subtle touches

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Day three

"Harry, Dio, spegni quella sveglia" borbottò Gemma a qualche metro di distanza, poi, sulla guancia di Harry, arrivò una sberla ben piazzata. Solo così il ragazzo schiuse le palpebre, allungando il braccio sul comodino e, dopo qualche tentativo, spense l'allarme.
"Ma che ore sono?" continuò sua sorella, rigirandosi nel letto.

Harry alzò il telefono, mettendoselo a pochi centimetri dal viso, e i suoi occhi si spalancarono: "Le otto e quaranta. Cazzo, devo muovermi" realizzò, precipitandosi fuori dal letto e sbattendosi la porta del bagno alle spalle. Fortunatamente, la sera prima era stato così intelligente da preparare la sua borsa per il mattino dopo, così che se si fosse svegliato tardi, com'era infatti successo, non si sarebbe scordato nulla per la fretta di arrivare in tempo.

Uscì dal bagno poco meno di dieci minuti dopo, il viso umido appena lavato e una camicia a maniche corte gettata sulle spalle, salutò frettolosamente Gemma, ancora sotterrata tra le lenzuola, e si precipitò giù per le scale dell'hotel.

Arrivò fuori dal cancello quando mancavano due minuti alle nove e l'autobus non era ancora arrivato. In compenso, il viso di Louis, appena lo vide, si rilassò visibilmente in un sorriso sincero, e quest'ultimo gli si avvicinò immediatamente, accarezzandogli l'avambraccio e sussurrandogli un buongiorno tranquillo. Solo che, da quando loro due si toccavano? Quindi, per ipotesi, anche Harry, adesso, aveva il permesso di circondargli il retro del collo con la mano e intrecciare le dita tra i capelli sulla sua nuca?

Come promesso da Louis, loro due furono gli unici a prendere l'autobus a quell'ora, a parte una famiglia di turisti tedeschi e, siccome il più grande doveva aver notato che gli occhi di Harry praticamente si chiudevano da soli, assonnati e circondati da lievi occhiaie, non lo costrinse a fare conversazione, ma insieme si godettero la musica francese a volume basso che l'autista aveva messo negli altoparlanti, le loro mani appoggiate ai sedili e a contatto.

Se non fosse stato per la pelle fresca di Louis che gli mandava scosse in tutto il corpo, Harry si sarebbe addormentato con la fronte appoggiata al finestrino, ma poi si sarebbe perso i sorrisetti che ogni tanto, senza motivo, Louis gli rivolgeva. Semplicemente, si voltava verso di lui, guardava il suo viso per qualche secondo e poi piegava le labbra all'infuori, arricciando il naso in quel suo modo adorabile, e distoglieva lo sguardo, imbarazzato. Se non fosse stato seduto, Harry si sarebbe sentito le ginocchia deboli ogni volta che succedeva.

Appena l'autobus si fermò e si alzarono per scendere, Louis gli sfiorò il palmo della mano con le dita, come se avesse voluto prendergli la mano ma poi si fosse pentito. Gli fece un cenno verso le porte scorrevoli del pullman, poi, dopo aver ringraziato l'autista, imboccarono la strada verso il lido fianco a fianco, in un silenzio confortevole. Harry stava iniziando a sentirsi un po' più sveglio, grazie alla brezza marina che gli scuoteva i capelli, ancora un po' in disordine, e avrebbe quasi voluto iniziare una conversazione con Louis, ma non sapeva proprio cosa dirgli. Stavano così bene anche senza parlare, il sole sorto da poco più di un'ora davanti a loro e il mare calmo a fare da sfondo.

Quando arrivarono in spiaggia, Louis posò le sue cose direttamente sotto l'ombrellone di Harry e, senza spogliarsi, si diressero subito al bar, sedendosi sugli sgabelli affiancati ad un tavolino rialzato dopo aver ordinato le reciproche colazioni al bancone.

"Dovrei costringerti a svegliarti presto più spesso, sei adorabile tutto sonnacchioso" gli confessò Louis, dandogli un calcetto debole sullo stinco, e facendolo sobbalzare.

"Sto un po' meglio, adesso, davvero. Non mi addormenterò sul cornetto."

"Lo spero bene, ti perderesti la spiaggia tutta a nostra disposizione. Hai dormito bene?"

Sailing to be free - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora