Vi ricordo che il punto di vista è ancora quello di Diana! Non appena ci sarà un pov di un altro personaggio verrà indicato il suo nome a inizio capitolo.
Buona lettura✨
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"Nulla è tanto dolce quanto la propria patria e famiglia, per quanto uno abbia in terre strane e lontane la magione più opulenta."
- Omero
Una volta usciti dalla bottega del fabbro sia io che Fidel ci apprestiamo a raggiungere il centro del villaggio, è ormai sera e questo significa solo una cosa: tre giorni sono passati, gli arcieri sarebbero finalmente tornati alla radura.
Raggiungiamo la nostra meta in un batter d'occhio e ci mimetizziamo in mezzo a tutte quelle persone che avevano già riempito la Piazza dell'antica quercia. Spostarsi velocemente per noi abitanti non è mai stato un problema, penso si tratti di qualcosa legato all'evoluzione o una cosa del genere. Essendo il nostro villaggio interamente strutturato su grandi querce, la maggior parte delle nostre giornate si realizzano quasi sulla sommità delle stesse e in quei luoghi, in aria tra un enorme ramo e un altro, si trovano le nostre abitazioni e le botteghe in cui i lavoratori svolgono le proprie occupazioni. Ecco perché per raggiungere la piazza, rispetto a dove ci trovavamo prima io e Fidel, è stato necessario solo scendere di qualche ramo, tutto sembra essere a portata di mano qui alla radura di Callisto.
Oltre che un luogo di ritrovo e l'unica via di accesso per entrare e uscire dal villaggio, la Piazza dell'antica quercia possiede un valore non indifferente per gli abitanti: la quercia situata al centro è anche la più antica tra le presenti nella radura, vi è una leggenda in cui si narra che il villaggio sia nato grazie alla sua linfa vitale e che, di conseguenza, la salute della pianta sia strettamente collegata al benessere del villaggio stesso. É proprio la linfa vitale luminosa che scorre veloce all'interno dell'albero a permetterci di leggere quelle che sono i quattro grandi principi, i quali hanno il ruolo di guidare le decisioni di ogni individuo in ogni ambito e indirizzarci verso la via più giusta:
"Indipendenza"
"Individualismo"
"Concretezza"
"Logica"
Al suono dei corni, il vocio che si era andato a creare tra i presenti si interruppe con una velocità disarmante e, al loro termine, gli arcieri fecero il loro ingresso. Essi, tutti dall'aspetto stanco ma impetuoso, raggiunsero la piazza attraversando il maestoso ponte illuminato da lanterne floreali che collega il centro del villaggio all'uscita della radura, e il silenzio cortese che vi era prima fu sostituito dalle urla gioiose della folla che li acclama. Cercai con gli occhi una persona in particolare e, non appena la individuai, mi feci piccola piccola per poter passare in mezzo alla confusione e arrivare in prima fila cercando di farmi notare. Mio zio è un arciere, a mio avviso il più forte tra tutti e la persona a cui si devono più della metà dei sorrisi che risplendevano sui volti delle persone presenti in questo momento in piazza. L'anno scorso fu in grado di garantire al villaggio ben quattro mesi di risorse alimentari e numerose pellicce per l'inverno, mentre l'anno ancora prima fu riconosciuto, dai grandi capi in persona, come il migliore arciere degli ultimi cinquant'anni. Ammetto di essere tanto euforica, non presto particolarmente attenzione a chi o cosa mi sta intorno, cerco solo di farmi spazio tra le persone finché non vedo un piccolo spiraglio che avrei potuto raggiungere in modo da avere una buona vista. Accelero il passo fin quando la visione della piazza viene oscurata da una schiena, tuttavia non me ne rendo conto in tempo e finisco per far scontrare il mio viso su di essa, a quanto pare dovevo star camminando abbastanza veloce, perché ho dato alla persona di fronte a me una spinta talmente violenta da quasi farla cadere. Mi scuso immediatamente e nel frattempo mi chino a terra per raccogliere un piccolo sacchetto, caduto sul pavimento a causa della mia spinta. La figura indossa una mantella, di quelle che spesso si indossano qui al villaggio, si abbassa alla mia altezza e, una volta vicina, scorgo un bellissimo viso femminile. Cerco di raccogliere il sacchetto per porgerglielo, ma ella è più svelta di me e non me lo lascia fare. ≪Faccio io, non preoccuparti.≫ La vedo alzarsi e riporre il sacchetto in una delle sue tasche. ≪Mi dispiace, non l'avevo proprio vista. É sicura di non essersi fatta nulla?≫ Dico mentre cerco di tirarmi su a mia volta, tuttavia mi rendo conto che non c'è più nessuno ad ascoltarmi, la donna sembrava sparita in mezzo alla folla di persone con il mantello. Mi ricompongo subito e dopo un paio di minuti spesi ad agitare in alto le mie braccia, mio zio ebbe pietà di me e si voltò finalmente nella mia direzione rivolgendomi un ampio sorriso. Rilassai le spalle guardandolo, sempre più convinta che sia lui il genere di persona che desidero diventare.
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Ápeiron
Fantasy"È lo studio delle cose e il maneggio delle cose che ha istruito l'umanità e ha detronizzato gli dei." Vi è stato un tempo in cui gli esseri umani sono stati capaci di convivere gli uni con gli altri. Esseri straordinari gli umani: concepiti in modo...