⚛︎ 𝐬𝐥𝐞𝐞𝐩𝐨𝐯𝐞𝐫

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«Quindi l'abbreviazione del tuo nome non è Eli» dissi, passandole la bottiglia di whiskey che avevamo preso dalla cantina; Eravamo entrambe sedute a terra in salotto, con la schiena appoggiata al muri, come due drogate senzatetto.

«Nah, Eli è più da tipa perfettina, ballerina, massimi voti a scuola e tutta quella roba lì, Lizzie è meglio» corresse lei, buttando giù l'alcol come fosse semplice acqua.

«Lizzie? Lizzie mi sa di.. lesbica» dissi ridendo, bevendo ancra.

«Hai fatto centro sorella» continuò, leccandosi le labbra e stringendo gli occhi per fare un sorrisetto da bambina.

Non mi piaceva vederla triste, quindi le avevo chiesto qualcosa di forte da bere per me, sapendo che poi avrebbe cominciato a bere pure lei e la avrei fatta non ubriacare, ma diventare almeno brilla, nonostante fosse effettivamente illegale ubriacare una persona, e si, il mio piano era andato in fumo perché mi ero ubriacata prima che cominciasse a bere anche solo un sorso lei.

«Lizzie posso chiederti com'è farlo con una ragazza?» chiesi io come se fosse una cosa normale da chiedere, stappando la seconda bottiglia di jack daniel's.

«Oh è semplice, credo» cominciò, e io assunsi un'espressione estremamente concentrata ed interessata «basta avere le dita e una patata.. cioè non il tubero, quella patata, la vagina, ecco. Ah si e le tette, ma sono un optional.» questa mi era nuova.

«Grazie al cazzo, e poi?» la spronai a continuare.

«Dita e lingua dentro alla vagina e massaggio seni, nl senso, palpeggiali, ah si fallo anche con il sedere, semplice. Poi mi pare ci sia quella roba che si rappresenta con le forbici..» disse strappandomi la bottiglia dalle mani e buttando giù il whiskey come se fosse una cosa da tutti i giorni, come se fosse acqua.

«Ma si gode almeno?»

«Non lo so, penso di sì comunque, è pur sempre sesso» disse lei fissando il soffitto, come se potesse trovarci scritta una risposta.

«Ma come non lo sai?»

«Boh, Meredith non ha mai voluto farlo» disse con un tono spaesato, quasi confuso.

«Ah» risposi io, non sapendo come altro reagire.

«Pensa te, sono una ventitreenne lesbica che non ha mai scopato con una donna che è appena stata mollata dalla ragazza» ammiccò facendo una risata isterica.

«Io non sono messa molto meglio, sono una ventunenne fidanzata con un ragazzo menefreghista che probabilmente mi sta tradendo e che non vuole avere figli»

Non rispose, anche perché non c'era tanto da rispondere, ma fece un gesto che veramente mi scaldò il cuore; mi si fiondò addosso, stringendomi forte la vita e sussurrandomi un "mi dispiace" sulle spalle, inumidendole delle sue labbra.

«Grazie Lizzie, ma on preoccuparti, ti stavo per dire che al massimo mi avresti trovata sotto un ponte ma poi mi sono ricordata che la casa è intestata a me» sussurrai, cacciando indietro le lacrime per non scoppiare di nuovo in un pianto isterico come quello precedente in bagno.

«Vieni dai, direi che per oggi siamo anche apposto» disse lei semplicemente, afferrando la mia mano e trascinandomi ovunque a suo piacimento. Dopo aver spento tutte le luci al piano di sotto, mi condusse nella camera che avevo sorpassato prima per entrare in bagno; non ci avevo minimamente fatto caso, ma era davvero bella, i muri dipinti di verde smeraldo, al centro della stanza e quindi davanti alla porta un letto a una piazza e mezza bianco come le lenzuola. il tutto illuminato da una porta in vetro che faceva entrare il chiarore della luna e conduceva al balcone, e alcune finestrelle per tutta la stanza.

«Tieni» disse lei porgendomi una maglietta, che aveva appena preso dall'armadio accanto alla porta.

«Non so, vai a cambiarti di là se ti metto a disagio» disse quasi timorosa della risposta.

Non replicai, le risi praticamente in faccia, e mi tolsi semplicemente la maglietta, preparandomi di già ad infilare l'altra, che emanava un forte odore di lavanda, lo stesso di Elizabeth e che girava per tutta la casa e il bar.

«Riusciresti sganciarmi il reggiseno?» le domandai, facendole vedere che ero in difficoltà.

«Certo..» disse lei timorosa avanzando verso di me, che intanto mi ero girata di spalle.
con una mossa veloce allontanò i ferretti gli uni dagli altri e mi aiutò a sfilarlo, chiudendo gli occhi.

«Elizabeth, guarda che non devi tapparti gli occhi, non mi metti mica in imbarazzo, e poi siamo amiche, le mie tette le avrai viste altre mille volte in spogliatoio.» le dissi dolcemente, facendole realizzare ed aprire gli occhi. Fissò ogni centimetro del mio busto con noncuranza, dopodiché mi aiutà ad infilare anche la maglietta, di qualche taglia più grande, con una strofa di Blank Space stampata sopra.

«Sta meglio a te che a me, tienitela.» Mi mandò un caloroso sorriso in risposta, e istintivamente avvampai. Quelle poche ma significative per me parole mi fecero un effetto strano nello stomaco; non erano delle farfalle, e anche se fossero state quelle non le avrei riconosciute dato che non le avevo mai provate in vita mia, ma era come un sorriso interno, come se il mio cuore stesse sorridendo al mio posto, trasmettendo queste sensazioni al mio stomaco che le rafforzava e me le faceva percepire da cima a fondo. O stavo provando quello, o l'alcol mi aveva completamente rovinato la testa.

Lei si infilò sotto le coperte, e mi fece segno di sdraiarmi accanto a lei, sempre con quel pizzico di timore.

«Ci stiamo? Sennò dormo sul divano, per me non è un problema»

«Tranquilla, dovremmo starci, un po' appiccicate ma dovremmo starci

Si spostò leggermente a sinistra per farmi spazio, e appena trovata la posizione giusta mi sistemai. Eravamo entrambe sdraiate di lato, i lati opposti però, lei girata verso sinistra e io verso destra, in modo da incrociarci. Si girò per spegnere la luce centrale, e tornò a guardarmi, quasi come i miei occhi fossero aria da respirare.

Era tutto buio, la luna illuminava perfettamente i suoi occhi sempre di quell'azzurro-verde che non avevano un colore che risaltava di più e uno di meno; perfettamente metà.

e chi lo avrebbe mai immaginato, che quegli occhi mi avrebbero fatto innamorare.

𝐨𝐮𝐭 𝐨𝐟 𝐦𝐲 𝐥𝐞𝐚𝐠𝐮𝐞» 𝖾.𝗈𝗅𝗌𝖾𝗇 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora