Durammo un anno esatto.
All'inizio di settembre, durante le prime due settimane di lezioni per me, rimanemmo in contatto, chiamandoci solo alle 8 di mattina per lei, alle 20 da me, a causa del fuso orario da otto ore di differenza, i messaggi che ci mandavamo erano frequentissimi e appena avevamo un attimo libero riuscivamo a messaggiare un po' o anche a chiamarci al di fuori dell'orario imposto.
Poi, a metà ottobre Elizabeth partì per le riprese di Avengers: Age of Ultron, e inizialmente andava tutto a gonfie vele, era in Italia a filmarlo quindi il fuso orario variava solo di un'ora, ma lentamente i messaggi cominciarono ad essere meno frequenti, le chiamate ad essere annullate per la troppa stanchezza, e i "ti amo" a diminuire, per non parlare di quando mi lasciava il visualizzato o ignorava i miei messaggi.
Lei aveva mollato per prima, e stufa di essere l'unica a giocare al tiro della fune, con difficoltà mollai la presa, e la lasciai andare sotto i miei occhi, con l'enorme senso di colpa che se non fossi partita per studiare magari nulla sarebbe andato in quel modo. Passai giorni tra i libri, cercando di tenermi impegnata per non pensarci su, dopo due giorni che non ci sentivamo. Uscivo con i miei compagni di classe, e mi divertivo, cercavo di non pensarci, ma qualsiasi cosa mi ricordava lei; uscivo a prendere un caffè? Il caffè che mi portava lei di prima mattina. Mettevo su a bollire del tè? I dibattiti su quale gusto di tè fosse il migliore. Prendevo in mano il cellulare? L'unica notifica era sempre quella dello spazio di archiviazione esaurito, non un suo messaggio, non una sua chiamata, nemmeno un messaggio visualizzato. Mi stava ignorando consapevolmente, per un motivo che non sapevo e del quale probabilmente di quel passo non sarei mai venuta a conoscenza.
Dopo una settimana di studio assurdo, nel weekend, mi venne a trovare, da sola, senza dirmi niente. Non aveva il solito sorriso, non aveva più quella scintilla negli occhi che di solito aveva ogni volta che stava con me. Sembrava diversa, un'altra persona, esteticamente ma soprattutto caratterialmente. Quando aprii la porta e me la trovai davanti restai di sasso, non la abbracciai né le dissi nulla, mi limitai a fissarla incredula, senza sapere come reagire. Reagì lei invece, avvicinandosi a me, e quando stavo per baciarla lei spostò la testa sulla mia spalla, abbracciandomi, quasi come fosse schifata dal baciarmi, come se non lo avessimo fatto mille volte.
«Mi sei mancata tanto» fu la frase più vicina al "ti amo" che invece mi aspettavo di sentire non appena mi vedesse. Era come se nulla fosse successo, come se non ci parlassimo da giorni, come se non ci chiamassimo da settimane, pretendeva che dimenticassi il fatto che mi avesse ignorato per tutto quel tempo. Perché lei mi conosceva, sapeva che se si fosse presentata dal nulla non ci avrei visto più e non mi sarebbe mai venuto in mente di arrabbiarmi con lei per quel giorno che avrebbe trascorso con me.
Lasciò Londra, e tornò in America con cinquecentomila dollari. Inutile specificare che si licenziò dal lavoro al bar, ormai caduto in disgrazia data l'assenza di personale, e mentre io studiavo dalla mattina alla sera lei diventava un viso sempre più conosciuto a tutti, tanto da ritrovarmela spesso nella pubblicità in metropolitana e in autobus. Anche se ormai ci parlavamo a stento e forzavamo la nostra relazione, sorridevo ai suoi cartelloni. Ne aveva fatta di strada, era riuscita finalmente a levarsi l'ombra di Mary-Kate ed Ashley, e in qualche modo sapevo di averla aiutata, il che bastava e avanzava.
Il 14 giugno presi il mio volo per tornare a Los Angeles dalla mia famiglia. Ormai era un dalla mia famiglia, non più da Elizabeth.
hey so che ultimamente ci siamo perse di vista ma sono tornata oggi in città, se quando sei libera mi scrivi un messaggio mi farebbe piacere vederti-
Quella sera rimasi a dormire dai miei genitori, e dopo aver indugiato tremila volte sul come strutturare il messaggio, appoggiai il telefono sul comodino col display rivolto verso il legno, forse troppo imbarazzata da quelle parole, ma anche molto poco convinta che avrebbe mai risposto, o almeno, non per le prime quarantotto ore.
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𝐨𝐮𝐭 𝐨𝐟 𝐦𝐲 𝐥𝐞𝐚𝐠𝐮𝐞» 𝖾.𝗈𝗅𝗌𝖾𝗇
FanficCONCLUSA|| Julia, distrutta dalla rottura con il suo storico ragazzo, non ne vuole più sapere dell'amore, così si rifugia nelle braccia della sua amica Elizabeth. Ma le cose non vanno come previsto, e in qualche modo, Elizabeth riesce a farle cambi...