Day one
"Sveglia, dormiglione..." un fiato caldo gli fece il solletico all'orecchio e Harry, sfarfallando le ciglia, prese un respiro profondo e aprì gli occhi. Davanti a lui c'era sua madre con un piattino di plastica coperto da un tovagliolo e un bicchiere di succo all'arancia.
"Che ore sono?" chiese, mettendosi seduto contro la testiera del letto. Notò che il letto di Gemma era vuoto e il sole era già alto nel cielo, dietro le persiane verde menta.
"Le nove e mezza. Noi abbiamo già fatto colazione in sala da pranzo, ma non ti abbiamo voluto svegliare, stavi dormendo così bene. Ti ho portato qualcosa qui in stanza, però fa' in fretta, che alle dieci parte l'autobus che ci porta in spiaggia."
"Grazie" Harry annuì e, dopo aver preso un sorso del suo succo, addentò il cornetto al cioccolato che c'era nel piattino.
"Noi scendiamo giù, quando sei pronto raggiungici nella hall, mh?"
"'Kay" rispose con la bocca piena. Sua madre Anne sorrise intenerita e, dopo avergli dato una carezza sul capo, uscì dalla stanza.
La verità era che Harry aveva ancora gli occhi impiastricciati dal sonno, ma stava divorando la sua colazione più velocemente di quanto avesse mai fatto, mosso solo dalla speranza di rivedere il ragazzo della sera prima. A dir la verità, appena aveva aperto gli occhi aveva avuto quasi la sensazione di esserselo inventato di sana pianta, quel tizio, se non che i ricordi della sera prima avevano invaso il suo cervello come un rampicante, in modo così pressante che doveva essere reale, e lo stavano motivando a non rimanere tutta la mattina a letto.
Appena ebbe inghiottito l'ultimo boccone, si fiondò in bagno per fare pipì, lavarsi la faccia e i denti. Si sarebbe fatto una doccia al ritorno dalla spiaggia, in quel momento aveva troppo poco tempo e troppa voglia di rivedere quegli occhi di cui non aveva nemmeno memorizzato il colore, per colpa del buio.
Indossò una maglietta e i pantaloncini del costume, afferrò delle ciabatte che aveva comprato apposta per quella vacanza e infilò in una borsa di tela il cellulare, un libro, le sue cuffiette, degli occhiali da sole e il telo da spiaggia, prima di chiudersi la porta alle spalle, girare frettolosamente la chiave un paio di volte e correre giù per le scale, rischiando di inciampare una decina di volte.
Arrivò al piano terra col fiatone, cercando la sua famiglia con gli occhi. La raggiunse con un sospiro di sollievo, sistemandosi la borsa in spalla e ringraziando sua sorella quando gli porse il suo elastico blu con un'alzata degli occhi al cielo, perché sapevo che te ne saresti dimenticato, per la testa hai tutt'altro al momento. Suo padre, invece, leccandosi la punta del pollice, gliela strofinò a lato della bocca, avvisandolo che si era macchiato di dentifricio.
Harry sperava vivamente che il ragazzo non fosse lì, perché c'era anche un limite alle figure di merda che si potevano fare con una persona, grazie mille.
Insieme ad un altro gruppo di circa una ventina di persone, gli Styles percorsero la via di ghiaia che costeggiava il giardino ed uscirono dal cancello bianco, trovando un autobus già ad aspettarli. Una coppia di anziani aveva spiegato loro che l'hotel aveva uno stabilimento balneare convenzionato, e i nuovi ospiti ricevevano le chiavi per le cabine per cambiarsi e una tessera prepagata per il bar dello stabilimento appena arrivati lì.
Saliti sull'autobus, lui e Gemma in due posti e i loro genitori in quelli dietro, Harry prese a guardarsi ossessivamente intorno in modo non molto discreto, sporgendosi dal sedile per controllare ogni faccia che saliva sul mezzo. Quando sentì il motore accendersi, perse tutta la speranza e sbuffò rumorosamente, stravaccandosi nel suo posto e incrociando le braccia al petto. Sua sorella era ancora al telefono, al suo fianco.
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Sailing to be free - L.S.
FanfictionPer Harry, quella a Cannes sarebbe stata una tipica vacanza in famiglia di una settimana: stanza d'hotel condivisa con sua sorella, animatori invadenti, ragazzini strillanti e, soprattutto, la tipica cotta estiva. Quello che differenzia questa cotta...