CAPITOLO DECIMO

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UNA FESTA A DIR POCO INCANTEVOLE

Buonasera Vittorio,
Io e la mia famiglia saremmo grati di invitarvi alla nostra festa in maschera che si terrà il 20 novembre a casa nostra. Sarà per celebrare l’inizio e l’apertura dei nostri affari qui a Firenze.
Facci sapere se vieni
Un saluto

Marco Bisognosi

Marco Bisognosi era un amico di Vittorio, e la sua famiglia sapeva sempre come organizzare feste incantevoli e deliziose.

Vittorio aveva ricevuto quell’invito e lo aveva riletto più volte
«E quindi?» chiese Ginevra riportandolo alla realtà
«Ci andiamo o no?» insistette, Vittorio guardò il foglio
«Mmm, va bene» disse sorridendo «Scriviamogli subito va'» disse Ginevra.
I due entrarono in casa e presero all'istante carta e calamaio

Buonasera Marco
Siamo lieti di informarti che verremmo volentieri alla vostra festa.
Non vediamo l’ora, ci vediamo presto

Un saluto da Ginevra Carlini e Vittorio Solimberghi

«Cavolo! Mi ero dimenticato che la sera della festa i miei non ci sono!» disse Vittorio non appena Tommaso fu uscito di casa con la lettera
«E qual è il problema?» chiese lei confusa
«A chi li lascio i miei fratelli?»
«Be’ potrebbero stare qui, Tommaso e gli altri baderanno a loro» propose Ginevra «Hai ragione! Perché non ci ho pensato prima?» disse confuso ma ridendo.

La sera del 20 novembre arrivò, Vittorio e Ginevra si prepararono con cura, si lavarono per bene, da capo a piedi, Vittorio si pettinò con cura i capelli e Ginevra si mise del profumo.

Arrivò la sera
«Dai, vogliamo vedervi» disse Guglielmo emozionato quando Tommaso annunciò che erano pronti, Vittorio e Ginevra scesero le scale a braccetto: Vittorio indossava dai pantaloni e delle scarpe nere, indossava una camicia bianca con un giaccone blu scuro, Ginevra indossava un vestito molto semplice di color pesca, con un ampio colletto bianco, i capelli neri acconciati e ben pettinati
«Wow! Che bella che sei sorella» disse Michela saltellando
«Sembri una principessa molto coraggiosa» disse Leonardo rimanendo a bocca aperta, Ginevra arrossì per il complimento
«Siete davvero belli insieme» disse Achille ridendo scostandosi i capelli biondi dagli occhi
«Fate i bravi, mi raccomando» disse Vittorio facendo le raccomandazioni ai suoi fratelli «Anche voi due» disse Ginevra
«Saremmo bravi, andate tranquilli» dissero Guglielmo e Leonardo in coro «Buona serata» dissero Michela e Achille all’unisono «Divertitevi» dissero Ilaria ed Enrico sulla soglia «A dopo» dissero Lavinia e Tommaso mentre i due salivano a cavallo.

Palazzo Bisognosi era distante un paio di chilometri, i loro cavalli dal manto bianco camminavano nel buio di Firenze, le strade erano semivuote, qualcuno passava a piedi o a cavallo, la luna argentata illuminava le strade, come se volesse guidare i due ragazzi.
Appena arrivati Ginevra e Vittorio scesero a braccetto e si incamminarono verso la porta d’ingresso, un uomo porse loro due maschere e i ragazzi le indossarono «Come sto?» chiese lei «Sei bellissima» rispose lui sorridendo baciandole la mano. Ginevra aveva scelto una maschera blu con dei fili e dei ghirigori dorati, Vittorio invece ce l’aveva nera e argentata.

«Buonasera ragazzi» disse una voce familiare alle loro spalle, Marco Bisognosi, un uomo di media statura dai riccioli neri si tolse la sua maschera rosso scura e li salutò con un sorriso «Buonasera Michele» disse Vittorio e i tre si strinsero uno per volta la mano «Benvenuti, seguitemi» e li guidò nella lussuosa sala da ballo:
C’era un sacco di luce, per questo la stanza era molto illuminata: in una grande pedana di legno un gruppo di musicisti suonava per fare ballare gli invitati, il liuto, l’arpa, la dulciana, la ribeca e il cornetto facevano ballare tutti a ritmo, le note erano dolci e davano anima alla festa. Le donne si muovevano leggiadre mentre i loro compagni le accompagnavano e le guidavano sulle note

«C’è davvero molta gente» osservò Ginevra «Non preoccupatevi, lo so che è tanta, ma sono tutte le persone che conosciamo in famiglia» disse Michele sorridendo, in quel momento si avvicinò una donna con un abito blu turchese e la maschera blu «Tesoro, ci sono anche gli amici di Davide» disse «Grazie Gaia, vengo subito» disse sorridendole, poi si girò verso i due «Buon divertimento» disse allontanandosi con un sorriso, poi seguì la moglie rimettendosi la maschera.

In quel momento i musicisti stavano suonando una musica un po’ noiosa e troppo lenta, Vittorio prese Ginevra per mano e trovarono due sedie libere per stare comodi, decisero di aspettare che la musica diventasse più bella e interessante, per fortuna non tutti gli invitati stavano ballando, due uomini con la barba stavano parlando mentre bevevano, un ragazzo molto giovane flirtava con una ragazza molto carina, e così via.

Quando la musica noiosa finì per qualche secondo nessuno suonò, poi improvvisamente i quelli che suonavano il liuto e la dulciana si fecero avanti e iniziarono a suonare una musica leggera ma semplice, Vittorio si alzò in piedi «Mi concederebbe questo ballo Madame?» chiese porgendole la mano «Con immenso piacere Monsieur» rispose porgendole la sua, i due si avvicinarono alla pista da ballo e iniziarono a ballare, Vittorio unì la sua mano destra con quella sinistra della ragazza, l’altra mano la avvolse intorno alla vita, Ginevra mise la mano libera sulla spalla, si muovevano piano, e si guardavano negli occhi, il blu e il verde si incatenarono, in quel momento la ribeca si aggiunse al duo.


Ginevra appoggiò la testa sulla scapola con la testa rivolta verso la sala, Vittorio avvicinò la testa ai suoi capelli, si sentivano come se fossero solo una cosa sola, unica.

Si lasciarono guidare dalla musica, non importava se fosse lenta, noiosa, oppure lunga, in quel momento si fece avanti anche il tamburello, il quale insieme al liuto accompagnavano gli invitati.

Tutte le loro preoccupazioni, i pensieri negativi e le cose brutte se ne stavano andando, scivolando sempre di più nell’oblio.


Ad un certo punto Ginevra si sedette per prendere del vino, ma mentre si guardava intorno la sua attenzione ricadde su alcuni quadri di famiglia, non erano molto raffinati, ma avevano un qualcosa che la fece rabbrividire:

Alcuni ritratti erano la fotocopia spudorata del padre.

Eppure erano scritti lì sotto altri nomi.

Si portò le mani alla bocca.

La ragazza corse nel giardino sul retro, era agitata e stava per piangere, Vittorio se ne accorse e la raggiunse

«Che ti succede?» chiese sedendosi accanto a lei, si tolsero le maschere, Ginevra iniziò a piangere
«Non ce la faccio più… sono giorni che non troviamo una conclusione… sono a pezzi…» Vittorio prese il viso tra le sue mani
«Ce la faremo, andrà tutto bene, vedrai» disse guardandola negli occhi, i loro sguardi si incatenarono, poi le asciugò le lacrime con il palmo della mano
«Ho visto un ritratto che somigliava a mio padre... È stato straziante» disse disperata, Vittorio le accarezzò il viso.

Da quando aveva visto i ritratti nella mente della ragazza era ritornato a galla il giorno in cui aveva visto i genitori morti.
Così la prese per mano e si rimisero in piedi

«Possiamo farcela» disse con dolcezza, e la baciò sulle labbra
«Torniamo alla festa» disse dolcemente, prima che potessero rimettersi le maschere qualcuno li prese da dietro.

I due lottarono ma fu inutile, qualcuno fece perdere loro i sensi, e caddero in un sonno profondo.

Un Mistero Sanguinoso A Firenze - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora