Culiacán, città del Messico nordoccidentale.
Il posto scelto da Alejandro, godeva di una vista mozzafiato.
Ad estendersi attorno il locale vi era un bellissimo lago, dove sull'acqua abbastanza chiara rifletteva ogni singolo albero.
In quel luogo, la natura raccontava silenziosamente dei secoli scorsi.
Uno stormo di uccelli si innalzò nel cielo chiaro, volteggiando graziosamente tra l'azzurro e il biancore delle nuvole. Il sole cocente invece, annunciò ancora una volta il pieno dell'estate.Al lato di tutto ciò che fosse naturale, vi era una grandissima struttura dal lusso esagerato.
Dall'esterno chiunque poteva notare l'interno di quella bellissima villa settecentesca, ristrutturata da qualche anno e modernizzata.
Vari pilastri strutturalmente massicci, parevano dominare l'entrata di quell'altissimo portone marrone a due ante, spalancato per dare l'accesso a chiunque degli invitati avesse voluto inoltrarsi dentro.
Su quest'ultimo vi erano attaccati sopra dei fiori creati con del nastro bianco.Ane venne scossa dall'uomo al suo fianco, nonché Alejandro.
Guardava sbigottita tutto ciò che circondasse il suo povero corpo scosso.
Ad intimorirla fu la grande quantità di gente che attendeva quell'evento.
Davvero quell'uomo conosceva così tante persone?E, dato il sapere che quello non fosse il modo in cui la sposa si presentava agli ospiti, ipotizzò a quel punto, che tutto si sarebbe ribaltato, compresa la cerimonia.
Per qualche strana ragione si lasciò trascinare al lato opposto della villa senza più spiccicare parola.
Di certo, non era quello il momento che avrebbe potuto fare qualcosa.Alejandro, rabbioso, calpestò il prato umido osservando ogni singolo alleato.
In mezzo al quel gran caos mancava la parte più importante: suo padre.
Ripensò, inevitabilmente, al giorno in cui i due smisero di parlarsi.Flashback: Anni prima
Alejandro ripulì le mani sporche di sangue usando la propria maglietta bianca a manica corta.
Il pantalone di poco stropicciato color verde militare, gli ricordò nuovamente che quella, non era altro che la sua divisa da soldato.
Il tessuto in cotone divenne un quadro morente.
Era soddisfatto di possedere un immenso potere.
Da sempre, desiderava superare di gran lunga il padre poiché tutti lo temevano.
Ammirava il suo coraggio, la sua serietà, la forza di poter ottenere di tutto.Si era stancato di compiacerlo, di ricoprire quel ruolo che a lui non andava più bene.
Ardeva soltanto di far parte dell'organizzazione Messicana.Certo, non gli mancava niente, non poteva assolutamente lamentarsi.
Ma c'era qualcosa che gli dava enormemente fastidio.Le restrizioni.
Gli era proibito prendere alcune decisioni, concludere affari di un certo tipo e cosa più importante: non sporcarsi mai le mani di sangue se non quello di persone che lui stesso avrebbe salvato.
Ad Alejandro tutto iniziava a diventare stretto.
Abbassare il capo non era più di suo gradimento.Mandò a puttane tutto.
Iniziò facendo qualcosa di davvero azzardato, ovvero porre fine ad uno dei nemici del padre.
Chissà per quale strana ragione Fernando lo teneva in vita dato che da qualche tempo aveva provato a mettersi in mezzo ai suoi affari.Alejandro non si preoccupò di averlo ucciso in un campo occupato da colleghi, dove il terriccio arido faceva da padrone.
L'aria afosa lo rese terribilmente accaldato, la mancanza di acqua gli fece seccare le labbra carnose, inumidite dalla sua stessa saliva.
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The Heir
ChickLitDark Romance. Colui che ha seguito le orme del padre senza battere ciglio. Cresciuto con regole ben imposte, il suo futuro era già scritto fin dalla nascita. Alejandro Smith, trasferitosi all'età di dieci anni in Messico e divenuto capo del cartell...