the hair tie

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The arrive

Con un sobbalzo, Harry si svegliò di colpo e si tirò su, sentendo la cintura spingerlo contro il sedile dell'auto. Si stropicciò gli occhi e sbadigliò, occhieggiando il grande cancello bianco davanti a cui si erano fermati con la macchina, che spiccava nel buio della notte grazie alle luci provenienti da dietro di esso.

"Arrivati?" chiese con voce roca, sistemandosi sul sedile.

"Sì, tesoro" rispose sua madre con voce gentile, "Tempo dieci minuti e sarai in un vero letto e potrai dormire fino a mezzogiorno di domani."

Harry annuì e basta, poggiando la tempia al finestrino. Pochi minuti dopo il cancello si aprì, rivelando una fontana spenta in mezzo ad un ampio giardino, circondato su tre lati da un grande edificio, che doveva ospitare le camere degli ospiti, le cui finestre erano tutte buie. Con la macchina svoltarono in una stradina secondaria, alla destra della fontana, e raggiunsero il parcheggio dell'hotel. Lì, dopo essersi sgranchiti le gambe e la schiena per qualche minuto, prendendo un bagaglio a testa, solo il necessario per la notte, si diressero a piedi verso l'edificio principale.

Il sentiero era tutto coperto di ghiaia e, appena arrivarono a costeggiare di nuovo il giardino, scoprirono che era composto da tre grandi appezzamenti di erbetta e fiori, separati da spiazzi, altrettanto ghiaiosi, che, nella luce del giorno, dovevano essere molto ombreggiati grazie ai cespugli alti che li delimitavano. Quando avevano lasciato la strada per arrivare al parcheggio, Harry aveva osservato da vicino la fontana, più grande di quanto si aspettasse e fatta di pietra, e non vedeva l'ora di vederla, la mattina dopo, in funzione.

Intanto, stava camminando a testa bassa, gli occhi puntati a terra per evitare di inciampare nel caso di un improvviso attacco di sonnolenza. Appena, però, alzò gli occhi per controllare quanto distassero ancora le porte trasparenti della reception, scorse un ragazzo seduto su una panchina, che si trovava sul bordo del sentiero che costeggiava gli appezzamenti di giardino. Era illuminato solo dalla fiamma dell'accendino che stava facendo scattare ogni pochi secondi, come un tic, e dal tabacco della sua sigaretta che, aspirato, bruciava di rosso.

Quando i suoi genitori gli passarono davanti, lui fece un cenno cortese con la testa, a cui loro riposero con un sorriso cordiale. Gemma lo ignorò del tutto, mentre Harry incrociò gli occhi con i suoi e si ritrovò ad abbassare lo sguardo, imbarazzato. Era così carino, cavolo. Sperava che non se ne sarebbe andato troppo presto da lì, almeno avrebbe avuto la possibilità di provare a conoscerlo.

Con il labbro stretto tra i denti, Harry tirò dritto per qualche metro, finché una voce sorprendentemente delicata non lo fece fermare di colpo.

"Ehi!"

Girandosi lentamente, insieme a tutta la sua famiglia, vide il ragazzo venire nella sua direzione, con il braccio allungato verso di lui.

"Ti è caduto questo" spiegò quest'ultimo, mostrandogli il suo grande elastico blu, che Harry aveva in tasca fino a qualche minuto prima.

"Oddio, grazie mille" rispose, prendendolo dal palmo della sua mano, che si ritrovò a sfiorare con la punta delle dita. Aveva la pelle tiepida.

"Non c'è di che" assicurò lui, tornando poi a sedersi sulla panchina.

"Harry, su, dobbiamo andare" lo riscosse la voce di suo padre, attirandosi addosso lo sguardo curioso del ragazzo. Harry si voltò subito e, schiarendosi la voce, riprese a seguire la sua famiglia.

Sailing to be free - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora