3-Il risveglio.

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Udii mio padre dirmi alcune parole, qualcosa simile ad un riproverò ma con un tono di voce dolce.
Di li a poco delle possenti braccia mi raccolsero da terra, non erano quelle di mio padre, era troppo esile per potermi tenere in braccio.
La mia mente era offuscata ma il forte odore della colonia che lo sconosciuto indossava, mi parve familiare, così decisi di usare le mie ultime forze per parlare.
Ciò che uscì dalla mia bocca però assomigliò più al vagito di un bambino di 6 mesi che ad una vera e propria frase.
Mi lascia cullare dall'ondeggiante andatura dello sconosciuto e fui trasportata nel mondo dei sogni.

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Non riconobbi subito il luogo in cui mi trovavo, un dolore lancinante che si irradiava dai miei occhi ed arrivava fino alle caviglie rendeva difficile qualsiasi azione, tranne il contorcersi.
Mi concedetti altri 5 minuti di auto commiserazione per lo stato in cui mi ero ridotta dopodiché mi misi a sedere esaminando con cura la stanza in cui mi trovavo.
Interni dipinti di bianco, mobili in rovere, siede in stile vittoriano e un letto matrimoniale con coperte azzurre di seta.
Senza ombra di dubbio quella era la stanza di mio padre.
Ok ero a casa mia, nessun elfo maniaco si era approfitto del mio stato comatoso rapendomi ed usandomi per i suoi loschi piani.
Evviva! Anche questa volta me l'ero cavata, ora mi toccava solo sperare di riuscire ad arrivare in bagno sana e salva così da potermi fare un bagno caldo.
Percorsi il breve tratto che mi divideva dal bagno con la stessa velocità di una tartaruga.
Una volta arrivata in bagno diedi una rapida occhiata all'orologio appeso alla parete difronte a me segnava le 17.48 del 7 settembre. 7 SETTEMBRE?!? Ho dormito per 2 giorni e mezzo? Un piccolo urlo uscì dalla mia bocca; per dio quella non era una dormita era un coma.
-Becks, grazie al cielo ti sei svegliata, ho avuto così tanta paura!-
Avrei potuto riconoscere quella voce in mezzo quelle di altre 100 persone.
Era Alex, un mio caro "amico", le sue forti braccia ambrate mi alzarono in aria e poi dolcemente mi strinsero a se.
Appoggiai il mio viso sul suo petto ed inspirai l'odore pungente della sua colonia che riportò alla mente il profumo sentito sul fantomatico sconosciuto di due giorni prima, capii che era lui e lo strinsi più forte.
In reazione a quel gesto lui mi diede un piccolo bacio sulle labbra.
Alex sapeva come prendermi, sapeva ogni mio punto debole e sfruttava queste sue conoscenze a suo piacimento.
Da sempre ero attratta da lui, come d'altronde chiunque gli si avvicinasse.
Occhi verdi che non mutavano date le sue origini elfiche, fisico muscoloso e ben definito, sorriso sgargiante ed un carattere unico.
Ti faceva conoscere il suo lato dolce per poi sfoderare quello da bad-boy un po' stronzo e solitario che lo rendeva il perfetto esempio del bello ma dannato alla twilight ergo era irresistibile quanto l'insegna " ciambelle gratis" per un ciccione a dieta.
Mi tolsi dalle sue grifie, sentimenti contrastanti aleggiavano in me, la voglia di rimanere tra le sue braccia era tanta ma anche la consapevolezza di essere solo un passatempo non scherzava.
- Per Favore Alex vattene.- anche questa volta il mio cervello aveva vitto la lotta contro il desiderio.
- Questo è il ringraziamento per 8 ore di scampagnata sotto la pioggia incessante per riuscire a trovarti?-
Quella frase mi fece arrabbiare, cosi decisi di tiragli una spinta per cacciarlo via definitivamente.
-Esci.- dissi calma.
-Piccola non fare così!- cercò di ribattere ma prima che potesse continuare le sue solite moine gli chiusi la porta in faccia.
Tre giri di chiave e tornai, con più velocità, in bagno.
Mi crogiolai nell'acqua calda per circa 30 minuti poi con molta rapidità indossai degli abiti che trovai su una delle sedie della stanza e con passo felpato, in modo da non farmi sentire da Alex, uscì dalla stanza in direzione cucina.
Il mio stomaco implorava cibo, così mi rimpinzai di ogni cosa commestibile su cui posai lo sguardo.
Mele, biscotti, torte fin quando una risata sconosciuta alle mi fece sobbalzare.
Mi voltai e vidi questo conosciuto avanzare con passo svelto verso di me mi porse la mano e mi disse:
- Io sono Jordan Tyron. Erede dei fireon e tu ,piccolo scoiattolo, devi essere Rebeckah giusto?-
Deglutii con molta fatica ed ammutolita annui.
-Puoi chiamarmi Becks se vuoi, Rebeckah è troppo lungo da pronunciare.- fu l'unica cosa che riuscii a dire, la sua bellezza era spiazzante.
- Bene, Becks, devo dirti alcune cose.-
Disse prendendomi per un braccio e portandomi via con se.

Il ricordo di ciò che eravamo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora