Capitolo 3

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Quando venni a sapere delle condizioni in cui avrei dovuto vivere il resto della mia vita, avevo sei anni. Demetra mi guardò dritto negli occhi e mi disse: «La vita è un dono e scorre dentro di te come la linfa nelle piante. Tu sei lei e lei è te. Eísai i zoí, Midea. Sei vita, ma sei anche il frutto di un amore proibito, qualcosa di immensamente bello che ha acceso una fiamma di invidia nell'animo di Ade. Ed è per il suo rancore nei confronti di tua madre Persefone che non potrai mai condurre una vita al pari di quella dei tuoi simili. Sei diversa da tutti loro ed è un pregio che scoprirai a tempo debito».
A sei anni si è così ingenui che puntare il dito contro qualcun altro sembra la soluzione ai nostri problemi, così per un po' odiai mia madre, che non solo era la causa del mio non-essere ma mi aveva persino abbandonata. Lo facevo in segreto, Demetra non mi avrebbe concesso di provare un sentimento così intenso, così meschino. Diceva che nel corso della storia, le azioni degli dei e degli umani erano accomunate da una cosa: entrambe scaturivano da una cattiva gestione delle emozioni. La rabbia, la gelosia, l'invidia, l'odio, la brama di potere portavano solo al caos, alla distruzione e alla morte. A dodici anni, quando rincontrai Persefone, ogni traccia di rancore nei suoi confronti era svanita. Avevo maturato l'idea che lei non avesse colpe. Il problema stava nel sistema e in come le cose avessero preso il loro corso. Talvolta sembra che l'irrazionalità prevalga e così gli innocenti vengono condannati colpevoli e viceversa. Spesso mi dico che non importa se sono diversa o se sono speciale, avrei preferito una vita come tante piuttosto che questa, ma più penso al mio volto ritratto su quel foglio e più mi convinco che forse avrei potuto avere la vita che desideravo.

Al tramonto di una giornata di metà Maggio, mi ritrovai a combattere contro me stessa. Ogni cosa, a partire dai dati materiali fino al mero istinto, mi diceva di cedere e infrangere le regole.
Seguire Michael ovunque andasse era già sintomo di quello che il buon senso avrebbe chiamato ossessione ma, in balia di impulsi primitivi, nulla aveva più importanza. Mi sarei preoccupata solo quando le cose sarebbero degenerate e nel frattempo avrei sfruttato il tempo a mia disposizione per indagare di più sulla sua vita. Non c'era dubbio: nessuna coincidenza mi stava ingannando. Sicuramente se avessi consultato l'oracolo di Delfi mi avrebbe indirizzato sui suoi passi. È la chiave, è lui penso. Per anni ho vissuto nell'ombra senza destare sospetti, senza avvertire strani formicolii o apparire nei pensieri di qualcuno. Michael non era un caso, era il mio destino. Poi, una paura immensa turbò all'improvviso il mio animo. Cercai di ignorarla, ma il viso di Klaus mi tuonò in mente, sofferente, tra le anime dannate, imprigionate per l'eternità negli Inferi. E Persefone, al fianco di Ade. I suoi occhi dritti a terra e le mani giunte sul grembo, mentre il Dio rideva fragorosamente. Poco dopo, come al risveglio da un incubo, tornai alla realtà. Michael si lamentava delle manie di protagonismo del fratello maggiore, seduto al tavolo di un bar con le sue due amiche.
«È stressante lavorare con lui a casa, per questo passo molto tempo in garage.» spiegava ad Eveline, desiderosa di chiarimenti. New York Academy of Art è il nome dell'istituto in cui studia, a quanto pare. A breve avrebbe avuto un esame importante di pittura. Quando iniziarono a parlare di un certo Calum che assillava Eveline per un appuntamento, smisi di ascoltare. E credo anche Michael. Infine si salutarono e andarono per le loro strade. Michael era tentato di tornare in garage e saltare la cena, era evidente, ma tirò comunque dritto verso casa. La sua aura era grigia come un cielo in tempesta e le cose non fecero che peggiorare una volta arrivati.

«Hai intenzione di scusarti con Norah?»
Michael siede al lato lungo del tavolo, tra sua madre e il fratello maggiore, entrambi a capotavola. Stavano mangiando in estremo silenzio, finché Luke non ha parlato.
«La chiami per nome, adesso?» lo deride Michael, che non aveva mai davvero iniziato a mangiare la carne nel piatto. Di tanto in tanto divideva a metà un fagiolino, poi un altro.
«Che problemi hai, Michael?» chiede Luke, con leggero sarcasmo.
«Che problemi hai tu, Luke?»
«Non mancarmi di rispetto.»
«Ma chi ti credi di essere? Ti puoi sedere nel posto di papà ma non sarai mai lui.» sbotta Michael, lasciando cadere le posate sul piatto.
«Michael, per piacere...» mormora Norah, flebilmente.
Il ragazzo si gira verso di lei, negli occhi leggo il suo dolore.
«Come puoi lasciargli fare tutto questo? È da pazzi!» esclama e si mette in piedi, poi si gira un'ultima volta verso Luke. «Ho ventun anni, dannazione, e non ti devo niente. Non so perché tu faccia così, ma devi smetterla, non ti si addice ed è un insulto a papà.» dice con il dito puntato contro di lui. Sua madre silenziosamente assiste alla scena, incapace di inserirsi nel discorso.
«Per quanto vale, mamma, mi dispiace di non averti avvisata ieri sera. Ma non mi scuserò per questa follia che gli stai permettendo di portare avanti.»
E dopo un cenno di assenso da parte di Norah, Michael lascia la sala da pranzo, svanendo nell'oscurità. Luke serra le mani a pugno e irrigidisce la mascella. Il suo volto si colora di rosso, furente, fin quando Norah non attraversa la sala per andare da lui. Gli posa le mani sulle spalle e poi lo stringe a sé, lasciandogli un lungo bacio sui capelli biondo cenere.

L'appartamento di Michael non è immenso ma, quando non sai dove andare, sembra un labirinto. Trovarlo sarà una sfida, mi dico, specie quando il buio regna in tre quarti della casa. Un tintinnio alle mie spalle richiama la mia attenzione ma, quando mi giro, Michael mi ha già superata. Indossa la giacca con cui è arrivato e va a passo svelto e deciso verso la porta d'ingresso. Sua madre lo segue.
«Dove vai?»
«A fare un giro.»
«Sei sicuro? Come ti senti?» chiede Norah, raggiungendolo. Michael indugia con un piede fuori dall'appartamento.
«Sei troppo buona, mamma.» mormora, eppure il modo in cui lo dice non fa sembrare quelle parole un complimento.
«Non credo che tornerò stanotte.» si affretta a dire, precedendo qualunque risposta gli avesse dato sua madre.
Sgattaiolo fuori dall'appartamento prima che Michael chiuda la porta alle sue spalle, lasciando Norah alle cure del fratello maggiore. Non rallenta il passo nemmeno quando siamo fuori dal palazzo. Va così veloce che non mi accorgerei nemmeno se iniziasse a correre. Superati i sei isolati di distanza da casa sua, inizio a capire. Estrae un mazzo di chiavi dalla tasca del giubbotto e, una volta davanti alla saracinesca, si china per aprire il lucchetto.
«Cavolo, Fisher, finirai come Van Gogh di questo passo!» esclama un signore lì affianco, mentre infila la chiave di casa nella serratura. Michael gira la testa di lato, accennando un sorriso spento, cupo.
«Ha avuto successo.» dice, con un non so che di ironico. Il signore, che ormai aveva già aperto la porta da un pezzo, si limita ad annuire, sorridendogli. Entrambi si scambiano un saluto prima di rincasare.
Michael riabbassa la saracinesca, una volta dentro. Accende la luce dall'interruttore vicino l'attaccapanni e si sfila la giacca. Il mio ritratto è ancora lì, sulla scrivania, attorniato da decine di gessetti e matite consumate. Percepivo un'aria pesante, carica di tensione. Michael fissa il vuoto per qualche istante, con le mani poggiate sui fianchi e un'espressione tremendamente seria. Poi, preso da un attacco d'ira, fa uno scatto verso la scrivania e getta tutto a terra, passando furiosamente le mani sul tavolo. Scombina tutto, alcuni gessi si frantumano nell'impatto con il pavimento mentre le matite vi rimbalzano, causando rumore. L'unica cosa ad essere rimasta al suo posto è quel disegno.
Michael gonfia il petto un paio di volte e poi butta fuori l'aria. Una mano sul cuore e l'altra poggiata sul tavolo. In quel momento ero certa di una cosa: anche lui aveva bisogno di essere salvato.







Luke Fisher, Lucas - Luke Hemmings

Luke Fisher, Lucas - Luke Hemmings

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Norah Brooks, sig. Fisher - Gwyneth Paltrow

____Per il momento procede un po' lentamente, ma fra poco prenderà una piega diversa la storia, vedrete 🫶🏼Lasciate una stellina e un commento se vi sta piacendo, accetto anche le critiche costruttive💜

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