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Il sole batteva prepotentemente sulle grandi vetrate, la luce accecante costrinse Sarah a sistemare al meglio le tende in velluto color antracite.
Ora che il buio invase la sua camera, avanzò verso l'armadio scegliendo altri vestiti.

Le battute gelide di Roia riguardo il suo outfit la portarono, di conseguenza, a scegliere qualcosa di più coperto.
Per attuare il suo piano le servì molto autocontrollo. E di certo avere il sicario tra i piedi se l'avesse vista vestita in modo poco decente, non l'avrebbe aiutata.
Quell'uomo cercava ogni minima scusa per starle addosso.

Il jeans chiaro aderì alla perfezione alle gambe slanciate e toniche.
Il tessuto rigido parve incollarsi minacciosamente sulla pelle diafana e la maglietta a mezza manica anch'essa aderente, fece spiccare i seni piccoli e sodi.

Chiunque si sarebbe accorto che non indossava il reggiseno, ma non si preoccupò più di tanto dato che al momento il suo intento era un altro.
Infilò svogliatamente le scarpe per poi tirare via dalla gruccia la borsa più grande appesa in fondo all'armadio.
Qualcosa doveva pur inventarsi prima di irrompere all'interno dello studio del fratello.

Con la grazia di un elefante si precipitò fuori dalla stanza calpestando il pavimento a passi pesanti.
Si guardò intorno con circospezione, e quando fu sicura che nessuno fosse nei dintorni, si fiondò alla velocità di una gazzella laddove non le era permesso entrare senza un motivo ben valido.

Cominciò a sudare freddo quando la scrivania rigorosamente in ordine le occupò l'intera visuale.
Da una parte il pentimento di derubare Alejandro la fermò distinto, dall'altra assaporare la libertà una volta per tutte le fece mandare tutto a puttane.

Anche Roia era il suo chiodo fisso da tempo, ma accettare le regole del sicario non la rendevano affatto disponibile ai suoi servigi.
Non gli avrebbe permesso assolutamente di farsi comandare giacché amava fare tutto quello che le passava per la testa.

Passò direttamente al dunque senza perdere altro tempo, a momenti avrebbe avuto più che sicuramente qualcuno alle spalle.
La cassaforte nascosta dietro un quadro di valore ebbe un'assoluta priorità.
Sbloccarla non sarebbe stato un problema dato che il fratello non si era mai nascosto da lei.

Dopo un interminabile respiro profondo, si avvicinò ad essa con cautela.
Sollevò il quadro raffigurante delle forme astratte e pigiò velocemente i quattro numeri prima che potesse sbloccarla.
All'interno vi era tantissimo denaro, non si stupì affatto dato che di soldi ne aveva visti in quantità da quando ne aveva memoria.

Acciuffò ogni mazzetta fermata da elastici verde scuro e riempì la borsa più che poté.
Ne avrebbe presi ancora se solo avesse potuto, ma non doveva dare nell'occhio.
In quel caso la borsa si sarebbe gonfiata a dismisura e questo significava solamente una cosa: essere scoperta prima del previsto.

Sistemò ogni cosa al suo posto prima di girarsi e camminare come un soldatino.
«Ale!» esclamò sospesa dall'irruzione improvvisa del fratello.
Diamine, era più piccolo di lei d'età, ma tanto più alto e grosso da sembrare addirittura più grande di lei di una decina di anni.
Alejandro mantenne la solita aria severa, tra di loro non esistevano abbracci come probabilmente molti fratelli erano abituati a scambiarsi.

Questo non significava affatto che quell'uomo non le volesse bene, anzi, avrebbe fatto di tutto pur di proteggerla.
A dirla tutta avrebbe dato la vita per lei.
«Che ci fai qui?» domandò lui con tono severo mentre girò intorno alla scrivania in cerca di qualcosa.
Sarah strinse al petto la borsa, come a volerla nascondere agli occhi di Alejandro.
Si spettinò i lunghi capelli risultando enormemente convincente.

«Cercavo proprio te, ero venuta a salutarti», mentì spudoratamente.
Alejandro continuò a cercare qualcosa all'esatto modo di minuti prima, rivolgendole un'occhiata indecifrabile.
«E da quando passi a salutarmi?» replicò annoiato.
«Da oggi. Bene, io vado a cambiarmi e vado fuori a fare due passi.» Lo informò stando sull'attenti.
Sarah non smetteva un solo secondo di scrutare il suo volto severo.
Forse temeva che l'avrebbe colta in fragrante.
Per evitare ciò, come se fosse telecomandata uscì da quel posto fingendosi calma.

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