•12•

1.8K 74 83
                                    

Avvenimenti integrati in questo capitolo sono di totale fantasia.

Il giorno dopo.

Washington

Roia ebbe la sensazione di aver passato anni sul jet e non ore

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Roia ebbe la sensazione di aver passato anni sul jet e non ore.
Quel viaggio fu interminabile, e la smania di cancellare definitivamente la memoria di Sarah, lo portò a starsene rigido per tutto il tempo.

Respirò l'aria a pieni polmoni quando finalmente il jet si fermò.
La ragazza dormiva ancora nonostante il sedativo stesse per finire.
Gli era stato detto dal dottore di non superare la dose consigliata in quanto avrebbe messo a rischio il futuro intervento.
Roia non gli diede ascolto, viaggiare con una ragazza ribelle non sarebbe stato l'ideale.

La prima tappa fu direttamente la clinica privata.
Caricò Sarah in spalla, inoltrandosi verso il retro, dove un paio di medici lo attendevano.
Passare dal lato principale avrebbe catturato l'attenzione di molti dato che il posto godeva di una notevole prestigiosità.

L'ultima cosa era dare nell'occhio.

Nel momento esatto che Roia pensò di avercela fatta ad arrivare senza tante complicazioni, gli occhi di lei si sbarrarono, notando con orrore di essere accerchiata da tre uomini sconosciuti.
Subito, si ricordò del folle piano di chi credeva di amare.
Indemoniata scalciò come una forsennata.
Ce l'avrebbe anche fatta a sgusciare via dalle braccia forti di Roia se non fosse stato per l'immediato intervento degli infermieri che, con prontezza, la mantennero ferma per le braccia e le gambe.

Tuttavia, non smise di urlare a squarciagola, sperando che qualcuno potesse sentirla e portarla in salvo.
«Non lo fate, vi prego». Strillò tra le lacrime, supplicando insistentemente chi le bloccava gli arti.
Nessuno le diede ascolto, anzi, condussero il corpo scalpitante dentro la prima stanza libera che vi era nel corridoio.
Roia li seguì, osservando neutro i capelli di lei che ad ogni passo le sbattevano in faccia.

«Legatela», ordinò il medico che l'avrebbe operata a breve.
Nessuno si era accorto della sua presenza dato che l'attenzione era rivolta esclusivamente alla ragazza che aveva fatto sudare tutti lì dentro.
«Non fatelo, fermatevi.» Li scongiurò ancora, mentre si sentì senza forze, stanca di lottare invano.

Il dottore la guardò con attenzione prima di voltarsi verso Roia e porgergli la mano in un saluto.
Quest'ultimo ricambiò, serio.
Gli fece cenno di allontanarsi per potergli parlare in privato, lontano dalla figura sconsolata di Sarah.

Ad un certo punto gli fece perfino tenerezza, non l'aveva mai vista così spaventata e lacrimante.
Però, la voglia sconsiderata di averla tutta per sé non lo fece desistere.
Giunto in un punto molto appartato, infilò le mani dentro le tasche per poi chiedere maggiori dettagli.

«Allora?» incitò il medico affinché lo mettesse al corrente su ogni cosa.

«Come le ho già spiegato al telefono, posso farlo. Ma voglio che ci pensi bene, prima. Si prenda qualche altro minuto. Ne è davvero così sicuro?» domandò.

The Heir Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora