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-Quanto ce stai a mette Simò eddaje!-sbuffò Manuel, spalancando la porta della camera e accigliandosi alla vista del più piccolo intento a schiacciare la valigia sotto il peso del proprio corpo.-Ma che cazz...?-borbottò.

-Manu! Già che stai qua, dammi una mano a chiuderla.-Simone gli fece un cenno con la mano, spronandolo ad avvicinarsi.

-Lo sai che stiamo solo per le vacanze di Natale vè?-scosse la testa Manuel, lanciando un'occhiata scettica alla valigia che sembrava sul punto di esplodere e poi all'amico, che si stava esibendo nella migliore imitazione di una balena spiaggiata nel tentativo di tenerla chiusa.

-Sono regali, più che altro.-precisò Simone, alzando gli occhi al cielo.-Ora muoviti, dammi una mano.-

-Vabbè, vabbè, spostate, famme vedè.-sospirò il più grande, appoggiando una mano su un fianco di Simone per scostarlo leggermente e trovare la cerniera. Nessuno dei due commentò il fatto che la sua mano rimase lì anche mentre Manuel faceva scorrere la chiusura. Manuel giustificò sé stesso dicendosi che la mano poggiata sul fianco di Simone gli serviva da perno per chiudere la valigia senza rischiare esplosioni di maglioni natalizi, Simone semplicemente non si azzardò nemmeno ad attribuire un qualche significato al gesto, e il rossore che gli pervase le guance lo attribuì alla fatica che aveva fatto nel chiudere quel maledetto trolley. Era diventato bravissimo ad ignorare quei piccoli tocchi, ad ignorare quei sentimenti che per tanto tempo non lo avevano fatto dormire di notte. Il rapporto con Manuel era adesso quello che avrebbe dovuto essere dall'inizio: un'amicizia. Tutto il resto Simone lo aveva accuratamente seppellito sotto strati di indifferenza, di relazioni con altri ragazzi, di sorrisi che a volte non raggiungevano gli occhi. Andava bene così, era così che doveva essere fin dall'inizio.

-'O sai che mo te puoi pure alzà, vè?-rise Manuel, facendo scivolare via la mano dal fianco del più piccolo. Le dita gli sembravano bruciare per il contatto prolungato, o forse per l'improvvisa mancanza di quel contatto che tanto avevano agognato. Strinse la mano in un pugno per un istante, rilasciandolo immediatamente dopo e porgendola all'amico affinché si tirasse su da quella valigia. Simone la afferrò subito, nonostante non ne avesse alcun bisogno, e si alzò con un movimento un po' impacciato. Per un momento le loro mani rimasero unite in quella stretta. Simone fu il primo ad interrompere il contatto, sfilando la mano da quella dell'amico e girandosi per tirare su anche la valigia.

-Annamo va.-borbottò Manuel. Se Simone si fosse girato in quell'istante, probabilmente avrebbe visto il suo sguardo deluso, desideroso di prolungare quel contatto il più a lungo possibile.

*****

Villa Balestra era cambiata in quei tre anni. La presenza di Anita e, prima che si trasferisse, di Manuel, si sentivano nelle mura. Simone all'inizio non era stato troppo felice di quel cambiamento. Era successo durante l'estate della quarta. Dante ed Anita si frequentavano da ormai un anno e quello di andare a vivere insieme era stato un passo naturale, soprattutto da quando Floriana si era definitivamente trasferita in Scozia. E Simone adorava Anita, davvero. E Dio solo sapeva quanto amasse Manuel, ma proprio per questo averlo in casa ogni giorno, in camera ogni giorno, rischiava di diventare una tortura. Infatti, prima che il vecchio studio di Dante venisse adibito a camera per Manuel, c'era stato un periodo discretamente lungo in cui lui e Simone avevano condiviso la stanza. Era stato quello il momento in cui aveva deciso di dover definitivamente passare sopra ai sentimenti che provava per il maggiore e, forse per dimostrare a Manuel che davvero poteva essere un buon amico per lui e non ammorbarlo con i suoi ingombranti sentimenti, aveva iniziato a uscire con Riccardo, poi con Luca e così via. Di Manuel aveva deciso di tenersi quell'unica notte di marzo, in quel cantiere polveroso, e tutti i sorrisi, le pacche sulle spalle e le risate che venivano da un rapporto di mera amicizia.

Quando Manuel e Simone arrivarono finalmente a casa, dopo l'ora e mezza di ritardo che Trenitalia gli aveva gentilmente concesso, la prima cosa che sentirono fu il profumo dei biscotti alla cannella appena sfornati da nonna Virginia, che li accolse con un sorriso brillante.

-Come siete cresciuti.-disse affettuosamente, scompigliando i capelli di entrambi.

-Nonna sono passati solo tre mesi dall'ultima volta che siamo stati qui.-rise Simone, scuotendo la testa. Manuel li guardò interagire con le labbra increspate in un lieve sorriso commosso. La felicità donava molto a Simone, si ritrovò a pensare mentre il più piccolo si faceva imboccare un biscotto da sua nonna.

-Prendine uno anche tu, caro, guarda come sei magro.-lo rimproverò nonna Virginia, girandosi verso il forno ed estraendone un'altra teglia di quei biscotti paradisiaci.

-Glielo dico sempre pure io nonna.-annuì Simone, recuperando un biscotto ancora caldo e porgendolo al più grande. Manuel non saprebbe dire cosa si impossessò di lui in quel momento per pensare che fosse una buona idea sporgersi verso la mano dell'amico e prendere il biscotto direttamente con la bocca. Non si perse lo sguardo sbigottito di Simone fisso sulle sue labbra né il suo improvviso rossore. Lo vide distogliere velocemente lo sguardo e incrociarlo con quello di sua nonna, che scrutava entrambi con un cipiglio divertito. Manuel avrebbe ridacchiato dell'imbarazzo del più piccolo, se non fosse stato troppo impegnato a schiaffeggiarsi mentalmente.

A salvarli da quella situazione ci pensarono Dante e Anita, che entrarono in quel momento con degli orrendi maglioni coordinati e delle corna da renna.

-Voi non siete tanto normali, vè?-scosse la testa Manuel, ma c'era affetto nella sua voce. Quando erano andati a prenderli in stazione appena mezz'ora prima, si era quasi commosso a vedere sua madre tanto felice per la prima volta dopo tanto tempo.

-Abbiamo le corna anche per voi!-sorrise di rimando Dante, sventolando due paia di corna da renna davanti ai volti dei due ragazzi. Simone alzò gli occhi al cielo, afferrando altri tre biscotti e cercando di defilarsi. Manuel non pensò nemmeno per un secondo di riuscire a sottrarsi a quella tortura natalizia, quindi attese con pazienza che sua madre sistemasse quell'obbrobrio sui suoi ricci.

-Torna qui Simone!-lo richiamò Dante, afferrandolo per la manica di una felpa e trascinandolo nuovamente in cucina.-Ho anche qualcosa da chiederti.-sogghignò, mentre cercava di sistemargli quel cerchietto tra i capelli nonostante le sue proteste accorate.

-Chiedi, basta che lasci stare la mia testa.-si lamentò Simone.

-Beh, vorrei sapere di questa persona speciale naturalmente. Mi pareva che qualcuno mi avesse promesso di presentarmi un fantomatico ragazzo perfetto.-

Simone distolse lo sguardo, palesemente a disagio sotto lo sguardo speranzoso del padre e quello curioso di Anita. Manuel, al contrario, sentì su di sé gli occhi di nonna Virginia, che lo scrutavano con quello sguardo che sembrava sempre in grado di leggerti dentro.

-Ecco, lui...-iniziò Simone, inciampando incerto sulle parole.

-Lui sarà qui in tempo per Natale.-intervenne Manuel, prima ancora di rendersene pienamente conto. L'attenzione di tutti venne improvvisamente spostata su di lui, sulla sua bocca ancora impastata dal biscotto che aveva in bocca e sullo stupido cerchietto a forma di corna di renna storto sulla testa.

-Oh.-si stupì Dante, aggrottando le sopracciglia.-Bene, molto bene. Tenetevi i vostri segreti fino ad allora dunque.-ridacchiò alla fine, facendo l'occhiolino ad entrambi.

Simone annuì, lo sguardo fisso su Manuel e un cipiglio confuso sul viso.-Certo, sì.-borbottò. E poi,-Manuel, posso parlarti un secondo?-domandò al più grande, afferrandolo per la felpa e trascinandolo con sé con poca delicatezza.

Arrivato al piano di sopra, si chiuse la porta della propria camera alle spalle, non prima di essersi assicurato che Manuel entrasse con lui.

-Vuoi spiegarmi?-

Single all the way ~ SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora