the box

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Ooh, block it all out
The voices so loud sayin', "Why did you let her go?"

Day forty-eight

Alla fine, Harry aveva scelto sociologia all'università di Manchester, ma i corsi sarebbero iniziati solo la settimana dopo. Alla fine, i capelli non gli erano cresciuti così tanto, dopotutto. Alla fine, aveva previsto ogni cosa, dal preciso punto del petto in cui la mancanza di Louis avrebbe colpito più duramente al silenzio totale da parte di entrambi. Perché, sì, non si erano mai scritti. L'ultimo messaggio che Harry aveva ricevuto da parte di Louis era quello in cui gli aveva mandato la sua playlist, e la data scritta sotto di esso che diventava sempre più lontana, ad ogni notte che passava da quell'ultimo giorno, non faceva altro che ridurre le poche speranze rimastegli. D'altra parte, Harry non aveva intenzione di essere il primo a scrivere a Louis, un po' per orgoglio, ma soprattutto perché non sapeva cosa dirgli; ogni volta che apriva la sua chat, le uniche parole che riusciva a digitare suonavano disperate e infantili, perciò cancellava tutto e rileggeva le vecchie chat con lui e basta.

Era già abbastanza imbarazzato ogni volta che si ricordava il modo in cui, in ogni città nuova che aveva visitato il mese prima, in mezzo a qualsiasi folla in cui capitasse, si guardasse intorno ossessivamente, cercando sempre gli occhi azzurri di Louis, illudendosi che potesse essere davvero dove lui avrebbe voluto. Poi, tutte le volte in cui la sua illusione veniva spezzata in modo particolarmente violento dalla sua stessa coscienza, che lo rimbrottava, lo chiamava stupido per crederci davvero, si chiudeva nella stanza dell'ennesimo hotel, infilandosi sotto le coperte nonostante il caldo di metà agosto, e ascoltava a ripetizione la playlist del più grande, le cui canzoni, da mistero da scoprire, erano presto diventante come amiche fidate, sempre lì per lui quando ne avesse bisogno.

Ora era nella stessa situazione, steso sul letto a guardare fuori dalla finestra, il cielo nuvoloso come al solito e la televisione a volume altissimo, le cuffie nelle orecchie con la playlist di Louis a palla nelle orecchie. Col passare dei giorni, Harry ne aveva creata una con le stesse canzoni, aggiungendone qualcuna di propria scelta di tanto in tanto, alcune più allegre, altre malinconiche, che gli ricordassero Louis in qualche modo. In quel momento ne stava ascoltando una con cui si era ossessionato di recente, respirando lentamente e concentrandosi sull'alzarsi e l'abbassarsi del suo petto, lanciando occhiate al telefono di fianco a lui aperto sulla chat di Louis, quando proprio sotto il suo ultimo messaggio, comparirono tre puntini di sospensione. Harry sentì il cuore fermarsi e subito dopo accelerare, mentre spegneva lo schermo veloce come non mai.

Probabilmente il più grande si doveva essere sbagliato, aveva aperto per sbaglio la chat con Harry invece che quella con qualcun altro. Oppure era nella sua stessa situazione, provava a scrivergli un messaggio una volta al giorno, ma finiva per cancellarlo, non ritenendolo adatto. O magari... Magari stava davvero per dirgli qualcosa, di importante o futile che fosse. Bastava risentirlo.

Appena il respiro tornò ad una velocità normale, lo schermo del suo cellulare si illuminò e spuntò una notifica da parte di Louis. Con mano tremante, Harry aprì la loro chat e lesse, la musica nelle orecchie ormai praticamente dimenticata:

Credo che tua madre abbia qualcosa da dirti.

Harry si precipitò fuori dalla sua stanza, mettendosi di fronte a Anne e bloccandole la vista della televisione.

"Tesoro, ti dispiacerebbe sposarti giusto un po'?" chiese lei, sporgendosi per vedere dietro la sua schiena.

"Devi dirmi qualcosa?" sputò subito lui, il telefono stretto in entrambe le mani.

"In che senso?"

"Ti viene in mente qualcosa che mi riguarda che non mi hai detto o-"

"Ah! Sì, oh, sì certo. Uh... C'è un pacco fuori dalla porta per te" recitò lei a memoria.

Sailing to be free - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora