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-Non ci posso credere. Non riesco davvero a crederci. Cioè...ti rendi conto?!-

-Se continui così nel pavimento ce fai 'l solco Simò.-sbuffò Manuel, osservando il suo migliore amico percorrere per la millesima volta il piccolo soggiorno del bilocale che condividevano.-E comunque non so troppo stupito, te lo avevo detto che quel tipo era 'n cojone.-ci tenne a precisare. Simone interruppe la sua marcia solo per lanciargli un'occhiataccia.

-Avrei dovuto capirlo. Tutti quei turni in ospedale? Nessuno fa così tanti turni in ospedale. Nemmeno i medici veri.-

-Era un medico vero.-si accigliò Manuel. Un dottorando in medicina generale, per la precisione, ma pur sempre un medico.

-Sì, d'accordo. Ma tutto il resto era una menzogna.-

Manuel non poté che scrollare le spalle.-Già. Ora la puoi piantare con sta marcia del cazzo? Me stai a fa venì 'n giramento de testa che nun te dico.-

Simone si fermò di botto e si lanciò sul divano con l'amico, incrociando le braccia al petto e mettendo su quell'adorabile broncio a cui Manuel non avrebbe mai saputo dire di no. Se Simone gli avesse chiesto in quell'istante di lanciarsi giù dalla tromba delle scale lui lo avrebbe fatto senza esitazione. Era questo il livello di sottonaggine che aveva raggiunto. Chi lo avrebbe mai detto appena tre anni prima, quando ancora sedevano negli ultimi banchi della 3B.

Erano cambiate tante cose in tre anni. Si erano diplomati (Manuel ancora non poteva credere di avercela fatta), si erano iscritti all'Università (matematica e filosofia, come c'era da aspettarsi) e si erano trasferiti a Bologna in un piccolo bilocale proprio per quel motivo, ormai già da un anno. Erano tutti cambiamenti rilevanti, ma probabilmente nulla, agli occhi di Manuel, avrebbe surclassato quello che gli sembrava essere il cambiamento più importante: Simone non era più innamorato di lui.

Lui, al contrario, era finalmente venuto a patti con il fatto di essere fottutamente perso per lui esattamente nel momento in cui l'amico gli aveva allegramente comunicato di aver iniziato a uscire con il primo di quella che, negli anni, sarebbe diventata una lunga lista di ragazzi. Le sue relazioni non duravano mai tanto, e l'ultima, di cui si stava sonoramente lamentando stravaccato sul divano accanto al più grande, era forse quella che era durata più a lungo.

-Tre mesi. Tre mesi e ha dimenticato di menzionare l'imminente fidanzamento? Con la ragazza con cui sta da otto fottuti anni?!-stava ancora blaterando Simone. Manuel aveva smesso di ascoltare, annuendo di tanto in tanto alle parole dell'amico ma mai focalizzandosi effettivamente sul loro contenuto. Era una tecnica che aveva affinato nel tempo: ogni volta che Simone gli parlava di qualche ragazzo lui semplicemente si estraniava. Dopo due anni era diventato un gioco da ragazzi.

-E avevo detto a papà che lo avrei portato a Natale.-pigolò Simone, attirando finalmente l'attenzione del più grande.

-Che stai a dì?-

-Già.-sospirò Simone.-Gli avevo detto che finalmente gli avrei portato una persona speciale. Riesci a crederci?-

-Vabbè, che vuoi che sia. Meglio così, non je sarebbe piaciuto, fidate. Era troppo n'perfettone.-

-Ti ricordo che anche io sarei un perfettone secondo te.-sorrise Simone.

-E 'nfatti so io il figlio suo preferito.-ridacchiò Manuel. Simone scosse la testa e finalmente sorrise, spingendolo scherzosamente. Ah, ecco un altro bel cambiamento che era avvenuto nelle loro vite in quei tre anni: Dante e Anita si erano ufficialmente messi insieme e stavano progettando di sposarsi in primavera.

-Sai quanto papà si sia ossessionato con la mia vita amorosa ultimamente vero? Era l'occasione per dimostrargli che sono in grado di tenermi un ragazzo per più di un paio di settimane.-sbuffò Simone.

-Ma che te frega dico io. Anche io so single, ma non me pare ce stia tutta sta pressione.-scrollò le spalle Manuel.

-E allora spiegami perché ogni volta che rientriamo tutta l'attenzione è concentrata sulla mia vita sentimentale e non sulla tua.-Simone alzò gli occhi al cielo. Soprattutto da quando si erano trasferiti, Dante non faceva altro che rimarcare il fatto che non avesse mai portato a casa nessun ragazzo. E aveva sempre il discorso pronto sull'importanza dell'amore nella vita. Come se lui prima di Anita non fosse stato un dongiovanni senza una donna fissa ("ma è proprio perché ci sono passato che te lo dico!" continuava a ripetergli, sottolineando come fosse cambiata la sua vita da quando aveva incontrato Anita: "in meglio, Simone, è cambiata in meglio"). E davvero, Simone apprezzava l'interessamento ma, allo stesso tempo, era stanco di sentirsi costantemente ricordare quanto la sua capacità di instaurare relazioni durature facesse schifo.

-Ma che ne so. Magari perché tu pà sa che te stai a cercà quella cosa là... 'nsomma, 'o sai.-

-Quella cosa là?-

A Manuel faceva quasi male dirlo, ma si sforzò di mantenere una voce neutra.-L'amore vero.-

Simone lo guardò negli occhi per la prima volta da quando era rientrato a casa. A Manuel in quegli occhi ogni tanto sembrava di annegare. Quando Simone lo guardava così, con quel suo sguardo intenso che sembrava potesse metterti a nudo l'anima, Manuel si sentiva di nuovo il ragazzino spaventato di una volta, quello che aveva paura che il suo migliore amico potesse scorgere in lui il turbinio di sentimenti confusi che i suoi tocchi gli scatenavano. E, in parte, non era cambiato. La paura, semplicemente, aveva assunto un'altra forma, aveva altre sfumature. Prima temeva che Simone scorgesse i suoi sentimenti perché lui stesso non voleva affrontarli, non voleva nemmeno riconoscerne l'esistenza. Adesso temeva esattamente la stessa cosa, ma per motivi diversi. Non poteva permettere che Simone leggesse nella sua anima, non quando finalmente sembrava aver superato la sua cotta per lui, una cotta che gli aveva sempre fatto più male che bene.

Erano amici, adesso. E andava bene così. 

Single all the way ~ SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora