualche tempo prima di tanto in tanto passava a farle visita.

Ormai si sentiva come un oggetto: priva di una volontà,che serviva solo a soddisfare il proprio proprietario.
Non si sentiva nulla,era solo un essere privo di valore.
Probabilmente,se sarebbe morta,non sarebbe stato diverso dallo sfolverare un vecchio mobile,o almeno è così che diceva.

Lei che aveva studiato per così tanto tempo la mente umana,non sapeva proprio come reagire a questa situazione.
Non si sarebbe mai immaginata di viverla sulla propria pelle.
Aveva lavorato con gente che aveva vissuto una realtà simile alla sua,ma adesso che era lei in questa posizione,cosa doveva fare?

Un giorno,mentre Sanzu tornò a casa,drogato come sempre,portò un "regalo",non proprio gradito.

<<Haru,Bentornat- Shiro!>>

La donna corse verso il cadavere del fratello,abbracciandolo e pregando affinché desse qualche segno di vita.
Fu tutto inutile: era morto.
Sanzu li guardava con occhi indifferenti,ma che nascondevano un filo di goduria: era in parte divertito da quella scena.
Camminò oltre ,e li ignorò totalmente.
La donna invece era lì,in ginocchio, immersa fra le lacrime e le urla di dolore.

Vivere stava diventando una tortura: voleva scappare,ma non poteva.

O forse sì,però sarebbe dovuta scappare dalla vita stessa.

Non vedeva altre soluzioni.

Non voleva essere una semplice bambola di pezza,che aveva il solo compito di soddisfare il suo proprietario,dandogli il benvenuto quando entrato in casa per poi soddisfare la sua rabbia e i suoi istinti sessuali come se fosse un giocattolo.

Senza neanche la certezza che suo fratello stesse bene,non aveva nulla che la tenesse in vita dopo tutto...

Poche settimane dopo infatti, quando Sanzu tornò a casa da lavoro,capì il male che aveva fatto.
Aveva ignorato i sentimenti della donna e adesso ne avrebbe pagato le conseguenze.

Quel giorno non lo accolse nessuno alla porta: era come se non ci fosse nessuno infatti.
Effettivamente era così .

C'era solo il corpo di un essere umano posato in una pozza di sangue dentro la vasca da bagno,ma oltre a lui,in quella casa, non c'era nessun'altro.

Vide un biglietto la accanto: "Dimmi,Haru: Com'è la solitudine?".

ANGOLO AUTRICE
Sono masochista- e anche chi legge.
Forse i capitoli di stanno facendo più noiosi...
È il penultimo capitolo,comunque (anche perché non saprei come continuare),ma la fine è quella comunque.
Magari però farò una specie di parte due(?).

The lie under my wedding|| Sanzu x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora