"Sei la mia salvezza Munson"

98 9 22
                                    

🚨TW: VIOLENZA DOMESTICA E OMOFOBIA PESANTE🚨
🚨TW: VIOLENZA DOMESTICA E OMOFOBIA PESANTE 🚨

"Papà, non capisco, quale malattia?" Disse Steve con le lacrime che oramai avevano iniziato a rigargli il viso con l'impressione di aver fallito come figlio, per sempre.
"Hai pure il coraggio di chiedermelo?" Insistette il padre.
"Per favore caro, é sempre tuo figlio, vacci piano con le parole" disse la madre preoccupata che il padre potesse andare oltre che le parole, e ne era certo che succedesse, ma non ci poteva fare niente. Di. Niente.
"NON SO SE TI RENDI CONTO CHE LA DELUSIONE DI FIGLIO CHE HO DAVANTI É FROCIO!" Gridò ancora una volta suo padre che stavolta si era alzato e aveva sbattuto le mani contro il tavolo.
"É per questo? Sono sempre il tuo fottuto figlio" rispose Steve con le poche forse che aveva in corpo tra un singhiozzo e l'altro.
Ma aveva ricevuto uno schiaffo, poi un altro, un altro e un pugno come colpo di grazia facendolo andare a terra.
Suo padre non aveva pietà per quel ragazzo che si stava svuotando di tutte le sue forze, diventava sempre più piccolo e non sapeva neanche come avesse fatto a scoprirlo.
Era accovacciato in ginocchio con la testa bassa che gocciolava dal naso al pavimento, sporcando la moquette del sangue più puro che potesse esistere e le braccia tremanti che cessarono su di esse come gelatine arrendendosi.
Affogava nei suoi pensieri mentre riceveva gli insulti più pesanti mai sentiti, poi da suo padre.
Sperava solo una cosa, che non lo costringesse a separarsi da lui e che non gli trovasse una ragazza di ricca famiglia.
"MI STAI ASCOLTANDO BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA?" Gridò di nuovo quel mostro di suo padre, mentre gli sferzava un calcio sul fianco che lo fece gemere di dolore e non poco.
"S-si" l'unica cosa che seppe dire e anche falsa.
"Prima di tutto non ti rivolgi così a tuo padre "fottuto figlio" ma chi ti credi di essere?" Gli disse con tono severo mentre gridò un "STAI ZITTA E FAMMI FINIRE" alla madre ormai anche lei con le lacrime agli occhi pregando che quell'incubo finisse presto.
"Secondo. Ora ti fai le valigie e non tornerai mai più qui dentro. Hai capito stronzo?" Aveva finito, o almeno con gli ordini, ma gli insulti e i calci continuarono per un'altra decina di minuti.
Si sentiva inutile, solo, una delusione, era vuoto, non proferiva parola e la vita a colori che desiderava e che aveva, diventò di nuovo in bianco e nero.
Non ce la poteva fare, voleva reagire a quella violenza infinita, ma era diventato un burattino e i fili erano gli schiaffi, i pugni, i calci e gli insulti gestiti dal burattinaio, il padre.
Era finito finalmente, quel momento buio e terrorizzante era terminato.
Senza dire niente con la faccia insanguinata e i vestiti lo stesso, salì le scale e prese tutto ciò che aveva per poi metterlo in una valigia. Sapeva dove voleva e gli conveniva andare, da Eddie.
Sperava che le prove fossero finite per trovarlo a casa.
"Addio" disse prima di sbattere la porta e andarsene in macchina senza il tempo di far proferire ai genitori parola. Andava lento, perché sapeva che stava rischiando da un momento all'altro di svenire.
La roulotte di Eddie era finalmente vicina.
Bussò alla porta rovinata con la stessa forza di una foglia autunnale essiccata.
Eddie sentì comunque il bussare e gli aprì, fortunatamente era a casa.
"Zio non sapevo fossi tornato.. presto?! STEVE MA CHE CAZZO" Era svenuto, lo sapeva, pieno di sangue, i vestiti sporchi di altrettanta sostanza.
"Ok Steve svegliati ci sono io ora ti porto un bicchiere d'acqua e prendo il kit d'emergenza torno subito ok?" Disse gesticolando nervosamente tremando. Eddie teneva a lui più di ogni altro.
Gli portò un bicchiere d'acqua e lo aiutò ad alzarsi dal divano e stendersi.
"Adesso ti asciugo tutto il sangue, metto cerotti e bende e mi dici cosa cazzo è successo, devo fare fuori qualcuno?"
Disse Eddie sedendosi vicino a lui con l'istinto omicida per chiunque l'abbia ridotto così.
"M- mio pa-" riuscì a dire solo questo prima di tossire e sputare un po' di sangue dalla bocca.
"Tranquillo non c'è fretta" lo rassicurò il riccio con tutta la calma e la dolcezza in corpo. Dopo avergli sistemato il viso si ritrovò con 5 cerotti, una gengiva leggermente sanguinante, un occhio più grande il doppio del normale e i capelli spettinati.
"Allora, non sapevo che i miei arrivassero oggi a casa e mio padre mi ha tipo picchiato e insultato pesantemente per una mezz'ora solo perché mi piacciono i ragazzi" disse Steve, non sapeva neanche se volesse piangere, ma non perché odiasse se stesso, ma perché aveva più rabbia per quel mostro e amore per il suo ragazzo che gli poteva venire solo da ridere dalla vergogna di padre che si ritrova.
"Cazzo Stevie. Hai fatto bene a venire da me ti ospiterò anche per sempre se vuoi, per te questo ed altro." Rispose rincuorandolo con un mezzo sorriso e gli occhi lucidi mentre gli fasciava i fianchi.
Proprio in quel momento entrò lo zio Wayne "oh ciao Steve non ti avevo visto come mai qui?" E Steve disse con gli occhi che iniziavano a luccicare "ecco, mio padre mi ha picchiato perché sono fidanzato con Eddie e mi ha cacciato da casa" mentre Wayne lo guardava con un aria malinconica che gli invadeva lo sguardo. "Cavolo, mi dispiace ragazzo, immagino che Eddie te lo abbia già detto, ma ti do la mia conferma, stai qui per tutto il tempo che vuoi, almeno sentirò di meno le lamentele di Eddie perché non ti vede" disse ridendo mentre Eddie si girò di scatto verso lo zio "ZIO" In imbarazzo iniziando ad arrossire continuando per giustificarsi "è esagerato, nel senso non è che faccio così tutti i gior-" "Oh si invece eccome" non lo fece finire lo zio.
Però tra quelle poche risate per alleggerire il momento Eddie notò che Steve aveva gli occhi lucidi.
Così, avendolo finito di curare improvvisò con "bene noi andiamo in camera mia tu ti fai una doccia?" Chiese allo zio mentre si alzava e aiutava Steve a fare lo stesso.
"Sì, ma non fate sesso quando ci sono io, vorrei dormire" gli rispose con nonchalance.
"ZIO" Gli gridò di nuovo Eddie.
Entrarono in camera e si stesero uno affianco all'altro, Steve con la testa nell'incavo del collo di Eddie e le braccia  che gli accarezzavano i capelli ricci e morbidi, mentre Eddie lo abbracciava facendogli i grattini sulla schiena e le loro gambe completamente intrecciate tra loro. "Adesso puoi sfogarti se vuoi." Disse Eddie con un tono debole non distogliendo lo sguardo dal soffitto bianco della camera.
"Ho visto che avevi gli occhi lucidi e adesso puoi sfogarti con me, non ti abbandonerò mai e poi mai piccolo mio." Trasformò quei grattini in un abbraccio stretto, come se Steve fosse il suo più grande tesoro, anche se in realtà non sembrava, lo è. Non ebbe nessuna risposta così aggrottò le sopracciglia e prima di poter ridire il suo nome sentì dei singhiozzi e il suo collo umido, con le mani del liscio aggrappate al petto del riccio.
"Oh Steve.." Eddie si accorse subito e incominciò di nuovo ad accarezzargli la schiena e ad assicurarlo.
Dopo una mezz'ora di pianti, abbracci, rassicurazioni e sfoghi tornarono a coccolarsi.
"Grazie Eddie" disse dal nulla Steve.
"Per cosa? Per averti ospitato? Ma figurati piccolo" rispose Eddie con una dolcezza invidiabile.
"Ma in generale" precisò Steve.
"Ovvero?" Il riccio era confuso.
"Sei la mia salvezza Munson."

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Spazio autrice 💕
Conteggio parole: 1270
Ok sono soddisfatta.
Però non so se dopo la gita dovrebbe finire lì la storia o continuarla in qualche modo.
Accetto consigli e suggerimenti<3
Poi deciderò e cercherò di non sparire di nuovo hahaha.
Eh niente adesso vado a dormire che sto a svenì sono le 4 😍🤙
Kiss 💋💕

Un tuffo in se stessiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora