Capitolo 2

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«Ehy Taehyung!» Jimin lo richiamò ad alta voce, sventolando la mano per farsi notare in mezzo a quella folla di studenti.
Era passata una settimana esatta dal primo lunedì dell'anno e Taehyung aveva iniziato a lasciarsi trasportare dalla parlantina del suo compagno di banco.
Jimin era un ragazzo della sua stessa età, si sbagliavano un mese, ed avevano più o meno gli stessi gusti: ascoltavano lo stesso genere musicale, gli piacevano gli stessi film ed entrambi preferivano passare del tempo più in casa che fuori. In quei pochi giorni, tra una pausa e l'altra aveva conosciuto Jimin ed aveva appurato che non era poi così male. Non che ora fossero migliori amici, ma forse Taehyung avrebbe potuto iniziare ad abbandonare quella corazza che si ostinava ad indossare.
«Buongiorno» una volta raggiunto l'altro, Taehyung aveva leggermente sorriso mentre sventolava una mano.

«Tae, che ne dici se questo venerdì dopo scuola vieni da me e ci vediamo qualche film?» la prima ora era appena terminata e nella breve pausa di cinque minuti Jimin si era girato di scatto con gli occhi luccicanti di aspettativa.
Tae.
Nessuno l'aveva mai chiamato così. Nemmeno i suoi genitori avevano il tempo per un diminutivo così carino.
Le guance subito si tinsero di un dolce rosa, mentre cercava di tenersi occupato sistemando l'astuccio ed i quaderni.
«Sì, certo, verrei volentieri» rispose alla fine tra un borbottio ed uno sguardo confuso di Jimin.
«Ah bene! Ti dispiace se vengono alcuni miei amici? Così colgo l'occasione per poterteli presentare» aggiunse poi, cercando di apparire più tranquillo possibile. Aveva capito che il nuovo ragazzo era timido e solitario e che non gli interessava aprirsi e fare amicizia.
Ma pensava veramente che nel suo gruppo di amici si sarebbe trovato più che bene.
Erano tutti ragazzi ed avevano più o meno la stessa età e si conoscevano da praticamente tutta la vita, e questo era abbastanza per convincerlo che sarebbe andato tutto bene.
Sarebbe stato divertente avere un beta nel proprio gruppo.
«S-sì, certo non ci sono problemi» rispose alla fine Taehyung, tossicchiando appena per nascondere il vuoto allo stomaco che l'aveva colto.

Quel venerdì era arrivato più veloce di quanto si aspettasse e senza nemmeno accorgersene stava seguendo Jimin per raggiungere il suo appartamento, subito dopo la fine delle lezioni.
Viveva sa solo, gli aveva detto un giorno mentre erano sul tetto intenti a consumare il loro pranzo, e riusciva a cavarsela senza troppi problemi nonostante non avesse i suoi genitori a prendersi cura di lui. Taehyung ne era rimasto sorpreso ma poi aveva sbuffato perché in fondo anche lui poteva considerarsi da solo quando si trattava di famiglia. Se era fortunato riusciva a vedere i propri genitori la domenica mattina perché si concedevano una colazione più duratura delle altre, ma per il resto il loro modo di comunicare era attraverso brevi telefonate o messaggi di poche parole.
«Eccoci» Jimin si avvicinò al portone di un palazzo altissimo, suonò il citofono ed il portinaio accordò l'entrata mentre salutava gentilmente. Jimin sorrise e voltandosi di poco verso Taehyung lo agguantò per la felpa trascinandoselo dietro verso gli ascensori.
«Scusami Tae ma se il sig.Lee inizia a chiacchierare poi è la fine» disse Jimin ridacchiando mentre schiacciava il numero del piano. Taehyung non rispose ma si limitò a sorridere divertito.
L'appartamento di Jimin era spazioso e luminoso. I mobili erano di fattura moderna così come le varie decorazioni che abbellivano lo spazio circostante. Il soggiorno e la cucina costituivano un intero blocco, così come il corridoio e le varie stanze.
Taehyung si guardò intorno meravigliato, cogliendo con gli occhi alcune somiglianze con l'appartamento nel quale si era trasferito.
Il quartiere in cui vivevano era tappezzato da grattaceli e strutture imponenti, non c'era da meravigliarsi se gli appartamenti un po' si somigliassero tutti.
«Ti piace?» chiese alle sue spalle Jimin, mentre reggeva con una mano lo zaino e nell'altra un mazzo di chiavi.
«Mh-mh» Taehyung dondolò appena la testa in avanti e si affrettò a raggiungere l'altro nella sua camera da letto.
Il letto enorme avvolto da coperte dal colore della carta da zucchero occupava il centro della stanza, lasciando lo stretto necessario per una scrivania e un armadio.
Le pareti rispecchiavano un po' Jimin, dipinte di un brillante argento perlaceo.
Taheyung non riusciva a sentire i feromoni che rilasciava Jimin, ma se riusciva a concentrarsi bene poteva rintracciare qualche traccia tra la morbidezza delle lenzuola.
Zucchero filato.
Erano come rimasugli di sogni quasi sempre dimenticati, ma Taehyung era quasi sicuro che Jimin profumasse di zucchero filato.
Sarebbe stato bello poter avvicinarsi al corpo dell'altro e avere la dolcezza dello zucchero a riempire le narici e stordire la mente.
Chissà qual era il suo odore, Taehyung se lo chiedeva di tanto in tanto.
Magari non era poi così dolce come quello di Jimin, o addirittura avrebbe potuto avere note più aspre. Ma purtroppo non gli era dato sapere, nemmeno attraverso numerose analisi i medici erano riusciti a capire quale fragranza rilasciasse.
L'attenzione dei due ragazzi venne richiamata dal suono del citofono, sicuramente erano gli amici di Jimin che annunciavano la loro presenza.
Ad ogni passo che Taehyung compiva, l'agitazione turbinava nel suo stomaco come una trottola impazzita, causandogli quei dannati vuoti che tanto odiava.
Non si sentiva tranquillo e non riusciva a placare la sua mente nel produrre pensieri ansiosi e distruttivi.
Com'erano gli amici di Jimin? Erano davvero simpatici come li aveva descritti o anche loro lo avrebbero denigrato?
Non che fosse possibile, in fondo nessuno sapeva che Taehyung fosse un omega, nemmeno Jimin sospettava nulla.
A dire il vero non glielo aveva mai chiesto, di sicuro avrebbe dato per scontato che fosse un beta.
Si rilassò leggermente, ora che era sicuro che la sua vera identità era ben nascosta tra le trame di una finta curiosità, e strecciò le dita che non si era reso conto di aver stretto.

«Jiminie!» una voce squillante seguita da un ragazzo sorridente che entrò per primo dal portone di casa e divenne sempre più stridula quando ebbe strizzato Jimin tra le braccia.
«Hyung, così mi soffochi» ridacchiò il più piccolo per poi fargli pat pat sulle spalle in modo che lo lasciasse respirare.
Questo sciolse l'abbraccio e lo guardò con un cipiglio offeso prima di sentire il resto dei suoi amici che entravano nell'appartamento chiudendosi il portone alle spalle.
Taehyung li guardò un po' timoroso, nascondendosi dietro al corpo dell'unico che potesse dire di conoscere, cercando di dissolversi come fumo in una giornata ventosa.
«E lui chi è, Jiminie?» un'altra voce, questa volta più calma e rassicurante lo fece irrigidire per un momento, per poi calmarlo al tempo stesso.
Jimin si voltò e con un sorriso incoraggiante gli cinse la spalla con un braccio, anche se la minima differenza d'altezza un po' si faceva sentire.
«Lui è il mio nuovo compagno di banco, Taehyung» disse mentre il sorriso si apriva sempre di più diventando più luminoso che mai «si è trasferito da poco ed è nuovo in città. Ho pensato che presentarlo ai miei amici fosse un modo per aiutarlo ad inserirsi» concluse strizzando appena la spalla di Taehyung.
Questo si risvegliò e si schiarì la gola prima di sorridere e inchinarsi, proprio come aveva fatto il primo giorno di scuola.
«Oh, sìsì, hai fatto benissimo Jimin» riprese a parlare il secondo ragazzo «io sono Namjoon e questi sono Hoseok e Jin» sorrise mentre indicava rispettivamente prima alla sua destra e poi alla sua sinistra.
I ragazzi ai lati, che si chiamavano Hoseok e Jin, sorrisero e si inchinarono a loro volta, prima di iniziare a schiamazzare dirigendosi verso il divano del salotto.

Tra una battuta e l'altra Taehyung aveva scoperto che Hoseok e Namjoon erano alfa e che Jin era l'unico omega insieme a Jimin. Lui aveva semplicemente concordato alla supposizione di Jimin ed aveva confermato di essere un beta.
Aveva scoperto anche che Namjoon e Jin erano compagni, e che si erano riconosciuti quando avevano 18 anni.
I predestinati infatti, gli veniva insegnato a scuola, potevano riconoscersi una volta compiuta la maggiore età e da quel momento avevano la possibilità di completare e sugellare il legame con il marchio.
Lo stesso marchio che entrambi avevano all'altezza della ghiandola dalla quale provenivano i feromoni.
Sembravano molto felici, si sorridevano e si accarezzavano in continuazione come a temere che una distanza troppo elevata potesse rovinare il legame. Ed era una cosa romantica, si ritrovò a pensare Taehyung, mentre osservava i due sussurrarsi chissà che cosa che fece poi diventare viola Jin.
Pensava che il gruppo di amici di Jimin fosse più numeroso, certo anche in quattro per Taehyung erano un sacco di persone, ma poi si dovette ricredere quando a fine giornata si ritrovò a sospirare sollevato perché avere a che fare con un tipo solare come Hoseok era impegnativo.

«Jackson Wang darà una festa questo sabato» Hoseok abbassò il volume della tv e si voltò verso il resto dei ragazzi seduti sull'enorme divano «ci ha invitato, ovviamente» concluse poi sorridendo e battendo le mani felice.
Jimin roteò gli occhi e incrociò le braccia al petto, segno che quella notizia non lo entusiasmasse così tanto. Lanciò un'occhiata agli altri e intercettò lo sguardo confuso ma curioso di Taehyung. Hoseok sospirò pesantemente mentre Namjoon e Jin ridacchiarano chiaramente divertiti dalla situazione.
«Ok, ok» le parole si incastrarono tra le labbra imbronciate di Jimin «è solo che ogni volta che andiamo alle feste che organizza Jackson trova sempre un modo per rimanermi appiccicato come una cozza ed è irritante!» un colorito roseo però lo tradì e questo non passò inosservato al maggiore.
«Come se ti dispiacesse Jiminie! E poi lo sappiamo che lo usi per fare ingelosire Yoongi» disse poi alzando il mento in segno di superiorità.
Le gote del minore si tinsero di una nota più profonda di rosso e abbassò il capo imbarazzato, borbottando qualche parola sottovoce.
«Jackson? Yoongi?» ripeté Taehyung chiaramente confuso da quello scambio di battute.
«Vedi Taehyung» prese la parola Najmoon, l'unico che non era impegnato a ridacchiare o nascondere la faccia tra i cuscini «Jackson è un alfa ed ha praticamente la nostra età, frequenta l'università ma ha una cotta stratosferica per Jimin da anni ormai, da quando frequentava lui stesso il vostro liceo» spiegò calmo con una nota divertita nella voce «invece Yoongi è il ragazzo di cui Jimin è innamorato da un paio d'anni, anche lui ormai è iscritto all'università ed ha frequentato la stessa scuola» concluse con un sorriso che mise in mostra le fossette.
«Tutto corretto se non fosse che Yoongi ignora la presenza di Jimin come se fosse il diavolo, anche sapendo che ha una cotta per lui» commentò Hoseok.
«Direi che lo ignori proprio per questo» borbottò Taehyung senza alzare troppo la voce, ma il sospiro rassegnato di Jimin gli diede ragione.
«Ho confessato i miei sentimenti quando ancora frequentava l'ultimo anno del liceo, io invece frequentavo il primo» cominciò con voce stanca Jimin «all'epoca avevo 15 anni e lui 18, lui era popolare ed io invece ero il solito sfigato senza amici, potete immaginare come è andata a finire».
Taehyung si avvicinò al corpo del suo nuovo compagno di banco e gli accarezzò piano un braccio con la mano, sorridendogli quando si voltò interrogativo.
«Non devi preoccuparti Jimin, se non ha accettato i tuoi sentimenti è perché non li meritava» disse sicuro Taehyung, ricevendo assensi dagli altri.
«Comunque» li interruppe di nuovo Hoseok «andare alla festa sarebbe un modo per fargli venire il sangue acido, e sai cosa intendo Jiminie» e gli sorrise sadico.
Oh, Jimin lo sapeva bene cosa significasse quello sguardo e quelle parole.
Lui e Hoseok frequentavano dei corsi di danza in una scuola nelle vicinanze e si divertivano un casino ad andare alle feste e scatenarsi in pista.
E quello che li eccitava da morire è sentire gli sguardi addosso dei presenti che li bramavano e li desideravano, e quella era una soddisfazione troppo appetitosa per rinunciarvi.
Rinvigorito da chissà quale spirito Jimin ricambiò il sorriso, altrettanto sadico, e annuì velocemente con la testa.
A Taehyung e agli altri non restò che concordare la loro presenza.

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