CAPITOLO TREDICESIMO

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FORTI COME GUERRIERI


Buio.

Solo buio.

Niente luce.

Poi vide qualcosa di luminoso.

Ginevra aprì piano piano gli occhi.

La ragazza si rese conto di essere nel letto, vide dalla finestra una Firenze spenta e un cielo nuvoloso.

Si accorse che non indossava nulla. Era coperta fino a sopra il petto da una coperta profumata, il braccio sinistro aveva una benda annodata, accanto al letto Vittorio era mollemente seduto su una sedia coi braccioli e dormiva profondamente, Ginevra tossì e il ragazzo si svegliò «Grazie a Dio che stai bene» disse piano «C-Cos'è s-successo?» chiese spaventata mentre con le mani reggeva la coperta «Ssssh, tranquilla, va tutto bene» rispose lui rassicurandola, si avvicinò alla scrivania, riempì un calice con dell'acqua, si sedette sulla sedia sul bordo del letto e glielo porse «Dove sono i miei fratelli?» chiese dopo aver bevuto «Tranquilla, stanno dormendo, il medico li ha già curati» rispose calmo «E Paolo?» «È di sotto».

Ginevra non disse una parola e iniziò a prendere dei respiri profondi «Sei rimasta ferita al braccio ma ora vedrai che andrà tutto bene» disse Vittorio rassicurandola «E i miei vestiti?» chiese «Ilaria e Lavinia li stanno lavando» aggiunse.

Per alcuni minuti nessuno dei due disse una parola «Alla fine abbiamo avuto la meglio, spero che Rodolfo sia stato arrestato» disse Vittorio «Cos'è successo dopo che sono svenuta?» chiese, il ragazzo le prese piano la mano «Ti ho presa tra le mie braccia... e ti ho portata fino a casa, sapessi quanto è impazzito tuo fratello quando non avevamo trovato ancora un medico per farti curare. Hai dormito per due giorni, e io mi sono addormentato sulla sedia aspettando che ti svegliassi» spiegò «Ero molto preoccupato per te, ogni attimo e secondo mi sembrava prezioso» aggiumse con gli occhi lucidi.

Ginevra alzò lo sguardo e lo guardò negli occhi «T-Tu eri preoccupato per me?» chiese spaventata «Si, non era la prima volta che mi preoccupavo per te» ammise Vittorio.


Poi si rimise in piedi e guardò fuori dalla finestra, il silenzio piombò nella stanza

«Vittorio...» disse piano Ginevra, il ragazzo si girò e si riavvicinò «Negli ultimi giorni pensavo che spesso si fanno tante scelte sbagliate... e anche io: non ho potuto dire addio ai miei genitori, non li ho trattato bene prima che mi sposassi, ho fatto tante scelte sbagliate» poi alzò la testa e i due sguardi si incatenarono «E se stessi diventando una ragazza cattiva?» chiese, Vittorio si risedette sul bordo del letto e mise le mani sulle sue spalle

«Ascoltami Ginevra, tu non sei persona cattiva, sei una ragazza buonissima, a cui sono capitate cose brutte e belle, le esperienze ci fortificano. Ricordati che Dio non ha diviso il mondo e noi esseri umani in angeli e diavoli, dentro di noi c'è sia un Angelo che Lucifero. Ciò che conta è da parte scegliamo di schierarci, per decidere chi diventare. Questo è quello che conta. Tutti noi commettiamo errori, nessuno è perfetto, Dio vuole che gli uomini scelgano di agire come meglio preferiscono»


Poi si toccò la collana dorata «La vedi questa? È l'unica cosa che è rimasta di mio zio Alessio, io non lo definirei un codardo o un traditore della famiglia, io lo definisco un uomo che ha fatto la scelta giusta» Ginevra lo guardò dolcemente «Anche le cose brutte possono portare a cose belle» disse piano «Già, hai ragione» ammise il ragazzo.

Ginevra si avvicinò piano a lui e lo baciò sulle labbra delicatamente, Vittorio le fece una carezza sul candido viso, le labbra del ragazzo scesero sul collo e poi sul petto scoperto dandole dei piccoli baci. Ginevra gli accarezzò i capelli.

Non si dissero nulla.

Quella notte si addormentarono tra le parole di Dante «perch'io sia giunto forse alquanto tardo, non t'incresca restare a parlar meco; vedi che non incresce a me, e ardo! ...»

Il giorno dopo Ginevra ebbe le forze di scendere, si mise un piccolo abito bianco con le maniche trasparenti e scese piano le scale, quando arrivò nel salotto i suoi fratelli stavano parlando con Niccolò e i fratelli di Vittorio, nel vedere la padrona Paolo abbaiò verso di lei «Ciao piccolo» disse Ginevra sorridendogli, si inginocchiò e gli accarezzò il candido pelo.

«Come stai sorellina?» chiese Maddalena fissandola, Ginevra le sorrise «Ora sto bene» disse sorridendo, Leonardo e Michela si avvicinarono alle loro sorelle e le abbracciarono.
Quell'abbraccio valeva più di mille parle

Quel pomeriggio arrivò una lettera, Ilaria disse che era da parte di Tiberio, Ginevra la aprì e la lesse ad alta voce davanti a tutti:

Cari Ginevra e Vittorio,

Ho ammirato moltissimo il coraggio di ognuno di voi, sia dei vostri fratelli e sorelle ma anche il vostro. Nonostante le ferite, la paura e il dolore avete camminato a testa alta. Da notare con che coraggio i fratelli Carlini hanno nell'affrontare la situazione. La determinazione dei fratelli Solimberghi nell'andare a chiamare aiuto.

Anche Maddalena e Niccolò sono stati forti.

Per non parlare poi di Paolo, è un cane davvero speciale, un pastore maremmano da non sfidare, ma soprattutto è gentile, coraggioso e forte. I cani capiscono subito quando uno è in pericolo.

E poi, un ringraziamento particolare a due persone:

Vittorio, sei un bravo ragazzo, hai avuto e hai un coraggio che tu zio Alessio aveva, un uomo che dovresti ricordare con fierezza, lo ricordo ancora bene. So che l'unico ricordo che hai di lui è la collana dorata che porti ma sii fiero di un uomo che nonostante tutti i suoi errori è pur sempre un guerriero.

Ginevra, anche tu non ti sei mai arresa, la forza e la bontà d'animo fanno parte di te. So che non è possibile tornare indietro per impedire la morte dei tuoi genitori ma tu sei cambiata molto. Forse è stato il tuo ragazzo a trasmetterti il coraggio, oppure sei stata tu. Questo non lo so.

So solo che Dio vi ha protetti, lui ha voluto tutto il vostro bene.

Non so che cosa sia successo a Rodolfo e agli altri. So solo che Emilio è scappato.

Spero di rivedervi un giorno

Grazie ancora per tutto

Un saluto

Tiberio

Vittorio si commosse e tirò fuori la collana e la toccò, si, quello che l'unico ricordo che aveva di quell'uomo. I fratelli Carlini, Achille e Guglielmo rimasero a bocca aperta, ancora dovevano riprendersi, Paolo scodinzolava allegro e tirò fuori la lingua.
Ginevra non sapeva cosa dire
«C'è qualcosa che non mi torna» disse confusa
«Si, anche a me» disse Vittorio passandosi la mano sula nuca.

Prima che potessero dire altro giunse Lavinia
«Signori, è arrivata un'altra lettera» disse sventolandola

«Ma da chi?» chiese Vittorio prendogliela
«Non lo so signore, è anonima» rispose lei.

Vittorio la aprì e rimase in silenzio
«Cosa dice?» chiese preoccupata, il ragazzo si schiarì la voce

«È solo inizio. È solo la punta della roccia.
Dei bugiardi sono alle vostre spalle, vi conviene stare attenti. Per questo qualcuno vi sta mentendo, anzi, alcuni vi hanno mentito.
Tutto questo era solo l'inizio. State pronti»

Ginevra rimase senza parole, tutti rimasero in silenzio
«Non c'è scritto chi l'ha mandata?» chiese Guglielmo
«No, ed è una calligrafia come tante» rispose Vittorio.

Ginevra prese la lettera e la rilesse, Vittorio guardò fuori dalla finestra
«Ma...cosa significa questo?» chiese Leonardo preoccupato

«Che quello che è successo è solo l'inizio di qualcosa di più grande» ipotizzò Vittorio
«Quindi... siamo in pericolo?» chiese Ginevra avvicinandosi a lui e gli mise la mano sulla spalla, lui le prese la mano e si girò verso di lei

«Si, siamo in pericolo» rispose.

Il silenzio era calato nella stanza, e nessuno parlò.
Quello era solo l'inizio. Ma chi aveva mandato quella lettera?

Le domande erano tante, ma tante risposte dovevano essere trovate.

Un Mistero Sanguinoso A Firenze - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora