2 -È solo un incubo.

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In un primo momento la mia attenzione fu catturata dallo splendido abito appeso allo specchio. Color blu di Persia, con scollo a cuore, una spallina tempestata di piccoli diamanti che si diramavano sul punto vita, il tutto cucito su di una splendida seta avvolta da un pizzo damascato; ma ciò che vidi a pochi metri da me mi impietrì.
Nel mio salotto, comodamente seduto sulla poltrona in pelle rossa di mio padre, vi era Gregory Tyron uno dei capi della casta dei fireon rivali dichiarati della mia casta, gli encarter.
Decisi di reagire evocando in me il potere del fuoco, creando delle piccole fiamme che pian piano avvolgevano il mio avambraccio destro.
Stavo per scagliargli una grande palla di fuoco in mezzo al petto, quando lui, ridendo, si alzò ed a gran voce mi disse: - Calma piccola. È questo il ringraziamento per lo splendido vestito da 7000 corone appeso laggiù ?-
Non badai tanto a ciò che mi disse, sentivo la collera crescere, annebbiarmi la mente.
- fuori da casa mia!- sibilai trai denti ma prima che potesse ribattere ma mio padre inaspettatamente si porse davanti allo sgradito ospite. Questo di persè mi stupì ma mai come le parole che mi disse in seguito.
-Becks per l'amor del cielo, calmati! È venuto qui con le migliori intenzioni, so che ti può sembrare impossibile ma dobbiamo metterti al corrente di alcune cose.-
- Esatto tigre quindi ritira gli artigli non vorrai far...-
Lo fulminai con lo sguardo prima che possa finire la sua insulsa frase e riportai l'attenzione su mio padre.
- sputa il rospo, avanti, cosa devo sapere?-
Mio padre si voltò e le sue iridi si tinsero di blu, aveva paura, l'unica volta che vidi la paura nei suoi occhi fu il giorno in cui ci dissero che la mamma stava morendo; ci siamo evoluti talmente tanto da riuscire ad utilizzare tutte le nostre abilità mentali ma non riusciamo a trovare una cura sicura per il cancro, buffo vero?
Quel ricordo portò in me un turbine di emozioni negative, ma non gli permisi di prevalere su di me, così mi sedetti al loro tavolo ed in quel momento mio padre inizio a parlare.
-Becks, oggi è il tuo 17esimo compleanno e pochi giorni fa ci è stato inviato un editto stipulato dei capi supremi delle caste in cui tra un mese, per rendere pubblico questo avvenimento speciale, si terrà un magnifico ballo in onore tuo è di Jordan.-
Ma che diavolo sta succedendo, un editto che proclama un ballo per me e lo spocchioso, senza cervello di Jordan, l'erede dei fireon? E sopratutto per quale avvenimento?
Non feci in tempo a chiedere spiegazioni che mio padre ricomincio a spiegarmi.
- Nel periodo di pace fu stipulato un editto in cui, i decimi discendenti di entrambe le caste al compimento dei 18 anni di età, si sarebbero uniti in matrimonio così da poter assicurare una pace duratura per il regno di Toris .- fece una piccola pausa e poi ricomincio.
- Rebeckah io sono bene che ti sto chiedendo qualcosa di disumano ma non abbiamo altra scelta. Se ti rifiuterai sarai allontanata dalla casta e Toris per sempre..-
In quel momento il mio cervello andò in stand-by, si spense.
Volevo urlare per liberarmi da male
Volevo far sapere a tutti i sentimenti che stavo provando ma poi ho capito che infondo a nessuno interessa ciò che sentivo.
Volevo alzarmi e correre via, ma al posto delle gambe avevo degli enormi blocchi di cemento; non riuscivo neanche a respirare. Riuscivo solo a pensare a quelle parole, che incessantemente, rimbombavano nella mia testa.
La mia vista si stava offuscando ma mio padre, con il leggero tocco delle sue dita sulle mie guance, mi risvegliò da quel momento di lucida follia facendomi alzare di corsa e correre via.
Corsi nel bosco situato fuori da casa mia; corsi per ore senza provare alcuna stanchezza, mi fermai solo alla vista di una piccola radura su cui il sole di mezzogiorno illuminava ogni piccolo meandro, e li mi fermai.
Caddi in ginocchio ed in quel momento iniziai a piangere.
Il sole fu accostato da delle grosse nubi nere, ed iniziò a piovere.
Volevo che piovesse di più, sempre di più, così da lavar via le mie lacrime; così da poter coprire il rumore dei miei strazianti lamenti.
Allo stremo della mie forze mi accasciai su di un albero; chiusi gli occhi sperando che al mio risveglio tutto ciò che mi era stato appena detto, non fosse altro che un orribile incubo.

Il ricordo di ciò che eravamo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora