Capitolo 4

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Adesso

"Gesù," sospira Sakusa, "E siete riusciti a resistere ancora per tre anni, dopo?"

"Beh, non metterla così." Suna ridacchia leggermente, "La stai facendo sembrare come se avessimo una pistola puntata alla testa. Abbiamo scelto di stare insieme. Non mi pento di averlo fatto."

"È stato più facile allora?" Chiede Sakusa, "Dopo tutto questo... è diventato più facile?"

Suna beve un lungo sorso di vino a quella domanda, leccandosi le labbra, prima di incontrare lo sguardo del suo gatto.

"Miao."

Le accarezza leggermente la testa. "Non ha mai smesso di essere difficile. Era comunque sempre difficile, anche se abbiamo provato a lavorarci sopra. Perché diavolo siamo finiti comunque per lasciarci, no?" Dice onestamente, "Ma il fatto è che... allo stesso tempo, eravamo ancora molto felici. Quindi, questo ha reso complicato lasciar andare."

Suna sente il bisogno di spiegare ma quando incrocia lo sguardo di Sakusa, scopre che non è necessario. Sa che lui capisce.

Quindi, invece, dice semplicemente, "È stato difficile ma... anche i pochissimi massimi che avevamo ai tempi erano sufficienti per livellare i nostri minimi. Perché ci amavamo troppo, cazzo. Questo è quanto."

Per la prima volta quella notte, Sakusa gli sorride. È a malapena lì, te ne accorgeresti a malapena se non lo conoscessi, ma Suna lo vede. Gli sorride e alza leggermente il bicchiere di vino.

Suna ricambia quel sorriso, facendo tintinnare il bicchiere contro il suo mentre bevono il resto del vino all'unisono.

Il momento delicato viene interrotto dallo squillo del telefono di Sakusa. Lui risponde all'istante quando vede il nome sullo schermo, premendolo contro l'orecchio.

"Atsumu?"

Passano alcuni secondi e Suna per poco salta sul posto mentre l'uomo vola fuori dal divano, spaventando Fiamma che inizia ad arrampicarsi sopra Suna.

"COSA? Che cazzo? Perche eri lì? Che cosa hai fatto? Atsu–"

Una pausa. "Osamu?"

Il cuore di Suna si ferma.

Dopo qualche altro secondo e un altro paio di versi di affermazione da parte di Sakusa, riattacca il telefono.

"Che cazzo era quello?" Chiede Suna, mentre cerca di sprigionare l'energia di qualcuno a cui non importava troppo, bevendo un sorso dal suo bicchiere di vino. "Cos'è successo con Samu?"

Sakusa si gira verso di lui, sembrando leggermente scombussolato dalla conversazione. "A quanto pare, è appena dovuto andare a prendere Osamu alla stazione di polizia. Stanno venendo qui proprio ora."

Suna sputa tutto il vino di nuovo nel bicchiere. "Cosa?"

"Mi ascolti," biascica Osamu, spingendo ostinatamente via la tazza d'acqua che il poliziotto sta cercando di offrirgli, "Lo deve trovare, agente. Lui... ha il mio gatto. Fiamma! È mia figlia!"

"Non ha tutti i torti il ragazzo," dice un altro poliziotto seduto alla scrivania, "Sembra una situazione difficile. Cioè, hai già perso il tuo ragazzo di dieci anni e in più il tuo gatto? Bella merda."

"Esatto!" si lamenta Osamu, abbassando la testa, schiacciando la guancia contro il tavolo freddo. "Lei sì che mi capisce."

"Cioè, almeno ti sei tenuto l'appartamento, no?"

Flame || OsasunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora