(Ready to fight - Roby Fayer)
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Mi trovo di fronte a un uomo in armatura oro/rossa e un altro con uno strano costume a stelle e strisce, occhi azzurri, capelli biondi come l'oro.
Iron man e Captain America.
E le immagini riprendono a scorrere. Città distrutte, litigi, gente in lacrime.
Tony e Pepper. Steve e Peggy.
"Ripeto, che ci fai tu qui?"
Mi allontano con uno scatto che mi provoca non poche fitte.
"Non toccarmi."
Nel frattempo anche gli altri sono usciti dalla stanza e mi stanno osservando con sguardo attonito.
Occhio di falco. Hulk. Vedova nera. Thor. Fury.
Io li conoscevo. Tutti quanti.
"Voglio risposte."
Fury mi squadra dalla testa ai piedi.
"Ora ho capito cosa intendevi con messa veramente male. Beh non so, resettala, aggiustala in qualche modo. Deve tornare com'era."
Gli occhi mi escono fuori dalle orbite.
"Perché parlate di me come se fossi una macchina? Perché non ricordo chi ero? E..." sento le lacrime agli occhi e mi giro verso Tony "...e perché non mi vuoi spiegare cosa sta succedendo?"
Nessuno osa parlare. Tony sembra sconvolto.
Mi giro e inizio a correre. Se non vogliono darmi delle risposte, andrò a cercarle da sola.
Sento il primo urlo mentre sono già dentro l'ascensore.
"Fermati!"
Le porte si chiudono e la sensazione di libertà mi ha già riempito il petto.
Mentre scendo penso a un modo per fuggire.
Tony sa volare. Steve ha la sua moto. Barton sicuramente salirà sull'attico per segnalare agli altri i miei movimenti. E gli altri troveranno un modo per starmi alle costole.
L'idea migliore è rubare un' armatura a Tony.
Mi sforzo di visualizzare la planimetria della... Stark Tower.
Sono al 20esimo piano. Devo raggiungere il garage.
Din.
Sono arrivata, non mi sembra ci sia nessuno.
Mi guardo intorno e mi dirigo spedita verso una copia di Mark46.
So perfettamente quali pulsanti premere anche se ho un ricordo molto vago di questa stanza.
Nel giro di un paio di minuti ho l'armatura addosso, accendo i propulsori e fuggo più in fretta che posso.~~~~~~~~~~
Volare è rilassante. Sento di essere nata per farlo.
Nessuno mi ha ancora fermata ma non è saggio restare qui, così penso a una città a caso e la rotta si disegna in automatico davanti a me.
In un paio d'ore sono arrivata. Il sole è tramontato e inizio ad avere fame.
Atterro su un tetto e mi levo l'armatura che si ripiega automaticamente.
Afferro la valigetta e scendo in strada. Il dolore al fianco è quasi scomparso ma non ho nessuna intenzione di verificare le condizioni del taglio.
Non ho soldi ne un'idea su cosa fare ora.
So già che mi troveranno ma la sensazione di libertà, l'adrenalina, la gioia che mi ha dato questa fuga, non sono paragonabili a nient'altro.
Le strade di Parigi sono affollate. Lungo la Senna è disposta una fila di bancarelle che espongono, dolciumi, borse e vestiti.
Un gruppo di persone è rimasto affascinato da un'artista di strada, che sta mimando qualcosa.
I bambini gridano e si rincorrono.
Molte coppie si baciano e si tengono la mano.
Le luci rendono l'atmosfera magica.
Mentre cammino distratta dal fascino di questa città vado a sbattere contro qualcuno.
"Oh ehm...mi scusi."
La ragazza si gira, abbassa lo sguardo e inizia a gridare qualcosa in francese indicando la mia valigetta.
"Elle est le voleur! Elle a volé mark46!"
Mi sembra che l'intero mondo si blocchi, tutti mi guardano e non ho il tempo di pensare, che in lontananza scorgo due poliziotti che sgomitano per farsi largo tra la folla.
Nemmeno me ne rendo nemmeno conto e sto già correndo. Ho il cuore a mille, nessuno prova bloccarmi e ben presto mi ritrovo nel cuore deserto della città.
Mi guardo indietro parecchie volte prima essere sicura che nessuno mi ha seguita.
Entro in un parco e mi stendo in un piccolo spiazzo erboso. Devo recuperare fiato.
Invece di risolvere i miei dubbi ne sto aggiungendo di nuovi. Un girone che, ho l'impressione, non finirà mai.
Cerco di capire cosa ha detto la ragazza. C'entra mark46.
"Sai non credo che sia una buona idea."
Mi alzo di scatto e mi guardo intorno.
"Più in alto." Alzo lo sguardo. Un uomo con uno strano elmo in testa mi sta fissando dall'alto di un ramo.
"Saresti?"
"Che mortale impertinente. Ad ogni modo io sono Loki, Dio degli inganni e delle malefatte."
Un sorrisetto strafottente spunta sulla faccia. Spicca un balzo e me lo ritrovo davanti. Indietreggio di qualche passo.
"La polizia ti cerca mh?"
"Tu sai chi sono?" Un barlume di speranza si accende.
"Si, come tutta la popolazione midgardiana e non solo. Tranne te stessa a quanto pare.
Beh non sono qui per perdere tempo. Ti conviene andare via, hai rubato qualcosa di importante, ti cercano ovunque."
Indica la mia valigetta, poi si gira e si allontana.
"Ti prego dimmi chi sono."
"Perché dovrei?"
La sua domanda ha senso. Il Dio delle malefatte non deve certo qualcosa a me.
Lo raggiungo correndo.
"Ti regalo l'armatura."
"Temo che non ti appartenga...beh in un certo senso si quindi...va bene."
Sento delle urla in lontananza.
"Meglio andare in un posto più sicuro prima. Aggrappati al mio braccio."
Titubante afferro il suo braccio. Chiudo gli occhi e due secondi dopo mi ritrovo distesa su un prato.
"Benvenuta ad Asgard."You once said
I'll never walk away
I'll never sail away
I'll never go
And I was there, standing outside your door,
Waiting for you to show me how to stay.
I've been there before,
Hoping and trying to make things right.
But now I don't know,
Honey these arms that once held you are ready to fight.*************************************************************************************
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I'm Alive.
FantasyNon conosco il mio nome, non so da dove vengo. So solo che fino a poche ore fa ero morta e ora non lo sono più. Mi sono risvegliata nel bel mezzo di una guerra, in un epoca che non mi appartiene. Respiro, vedo, sento. Ma non so chi o cosa sono. So...