"Agli dèi non piace la gente che lavora poco. Chi non è costantemente occupato rischia di mettersi a pensare."

- Sir Terry Pratchett

≪E così anche oggi ti sei intrufolata nella bottega del fabbro.≫ Occhi severi ma gentili mi scrutarono da cima a fondo.
≪Non ti si può nascondere nulla, mamma.≫

Una volta a casa non ebbi neanche il tempo di raggiungere la mia stanza, per conservare la sacca con all'interno l'arco e le frecce che ho avuto tutto il giorno sulle spalle, che mia madre accorse subito all'ingresso per sottopormi a uno dei suoi soliti interrogatori.

Ormai rassegnata e senza più vie di fuga, decisi allora di prendermela comoda e lasciare la sacca in un angolo dell'ingresso mentre pensai fosse il caso di lavare via la ruggine che decorava le mie braccia da questo pomeriggio. Andai allora verso il bagno, sapendo con certezza che mia madre mi avrebbe seguita. ≪Hai idea di cosa potrebbe accaderti se mai il povero signor Flint dovesse decidere di denunciarti? Per non parlare di quel poveretto di Fidel! Prima o poi farai cacciare nei guai anche lui.≫ Mi lavai il viso e senza neanche asciugarlo mi voltai verso la donna accanto a me con un'espressione in bilico tra l'ironia e l'offesa. ≪Perché sono tutti "poveri e poveretti" tranne io?≫ Mia madre si portò una mano in fronte con aria remissiva. ≪Diana cara, io sono solo preoccupata. Prima o poi sarai la causa di un mio malanno.≫

Sciacquai ancora una volta il viso, poi rivolsi il mio sguardo nello specchio di fronte a me e mi fermai a osservare il mio riflesso. La mia espressione un po' corrucciata è contornata da quella che fino a stamattina era una treccia ordinata, mentre ora di questa non vi è più traccia: ciuffi ribelli,  metà tra l'ambrato e l'arancione, sfuggono al mio controllo, un po' come se essi stessi cercassero di decidere per sé come comportarsi e dove stare, quasi come vorrei poter fare io come persona. Osservo anche mia madre, ancora dietro di me, capendo per l'ennesima volta il motivo per il quale la gente ci considera come "due gocce d'acqua". Oltre che avere lo stesso genere di chioma, io e mia madre abbiamo una corporatura molto simile, resa diversa solo dai suoi pochi chiletti in più: questi le conferiscono però un'aria decisamente più aggraziata e femminile di quella che potrei mai avere io, infatti, al contrario di me, le donano davvero. Se c'è una cosa che non ho preso da lei, oltre al carattere fin troppo caparbio per i suoi gusti, sono gli occhi: per quel che ne so, i miei occhi eterocromi tra l'azzurro e il verde sono la caratteristica più simile che possiedo di mio padre, tuttavia non ho la possibilità di confermarlo davvero, dato che lui non è qui con me. Più volte ho cercato di ottenere qualche informazione in più su colui che dovrebbe essere mio padre, sulla sua morte e sul rapporto che lui possedeva con mia madre. Ho chiesto a ogni mio familiare fino alle precedenti quattro generazioni, ma nessuno, a eccezione di mia madre e altri pochi parenti,  sembra parlarne volentieri.

Sarà stato un uomo terribile o il dolore della sua perdita è ancora presente, mi viene da pensare, ma scoprirlo non è comunque tra le mie priorità al momento. Ciò che adesso è veramente importante è essere presente alla cerimonia per la scelta dei nuovi arcieri del villaggio e, questa volta, non intendo partecipare soltanto da spettatrice.

La cerimonia ha luogo una volta all'anno, in una qualunque data concordata dai grandi capi a patto che questa sia durante il periodo di plenilunio e in un giorno che, di numero, fosse multiplo di sette. Nelle credenze popolari, tali direttive si devono al mito inerente alla nascita di Apollo che, oltre a essere il dio del sole, è per noi prima di tutto il dio del tiro con l'arco: secondo tale mito, nel momento in cui tale dio nacque, cigni sacri vennero a volare sopra l'isola, facendone sette volte il giro, poiché era il settimo giorno del mese.

Qui al villaggio, tutti conferiscono alle figure degli dèi e dei loro miti un valore talmente di pregio da sembrare quasi ossessionati da essi, eppure non si sa molto su di loro. Il divieto rivolto alla gente comune - e con gente comune intendo tutti tranne i grandi capi - di consultare gli scritti sacri degli dèi non era certo utile ad ampliare le nostre credenze: l'unica possibilità che abbiamo noi di imparare qualcosa sui nostri dèi ci è fornita dal santuario del villaggio, il luogo in cui sono conservati stralci di antichi testi religiosi e raffigurazioni di creature mitologiche e divine. Raggiungere quel luogo non è tuttavia semplice, poiché situato nella zona più bassa e nascosta del villaggio. Ho visitato quel luogo solo un paio di volte insieme a Fidel, ma ogni volta sembrava avere intorno a sé un'atmosfera diversa e, arrivati lì, io e il mio amico ci dividevamo in modo da esplorare ogni angolo remoto di quelle che sembrano le rovine di un antico tempio.

Non che io sappia come fossero i templi, ogni possibilità di studio sul passato ci era reclusa, salvo poche eccezioni: tra gli innumerevoli principi del villaggio, uno di questi è "volgere e concentrare tutto il proprio interesse sul futuro". Non mi è concesso parlarne, ma lo studio del passato non lo reputo per nulla superfluo.

I miei pensieri furono interrotti da mia madre, ancora immobile mentre mi osserva dallo specchio ≪In ogni caso, sei sicura di voler affrontare questa faccenda del tiro con l'arco?≫ Nel dirlo, ella si mosse nella mia direzione e, posizionata subito dietro di me, iniziò a sciogliere i miei capelli in modo da dare un senso a quei ciuffi. Sospirai abbassando lo sguardo e dopo un breve attimo di silenzio parlai. ≪So che quello che speravi per la tua unica figlia fosse totalmente diverso, ma non mi sento a mio agio nel svolgere attività tipicamente femminili come il lavoro a maglia.≫ Alzai gli occhi rivolgendoli verso quelli di mia madre. ≪Sei esattamente la figlia che ho sempre desiderato e non ti vorrei diversa per nulla al mondo. Se è il tiro con l'arco la tua vocazione, allora io ti supporterò nel miglior modo che mi è possibile, anche perché non ti ci vedo proprio a lavorare a maglia.≫ Le scappò un risolino e, con il cuore improvvisamente più leggero, le sorrisi. ≪Tuttavia conosci le regole, Diana. Non sarà facile.≫ Mia madre finì di acconciarmi i capelli e riuscì inspiegabilmente a dargli nuovamente una forma, dopodiché mi girai con un volto determinato. ≪Non mi darò per vinta.≫ Il sorriso di mia madre sembrò sbiadire per un istante e con una flebile voce continuò a parlare mentre con la mano destra mi accarezza il viso. ≪So che non lo farai, d'altronde ce l'hai nel sangue.≫ Il silenzio si fece assordante, ma quando mi trovai al punto di chiedere a cosa si riferisse, mia madre fu più svelta di me a parlare. ≪Ti aspetto di là per la cena, poi faresti meglio a cambiarti e dare una sistemata alla tua stanza. Domani tuo zio verrà a farci visita.≫ Mi rivolse uno di quei maliziosi sorrisi che la sanno lunga e scomparve dalla mia vista lasciandomi in bagno con un'espressione estasiata.

Ignorai il mio cuore martellare sempre più forte nel petto e subito mi precipitai fuori dal bagno per raggiungere la mia stanza, in preda all'eccitazione al solo pensiero di iniziare con mio zio l'allenamento di tiro con l'arco che tanto mi aveva promesso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 04, 2022 ⏰

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