Capitolo 6

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Adesso

Osamu si sveglia e viene accolto da una luce accecante (il sole) e un gemito forte e dolorante (se stesso).

"Alzati e risplendi, pezzo di merda." Dice Atsumu impassibile, spingendogli davanti alla faccia un bicchiere d'acqua e degli antidolorifici. "Sarà meglio per te se inizi a strisciare ai miei piedi se vuoi che ti perdoni per ieri."

"Merda," sibila Osamu, prendendo le pillole con gratitudine e tracannando l'intero bicchiere d'acqua, "Che cazzo."

"Cosa credevi di fare, ubriacarti a morte da solo?" Chiede Atsumu, "È davvero deprimente."

Osamu si alza a sedere, guardandosi intorno stordito, cercando di ricordare tutto quello che potrebbe essere successo. Realizza di essere nell'appartamento di suo fratello.

Quando si ubriacava troppo dimenticava sempre tutto della sera precedente, bella merda.

"Cazzo," Osamu si strofina gli occhi, "Il mio cervello si sta inventando cagate o sono davvero finito alla stazione di polizia ieri?"

"Già." dice Atsumu, sedendosi sul bordo del letto. "Mi hai chiamato per venirti a prendere e poi mi hai vomitato in macchina. A quanto pare, ti sei ubriacato e hai detto alla polizia di arrestare Sunarin per aver preso Fiamma. Ho un video come prova se vuoi vedere."

"No, non voglio vederlo manco per il cazzo. Eliminalo." Ribatte Osamu, diventando rosso come un pomodoro, "Cos'altro è successo?"

Atsumu stringe le labbra, chiedendosi come avrebbe dovuto menzionare la conversazione della scorsa notte senza far chiudere suo fratello in se stesso. Decide di andare con, "Ti ricordi cosa mi hai detto ieri sera?"

"No."

Risponde un po' troppo in fretta perché sia ​​la verità e Atsumu capisce dallo sguardo sul suo viso che si ricordava quella parte, anche se solo un pochino.

E mentre parlarne era importante, Atsumu conosceva suo fratello abbastanza da sapere quando non forzare qualcosa. E più ci pensava, più si rendeva conto che tecnicamente ne avevano già parlato una volta, in un certo senso. Quindi, invece di forzarlo, gli chiede qualcos'altro.

"Ai tempi mi avevi detto che la decisione di lasciarvi era stata praticamente reciproca." Dice, "Lo è stata davvero?"

Osamu sbuffa come se stesse trattenendo una risata. "Abbiamo davvero intenzione di parlarne?"

"Sì." Dice Atsumu.

Osamu sapeva che era meglio non discutere con quel tono. Specialmente quando la sua testa stava cercando di aprirsi da sola. "Un po' sì e un po' no."

"In che senso?"

"Nel senso che ero abbastanza intelligente da sapere che la nostra relazione stava andando comunque in pezzi," dice, lo sguardo fisso sulle sue ginocchia, "-ma non riuscivo ad ammetterlo a me stesso."

"Eri ancora felice con lui?" Chiede Atsumu, "Verso la fine... eravate ancora felici ogni tanto?"

"Sì." Risponde Osamu, "Ma non era più sufficiente per livellare quanto fosse tutto terribile, la maggior parte delle volte. Ascolta, non so cosa dirti. Sapevo che era la scelta giusta da fare, ma questo non significa che non faccia schifo. Erano dieci anni, Tsumu. Come cazzo fai a lasciar andare dieci anni così facilmente?"

"Già," Atsumu annuisce piano, "lo so."

Stanno zitti per un po', seduti in un comodo silenzio, il tipo di silenzio che a loro sembrava ancora la cosa più vicina a casa.

Flame || OsasunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora