Capitolo 10

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«Sei sicura?»
«No, ma spiegherebbe il fatto che faccia ancora freddo.»
«Dopo il riscaldamento globale non mi stupirei di altri cambiamenti climatici. Non dev'essere per forza Persefone la causa.»

Fuori dal bar Dumbo, il cielo già cupo comincia a tuonare, prospettando tutto fuorché bel tempo. Michael continua a far finta di intrattenere una conversazione al telefono, ma, visti i temi bizzarri trattati, non sembra star andando bene. Alcuni passanti e clienti del Dumbo gli rivolgono occhiate fugaci e stranite.
«Sta per piovere.» annuncia, con lo sguardo per aria.
Tuttavia, i miei pensieri vagano altrove, tra Persefone e Ade. Avrà usato la forza o l'inganno per tenerla con sé oltre i tempi stabiliti? Fa parte del suo piano vendicativo, nonostante siano passati anni? Anche se, difronte all'eternità, diciotto anni non sono niente. Ha in mente qualcosa di più grande, allora?
«Devo parlare con Demetra, saprà sicuramente qualcosa.» mormoro, con mille quesiti in sospeso.
Le prime gocce d'acqua iniziano a cadere, seguite da rumorosi boati. I passanti si riparano con ciò che hanno, come cappucci, valigette e giornali, affrettandosi a raggiungere le loro mete. Vorrei non essere l'unica a interpretare questo maltempo come previsione di qualcosa peggiore di un acquazzone.
«Come farai?» chiede Michael incuriosito.
I capelli gli si arruffano per l'umidità e, pian piano, la pioggia macchia i suoi vestiti d'acqua. Lo osservo diventare sempre più un disastro e una serie di brividi mi scuotono, solleticandomi.
«Attraverso la preghiera,» rispondo in maniera distratta.
Di colpo, lo sguardo di Michael si assottiglia e lentamente abbassa il telefono. Come se avesse visto un fantasma, la sua espressione si fa incredula e stupita.
«Midea...» sussurra, rimanendo con le labbra schiuse.
Se prima i suoi occhi puntavano oltre le mie spalle, adesso mi avevano trovato e mi scivolavano addosso come le gocce d'acqua sulla vetrina del bar.
«La pioggia. Ti sta bagnando.» mormora, deglutendo subito dopo.
E così era: l'acqua non mi trapassava cadendo sull'asfalto, bensì mi accarezzava la pelle, segnando i miei confini. Cole solleva la mano sinistra e la protende verso di me, con gli occhi che gli brillano per il desiderio di raggiungere l'intoccabile.

«Michael, entra!»
Eveline spalanca la porta del locale e con sguardo stranito osserva l'amico inzuppato d'acqua, esortandolo a ripararsi. Michael ritrae immediatamente il braccio e si gira in direzione dell'amica. Le suole delle sue scarpe bagnate scrosciano mentre si incammina verso il bancone.
«Non esiste che ti siedi sullo sgabello conciato così.» tuona Eve, pietrificando Michael con lo sguardo. Il ragazzo rimane fermo, in piedi vicino alla sedia.
«Ma che ti prende?» lo rimprovera con fare materno e le mani sui fianchi, poi impreca a bassa voce. «Sei più strano del solito.»
Michael fa passare lo sguardo dalle sue scarpe a Eveline, poi scrolla le spalle e scotola i capelli bagnati con un gesto della mano. Alcune gocce cadono sul ripiano e vengono spazzate via da Eve con un panno di stoffa.
«Comunque, ricordati che c'è il compleanno di Michelle questo fine settimana.» esordisce lei, mentre si appresta ad aggiustare le sfiziosità esposte nella vetrinetta.
Al sentire di quel promemoria, Cole sembra cadere dalle nuvole.
«Giorno... undici?» chiede conferma.
Eveline alza lo sguardo dalle ciambelle glassate che stava mettendo in fila con tanta cura. Una smorfia le si dipinge in volto, infastidita e, al contempo, preoccupata per l'amico, costantemente con la testa altrove. Gli risponde di sì, chiedendogli se andasse tutto bene. Michael trattiene il respiro e annuisce, sorridendole gentilmente. Eveline lo scruta a lungo, ma cede, lasciandosi abbindolare dalle sue menzogne.
«Con chi eri al telefono?» chiede d'un tratto, cogliendolo alla sprovvista.
Michael boccheggia in cerca di una scusa plausibile.
«Un mio compagno di corso. Mi ha chiesto a che punto fossi con il progetto da portare all'esame.» blatera, gesticolando con fare confuso.
Eveline aggrotta la fronte e lo guarda con fare sospetto.
«Mi stai mentendo, vero?»
Cole assottiglia le labbra, sorride e muove qualche passo all'indietro, guardandosi alle spalle per evitare di urtare qualcuno o qualcosa.
«Il progetto,» dice soltanto.
Eve piega la testa di lato e alza gli occhi al cielo, capendo dove stesse andando a parare l'amico.
«Devo andare,»
«Sì, ho capito.» borbotta lei.
Michael si ferma difronte alla porta del Dumbo. Fuori ancora piove.
«Ci vediamo sabato al Lightning per Michelle.» dice, mostrando di ricordare l'impegno preso già da tempo con le amiche. Poi, tira su il cappuccio della felpa ed esce dal bar dopo un ultimo saluto.
Eveline ricambia con un cenno del capo e si rimette a lavoro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 06 ⏰

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