4. Who am I?

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(Who We Are - Red)

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Dopo una caduta nel vuoto che sembra durare ore, una luce bianca mi abbaglia. Chiudo gli occhi e quando li riapro mi rendo conto di essere a meno di un metro da terra.
Atterro sul fianco destro e rotolo per un paio di metri. Dei dolori lancinanti partono dal fianco e si espandono lungo tutta la gamba e il costato.

Probabilmente due costole rotte e...forse è il caso di smet....

Ormai questi discorsi hanno perso ogni tipo di significato. Se non è un sogno, sono semplicemente impazzita.
Fisso il cielo azzurro che mi sovrasta, alle narici mi arriva l'odore della salsedine, sento il rumore delle onde che si infrangono contro gli scogli.
Sono su un' isola.
Il dolore al fianco non accenna a diminuire, con la punta delle dita lo sfioro e lancio un urlo. Eppure sembra tutto così reale.
Una sostanza viscosa mi bagna la mano. Sangue.
Il panico mi assale. Alzo la testa e mi rendo conto che il sangue ha già impregnato buona parte della maglietta, che si è anche strappata.
Delicatamente la alzo e piccole scosse di dolore arrivano direttamente al cervello.
Vedo qualcosa che avrei preferito fosse rimasto coperto. Sicuramente non ero un' infermiera.
In corrispondenza dello strappo, un taglio prende buona parte del fianco. Riabbasso la maglia e lancio un altro grido. Troppo in fretta.
Non riesco a ragionare lucidamente. Ho la mente offuscata dal dolore.

Devi saturare la ferita.

Sento un odore di fumo riempirmi le narici.
Alla mia destra c'è un falò e un coltello.
Oh no. No, no e ancora no. Non mi saturerò la ferita da sola, preferisco morire.

Fallo avanti, puoi farcela.

Per l'ennesima volta il mio corpo decide di prendere in mano la situazione.
Rotolo sul lato destro, le braccia si puntano a terra, le ginocchia si piegano. In un attimo mi ritrovo in piedi.
Il dolore mi sta annebbiando la mente, ogni movimento è come una scossa al cervello.

Signore rischiamo di danneggiarla...

Non ancora.

Percepisco due voci ben distinte prima che l'ennesima fitta mi porti quasi a svenire.
Barcollo in avanti e cado sulle ginocchia e sui palmi delle mani.
Sono a pochi centimetri dal coltello, che è appoggiato con la lama nel fuoco.
Non. Voglio. Farlo.
Ma la mano si allunga da sola e afferra il manico imbrattandolo di sangue.

Signore...

Attendiamo ancora un minuto.

La mano destra alza la maglietta mentre la sinistra impugna il coltello.
Chiudo gli occhi.
Non appena la lama preme sulla pelle lancio un urlo e perdo finalmente i sensi.

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La prima cosa che sento quando mi riprendo è un rumore metallico.
Bep. Bep. Bep.
Le palpebre si aprono immediatamente. Respiro bene. Il corpo risponde ai miei comandi.
La prima cosa che noto è che la stanza in cui mi trovo, a differenza dell'altra, è colorata. Mi rendo conto di avere dei tubi collegati alle braccia e una mascherina sul viso.
Scatto in avanti in preda al panico, ma prima che possa fare qualsiasi cosa, una mano mi afferra il braccio.
"Ferma ferma, rischi di staccare l'ossigeno."
Resto imbambolata a fissare il volto dell'uomo. L'espressione dolce, il pizzetto, due occhi nocciola, grandi ed espressivi.
"Mi scusi...i-io...temo di non capire dove mi trovo."
"Sei nel reparto infermeria robotica, avevi un brutto taglio sul fianco e due costole rotte. Ma non preoccuparti qualche giorno e sarai come nuova."
Rimango a fissarlo un altro paio di minuti come se avesse parlato in un'altra lingua.
"Sei confusa? Lo capisco, è perfettamente normale dopo quello che ti è successo..."
"Cosa mi è successo? E poi perché non ricordo chi ero?"
Mi guarda con un espressione corrucciata, non credo apprezzi molto essere interrotto, ma si ammorbidisce quasi subito.
"Vedi...è una situazione delicata...ti spiegheremo tutto non appena ti sarai ripresa. Comunque io..." mi osserva con aria impacciata, come se stesse per fare la cosa più imbarazzante del mondo "...io sono Tony, Tony Stark o se preferisci, certo, chiamami Iron Man. Comprendo perfettamente che la situazione è strana."
Alza le spalle e sfodera un sorriso a 32 denti.
"Tony va benissimo...io... io non so chi sono."
Parlo impacciata, inciampo nelle parole che io stessa pronuncio.
È strano parlare con un'altra persona, e sono quasi sicura che una delle due voci nella mia testa fosse la sua.
"Jo."
"Jo..." quasi lo sussurro. Non ricordo nulla che mi leghi a questo nome.
"Ora forse è il caso che ti lasci riposare J...Jo."
"Ehm Signor... Tony, prima io... non so se stavo sognando oppure ho sbattuto la testa o... beh ad ogni modo mi chiedevo se... Dio è una cosa così stupida... non importa, vorrei solo sapere chi sono."
E lo sguardo che mi rivolge è pieno di tristezza, mal celata dietro un sorriso appena accennato.
"Ti spiegheremo presto, ora riposa."
Mi accorgo solo ora che ha stretto la mia mano tutto il tempo. Mi rivolge un altro sorriso e lascia la stanza.
Perchè non riesco a ricordare nulla su di lui? Non capisco.
Appoggio la testa al cuscino mentre la rabbia inizia a montarmi dentro.
Come fa quell'uomo a sapere chi sono se non lo so nemmeno io? Chi è? Non ero sicuramente un'esperta ma come possono due costole rotte guarire in pochi giorni? Come mi sono procurata tutto questo? Ho bisogno di risposte.
Tiro delicatamente i fili finché non mi libero braccio, getto sul comodino la mascherina e mi siedo sul bordo del letto.
Mi esce un lamento, sento dolore ovunque.
Poggio i piedi sul pavimento gelido e cammino lentamente verso la porta.
La cosa bizzarra è che da quando sono sveglia, nessun nome, oggetto o figura ha innescato nel mio cervello una sequela infinita di immagini. In un certo senso mi sento più leggera, più libera.
Apro la porta e mi accerto che nessuno sia in giro.
Il corridoio è vuoto. Il silenzio che si sente è quasi surreale.
Esco dalla stanza e mi chiudo la porta alle spalle. Mi prendo la libertà di esplorare ogni angolo di questo posto.
Non so dove mi trovo, o cosa sto cercando, nemmeno le sensazioni mi aiutano più. Semplicemente cammino per stanze e corridoi.
Un posto davvero immenso. Credo sia la casa del signor Stark.
"Sbrigati Capsicle, è una cosa urgente."
E' la voce del signor Stark, ne sono certa. Il sangue mi si gela nella vene. Nel panico più totale mi accuccio dietro un divanetto.
"Arrivo, arrivo... ritengo sia già un traguardo che tu non abbia imprecato per tutto il tragitto."
"Linguaggio no?" Una risata e un grugnito. I passi scompaiono velocemente.
Cosa può esserci di più urgente che spiegarmi cosa diavolo mi succede?
Mi alzo e vado nella direzione in cui si sono diretti.
Mi sbrigo abbastanza da vedere la porta chiudersi alle loro spalle.
Accosto l'orecchio alla porta e con mio immenso sollievo, riesco a sentire cosa dicono.
Distinguo le voci di sette persone, una donna e sei uomini.
"La situazione è complicata. Il danno è stato di grande impatto. Non ricorda assolutamente nulla... quindi il problema è: cosa dirle, cosa no?"
Riconosco la voce di Stark, è preoccupata.
"La verità non può farle male. Deve sapere." È una voce profonda a parlare.
"Dal punto di vista umano sbrigatevela voi. Meccanicamente come sta?"
"Mai vista messa peggio di così. Molti circuiti sono saltati, abbiamo dovuto disattivare tutto il disattivabile. Spero vivamente che sistemando la scheda madre, riacquisti la memoria"
Mi allontano di scatto dalla porta. Stanno parlando di me. Ho la testa più incasinata di prima. Mi siedo e mi porto la testa tra le mani.
Scoppiare a piangere sarebbe del inutile. Ma prima che possa prendere qualsiasi decisione sento la maniglia abbassarsi.
"E tu cosa ci fai qui?"

We can be who we are
Now we are alive
We can fight they cannot contain us
It's who we are
We are undying
We are forever

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