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Era notte inoltrata quando finalmente apparve la figura di Alejandro

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Era notte inoltrata quando finalmente apparve la figura di Alejandro.
L'uomo, nonché padrone di casa, diede modo a molti invitati di sospettare qualcosa di insolito.

Tutti aspettavano la presenza della ragazza che avrebbe dovuto sposare il giorno dopo.
Solitamente, in eventi del genere si riunivano coloro che potevano definirsi "famiglie d'affari".

I vari cartelli con cui Alejandro aveva stretto alleanza furono i primi ad essere invitati.
Ane, a sua insaputa sarebbe diventata una persona molto importante dato che avrebbe ricoperto il ruolo di moglie.

Di certo, quella ragazza apparentemente innocente l'aveva ingannato. E, in tutta sincerità, anche bene.

Tuttavia, nonostante la rabbia gli accecò perfino la vista, Alejandro sfoggiò la solita aria severa.
Mantenne una postura eretta e mentre scendeva le scale rivolse un'occhiata al futuro suocero.

La moglie dell'uomo ebbe un fremito nel vederlo avanzare nella propria direzione.
Ancor di più quando a malincuore capì che di Ane non vi era l'ombra.
La cercavano da diverse ore ma pareva che l'immensa villa l'avesse inghiottita.

Non appena furono uno di fronte all'altro, la donna curvò leggermente le spalle e in modo molto rispettoso chiese: « Ane? Si sa qualcosa?»

Il marito le posò bruscamente una mano sul polso e con riluttanza la spinse alle sue spalle come se volesse togliersela dalle scatole.
Era lui che doveva prendere parola, la moglie non poteva permettersi di aprire bocca in sua presenza.

Qualcosa non quadrava, non vi erano dubbi.

Alejandro infilò entrambe le mani dentro le tasche del pantalone elegante prima di ordinargli con un cenno del capo di restare da soli.

I due si inoltrarono in un punto molto appartato, svoltarono l'angolo del primo corridoio in fondo alla sala fino a proseguire verso le camere da notte.

Improvvisamente, colto dall'ira, spinse violentemente Samuel contro il muro.
Lo agguantò per la camicia imprimendogli le dita tatuate sul torace.
«Pensavi forse di fottermi?» Alzò liberamente la voce, certo che nessuno stesse ascoltando.

Samuel era confuso.
Nonostante provò a pensare in quei pochi secondi a disposizione, niente gli balenò in mente.
Con sincerità espresse il suo disagio: «Non capisco di cosa parli», si guardò sconvolto la giacca di lino color tortora, divenuta ormai sgualcita.

Ad Alejandro non piacevano i giochetti giacché non perse occasione per esprimere il suo disappunto.

«Ane non è vergine. Non erano questi i patti», digrignò i denti ad un palmo dal suo viso tramutato.

Samuel negò senza battere ciglio.
Era totalmente sicuro che si stesse sbagliando.

«Ane è vergine, l'ho sempre tenuta d'occhio e i miei uomini l'hanno costantemente seguita. È impossibile una cosa del genere», ammise tranquillo.

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