III - LA SIRENETTA

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38 chiamate perse.
25 messaggi su WhatsApp.

Ginevra fissava insistentemente lo schermo, immobile ed in silenzio, indecisa se rispondere o spegnere il cellulare.
Alex l'aveva cercata per tutto il giorno e lei non si era lasciata trovare.
Si era recata al porto e vi era rimasta per tutta la mattina e l'intero pomeriggio senza nemmeno avvisarlo, dopo che lui, prima di andare a lavoro, le aveva lasciato un vassoio sul letto con la colazione: una tazza di latte macchiato, quattro biscotti integrali ed un biglietto accanto ad un tulipano giallo, il suo fiore preferito.

"Spero di non aver sbagliato le dosi per la tua dieta. In più, ho solo aggiunto il mio amore."

Era la cosa più dolce che le fosse mai capitata.
Alex era straordinario, in tutto e per tutto. Nonostante fosse un uomo costantemente attivo e continuamente impegnato, riusciva sempre a trovare il tempo per lei, per sorprenderla, stupirla, compiacerla.
Semplicemente la amava e glielo ricordava di continuo dicendoglielo due, tre, cinque volte al giorno e dimostrandoglielo in ogni modo ed occasione possibile.
Ormai stavano insieme da un po' ed erano anche andati a convivere nella casa di lui, in pieno centro città. Però lei non aveva mai risposto a quelle dichiarazioni d'amore.
Ginevra non aveva mai detto ti amo ad Alex.

«Sono davvero fortunato.»

Le aveva rivelato lui la sera prima, attorcigliandosi fra le dita una ciocca dei morbidi capelli corvini di lei. I suoi occhi brillavano ogni volta che la guardava, stracolmi di felicità e commozione.
Aveva amato poche donne in passato, ma Ginevra era stata l'unica a possederlo interamente, a prendersi tutto di lui: corpo, mente, cuore ed anima. La amava così intensamente, da non riuscire a trovare le parole adatte a quantificare e descrivere i suoi reali sentimenti. Avrebbe voluto che il semplice ti amo non fosse così banale e riduttivo.

«Non è stata fortuna, Alex.»

Lei gli aveva accarezzato il mento, sfiorando appena quella cicatrice che tanto amava, pronta a cominciare il suo racconto.

«Io sapevo chi eri. Ho guardato Vikings, ho visto Ivar.»

Alex corrucciò un po' le sopracciglia, aspettando il continuo di quella storia a lui totalmente sconosciuta.
Perciò lei gli disse che era così: grazie a quella famosa serie TV antagonista de Il trono di spade, aveva scoperto l'esistenza di Alex Høgh Andersen e ne era rimasta ammaliata, perdendo completamente il raziocinio.
Come una stalker esemplare aveva esaminato ogni sito web, ogni profilo social che parlasse di lui, si era informata su qualsiasi cosa lo riguardasse e aveva preso appunti su ciò che era riuscita a trovare della sua vita più intima, nonostante fosse stata un'impresa ardua. Quel ragazzo era sempre stato molto cauto nel tenere i media fuori dalla sua sfera privata.

«Sono volata via dall'Inghilterra e mi sono trasferita qui per te. Sapevo che in quella palestra ti avrei trovato.»

Lo baciò dolcemente sulla bocca, schiudendo appena le labbra e lasciando che lui gliele risucchiasse nelle sue.

«Volevo che diventassi mio.»

Lui le sorrise, visibilmente emozionato.

«E ci sei riuscita, amore. Sono tuo. Totalmente, devotamente tuo.»

Ed io sono tua, Alex.
Per sempre ormai.

Avrebbe voluto dirglielo ma non c'era riuscita.
Ecco perché aveva deciso di evitarlo per un po'. Sentiva il bisogno di stare da sola, di pensare a come affrontare l'argomento, di come comunicargli che in poco tempo sarebbe cambiato tutto, che la loro vita sarebbe stata stravolta.
Ginevra aveva paura. Aveva creduto che guardare il mare e contemplare la statua della Sirenetta le avrebbero infuso del coraggio e invece era stato l'esatto contrario.
Le era solo salita l'ansia.

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