Ogni anno, la notte dell'ultimo giorno di estate a settembre, precisamente il 23 settembre di ogni anno, la nostra popolazione, così come ogni piccolo e grande paese in tutto il mondo, organizzava un grande falò al centro del bosco.
Ogni persona portava qualcosa.
I boscaioli portavano la legna, chi lavora in cucina organizzava una tavolata con da mangiare... chi lavorava nelle vigne portava i vini di qualità eccellente, vecchi di alcuni anni. Ognuno portava qualcosa.
Il grande falò alla fine dell'estate serviva per ringraziare gli Dèi dei loro pregiati regali ricevuti durante la primavera e l'estate, donare loro dei doni quali animali sacri, verdura, frutta, oggetti di fattura artigianale. E chiedevamo grazia, mancanza di malattie, buoni raccolti e nessuna bufera per i mesi in cui autunno e inverno danzavano, portatori di morte prematura.
Alla fine di ogni cena, si accendeva il falo e tutte le ragazze e tutti i ragazzi dai 18 ai 25 anni venivano fatti mettere intorno il fuoco. Le donne da un lato, quello destro perché erano portatrici di forza, amore e progenie mentre gli uomini erano messi a sinistra, visti come i protettori. Era un'organizzazione matriarcale, naturalmente. Ma nessuno veniva discriminato ed eri libero di rifiutarti di andare intorno al falò se non ti sentivi pronto per essere concesso agli dèi.
Una volta in cerchio, il fuoco iniziava a librarsi furioso nel cielo. Ad ognuno di noi veniva donato un simbolo sulla fronte, simbolo che ci collegava ad un certo dio e avremmo dovuto.. seguirlo, pregarlo, espandere il suo potere. Diventavamo sarcedoti di tale divinità ma non avevamo le stesse limitazioni di quei indrottinati tipici di tutte le religioni di cui ci avevano tanto parlato. Eravamo... abbastanza liberi di sceglierci anche un compagno o una compagna.
Solo una ragazza e un ragazzo... o... due ragazzi o due ragazze, indifferente, venivano scelti per essere i sacerdoti del dio che donava la vita e del dio che donava la morte. Essi venivano richiamati a loro tramite il fuoco.
Stavo guardando le fiamme pensieroso, in piedi vicino ai miei amici di una vita. Non osavo guardare nè a destra nè a sinistra, avevo paura di incrociare i suoi occhi. Sospirai, forse un po' sollevato quando non sentii quel leggero bruciore sulla fronte mentre chi l'aveva sentito faceva un passo indietro. Segno che erano stati scelti. Non osai comunque guardare da nessuna parte.
«Chissà perché i Grandi non stanno ancora scegliendo nessuno, quel fuoco sta girando da minuti interi... – sentii dire da qualcuno alla mia destra – Magari nessuno di loro è appetibile...?»
Sospirai appena, decidendo quindi di alzare lo sguardo.
«Cosa ne pensi, Nero?»
Girai lo sguardo quando mi sentii chiamare, arrossendo lievemente quando vidi che chi mi aveva chiamato non era niente meno Erix, il ragazzo per cui da tempo mi ero reso conto di provare un qualcosa che non avevo ancora capito. Accennai una piccola smorfia imbarazzata prima di guardare il falò con le sue fiamme impazzite.
«Non lo so... – sussurrai pianissimo – Magari devono rimanere quelli scelti l'ultima volta...?»
«Sono già due anni che tengono il ruolo di Sacerdoti, non penso sia mai capitato di avere un terzo anno di fila.»
Aprii la bocca per dire qualcosa ma, Elena, l'attuale Sacerdotessa della Vita, prese parola. Facendo sobbalzare tutti quanti, non aspettandosi un suo intervento: «Bendate tutti i rimasti, gentilmente.»
Fu in quel momento che mi venne un po' di panico. Avevo paura del buio, nonostante il mio nome fosse Nero. Deglutii il nulla e mi portai una mano al petto, e, in quel momento, un minimo senso si disgusto mi prese tutto il corpo ricordandomi come la natura si era presa gioco di me. Uomo, ma con l'aspetto di una donna. Avevo... fisico piccolo, un piccolo seno, capelli lunghi e neri... lineamenti femminili. La ciliegina sulla torta..? Mi piacevano gli uomini...
Tutti vennero bendati e per un tempo che mi parve infinito ci fu un silenzio assordante. Si sentivano solo i respiri, i battiti e i passi di qualcuno che cercava di vedere.
Poi, improvvisamente, sentii del calore sui polpacci, salire sulle cosce e sui fianchi ed infine sulle braccia finche i miei piedi non furono più attaccati al terreno ma, anzi, ero sospeso. La paura mi prese sul momento ma, pochi minuti dopo sentii le fiamme che dai piedi salivano lungo tutto il corpo... non era fuoco caldo, era addirittura piacevole non bruciava.
Sentii Elena parlare, dire qualcosa a qualcuno, fino a quando sentii la voce di Erix che, improvvisamente, urlò. Un urlo improvviso, più un urlo di dolore che di paura o terrore.
Il fuoco infine arrivò al mio busto e divampò su tutta la mia faccia, bruciò la benda, e i miei vestiti ma, al tempo stesso, mi copriva... teneva il mio corpo nascosto agli occhi di tutti quanti e solo quando sentii il fuoco anche lungo i capelli aprii gli occhi per paura che essi potessero bruciare. Ma quando li riaprii, i miei occhi grigi incontraro gli occhi verdi di Erix. Lui aveva una piccola bruciatura sulla tempia, ed era l'unico a cui era stata bruciata la benda come a me.
Arrossii di colpo. Perchè avevo capito.
Il fuoco andò a girare anche intorno a lui, accerchiò i suoi polsi fino a creare su essi dei lineamenti rosso fuoco che, insieme a quelli che si stavano formando sul mio corpo, comunicavano i nuovi sacerdoti.
«Bene... – questa volta fu Aloy a parlare, una ragazza più alta di Elena, lei era la Sacerdotessa della Morte. Sorrise, prima di riprendere – Che scelte curiose...» aggiunse. Sorrise, quasi beffarda ma con gentilezza «Voi due avete appena fatto i 18 anni, vero? Vi passate pochi giorni l'uno dall'altro se non ricordo male...»
Mentre tutti gli altri erano ancora con le bende sul viso, le persone ai tavoli sembravano, invece, non vedere nulla. Aggrottai la fronte, eravamo di fronte a loro, ma nessuno vedeva ed io ero ancora sopra il falò. Tutti parevano guardare verso il cielo il fuoco che ballava
Sentii le lacrime agli occhi fino a quando il fuoco mollò la presa dal mio corpo lasciandomi precipitare, ma riprese a bruciare questa volta non solo sul falo, ma creava un cerchio intorno a chi era stato scelto dagli altri Dèi, a chi non era stato affatto scelto. Poco prima che toccassi terra con la schiena, venni afferrato da Erix che, come me, arrossì quando i nostri sguardi di incrociarono. Poi mi mise giù passandomi la sua felpa per coprirmi.
«Nero è il Sacerdote della Vita, visto che è stato trascinato sulla pila ed è stato marchiato. Erix... quello della Morte – disse Elena, guardandoci curiosa – Hanno scelto due appena diciottenni, probabilmente nei prossimi anni si dovrà cambiare solo quelli degli altri dei, voi fino ai vostri 25 anni, come noi, sarete i Sacerdoti... ed è un bene, abbiamo tempo per dirvi tutto ed insegnarvi come vivere da adesso in poi!»
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Sorrisi nel vedere il vento tra le foglie. I colori dell'estate oramai finita stavano lasciando posto ai colori un po' più spenti dell'autunno, e il falò come nove anni prima, venne riacceso. Mi stiracchiai mentre i capelli neri venivano mossi dal vento, poi chiusi gli occhi fino a quando non sentii delle mani passare tra essi, ed una risata dolce vicino all'orecchio «Abbiamo raggiunto i 27 anni, Nero...» disse, sedendosi poi vicino a me, anche lui a piedi nel vuoto seduti sul nostro piccolo tempio lontano da tutti loro. Insieme a tutti i precedenti Sacerdoti che, una volta finito il loro tempo, non avevano più intenzione di tornare a vivere nella comunità dando loro la possibilità di vivere lì con noi... di spazio ne avevamo.
«Vuoi andare al falò..?» suggerii, lasciandolo giocare con i miei capelli.
Erix sorrise, i suoi capelli castani da poco tagliati, venivano mossi come i miei dal vento mentre il fuoco librava nell'aria. I marchi sui suoi polsi, così come sul mio corpo, non erano spariti ne affievoliti ed anzi... erano intensi e di un colore rosso acceso come la prima sera in cui erano apparsi.
Se un sacerdote finiva il suo tempo, essi sbiadivano...
«Non penso che vogliano lasciarci andare via, sai?»