Capitolo 8

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Entrambi rimaniamo in silenzio ad ascoltare il suono dell'acqua che cade sul piatto in ceramica della doccia.
Mi perdo ad osservare i movimenti di Michael mentre insapona i capelli e, con lo stesso sapone, si imbianca il viso e pulisce il corpo. I boxer azzurri scuriscono e si appiattiscono al corpo, inzuppati d'acqua.
«Tutto bene, tesoro?»
La voce di Norah giunge ovattata da dietro la porta, preceduta da un leggero bussare. Michael risponde di sì e, dopo essersi sciacquato per bene, chiude l'acqua ed esce dalla doccia.
I passi di Norah si fanno distanti.
«È molto apprensiva,» spiega e, nel frattempo, tampona la parte superiore del corpo con un asciugamano, legandoselo poi in vita.
«Per il problema al cuore di cui mi hai parlato?» chiedo a voce bassa. Michael annuisce. Non sembra voler parlare nemmeno di questo. Silenziosamente, sfila i boxer da sotto il telo e li strizza nel lavandino.
«Potresti morire per questo?» chiedo, ancora.
Cole aggrotta la fronte e si abbandona a una leggera risata.
«Non sono superstizioso, ma non è carino da chiedere.» risponde e capisco di esser stata indelicata ancora una volta. «Comunque, è sempre possibile, sì. Dovrei essere sfortunato, però. E mi riesce alquanto bene.» conclude, andando incontro alla porta. Prima di abbassare la maniglia, si ferma e si guarda alle spalle. Gli sono così vicina da poter vedere chiaramente tutte le goccioline d'acqua che, rilasciate dai capelli, fanno a gara per raggiungere il più velocemente possibile la base della schiena.
«So quello che ho detto la prima volta che ne abbiamo parlato, ma sono contento che tu sia qui stasera.» mormora, con tono sincero e un sorriso effimero. Nel mio stomaco uno sfarfallio, di cui poco mi curo rispetto alla gioia che mi avevano dato quelle parole.
«Anch'io,» sussurro in risposta, emozionata. E questo mi basta per farmi dimenticare momentaneamente del resto e sentirmi meno sola.

Usciti dal bagno, ci dirigiamo in camera. Michael prende dei vestiti puliti e si cambia in maniera sbrigativa tra le ante aperte dell'armadio, che fanno da separé.
«È meglio che mia madre e Luke non ci scoprano.» mormora, chiudendo l'armadio. Mi viene quasi da ridere. Come se non fossi stata in silenzio per tutta la mia vita, penso.
«Vuoi insegnarmi come essere invisibile, per caso?» chiedo ironicamente, con fare pungente.
Michael fa una smorfia e poi annuisce.
«Hai ragione, scusa.»

Norah, già in cucina, aspetta il figlio mentre si dà da fare ai fornelli. Varcata la soglia, Michael si appoggia all'isolotto, osservando la madre.
«Pensavo di preparare le lasagne stasera.» annuncia lei, girando il sugo nella pentola.
«Come posso aiutarti?»
Cole arrotola le maniche della felpa e si avvicina a Norah, che assume una posa più rilassata vicino al figlio. La sua aura è rosa come i fiori del pesco, simbolo della sua natura amorevole e gentile. Ma è anche marrone, come la ruggine: qualcosa l'ha segnata, cambiando la sua chimica, ed è troppo stanca per combattere e tornare lucente come un tempo.
«Fai la besciamella. Servono il latte, il burro, la farina e la noce moscata. Anche un pizzico di sale,» comanda Norah.
Michael appare confuso in un primo momento, ma poi si cimenta in miscugli come se sapesse cosa fare e come farlo. Ogni tanto alza lo sguardo e lo fa vagare per la stanza, e so che sta cercando me. Norah posa il mestolo sul ripiano e copre il sugo col coperchio. In quel momento, Michael mette sul fuoco il suo composto e lo guarda cuocere. Non ci mette molto. Il fuoco viene spento e la pentola messa da parte.
«Vediamo se è fatto bene,» dice la madre, inzuppando un dito nella besciamella ancora calda. Poi, lo porta alla bocca. Fa un verso di approvazione.
«È buona?» chiede retoricamente a Norah, la quale gli sorride, annuendo.
«Non lo assaggi?» chiede lei di rimando, intingendo di nuovo il dito nella besciamella e avvicinandolo al viso di Michael. Lui subito si ritrae, con un'espressione disgustata.
«Mamma!» esclama ed entrambi si abbandonano ad una risata di cuore. Alla fine, Norah sporca la punta del naso al figlio, che subito si pulisce.
Osservo la scena con una strana sensazione addosso: nostalgia di qualcosa che non c'è mai stato e mai ci sarà. Ma ogni cosa si esaurisce quando la porta di casa si apre e si chiude alle spalle di Lucas. L'aria si fa più tesa.
«Mamma?» la chiama.
La sua voce è roca e profonda. Direi dal tono che sia stanco, forse nervoso. Norah si pietrifica e punta lo sguardo sull'ingresso della cucina, attendendo l'arrivo del primogenito.
«Siamo in cucina.» dice, calcando sul verbo al plurale. Michael ha la mascella contratta e le mani in tasca. Anche i suoi occhi sono fissi sul medesimo punto. Dopo pochi istanti Luke varca la soglia e fa passare lo sguardo da Norah al fratello.
«Chi si rivede. A cosa dobbiamo questa visita?»
Michael indurisce ancora di più lo sguardo, pronto ad attaccare il fratello, ma la madre lo precede richiamando Luke, il quale si zittisce ma non cambia atteggiamento.
«Perché non ci aiuti, invece?» chiede Norah, con tono fermo ma gentile. Michael borbotta qualcosa di incomprensibile, che Luke interpreta subito come lamentela nei suoi confronti. Glielo si legge negli occhi. Non dice nulla, posa la sua roba su una sedia e va a lavarsi le mani.
Mi chiedo perché debba comportarsi così in presenza di Michael, cosa sia potuto succedere da minare a tal punto il loro rapporto.
Cole alza di nuovo lo sguardo e, come la prima volta, sembra incrociare il mio. È in difficoltà, ma non mi lascia andare finché Luke non riappare in cucina.
«Ti fermi per molto?» chiede con le mani sui fianchi e i capelli legati in un codino. Noto solo ora come abbia gli stessi occhi di Michael. Quest'ultimo è impegnato a imburrare la teglia e adagiarvi le lasagne, condendole con il ragù, la besciamella e quant'altro.
«No, sono venuto per il controllo di domani.» risponde Cole, puntando gli occhi nei suoi in segno di sfida. Luke non si lascia piegare nemmeno davanti ai problemi di salute del fratello e controbatte.
«Ti pareva,» dice.
Michael poggia le mani sul ripiano e si protende verso di lui. Un sorriso sghembo gli si dipinge sul volto.
«Ti manco, fratellone?»
Lucas coglie subito la provocazione e assottiglia lo sguardo, facendosi più vicino al fratello. Ha le spalle dritte, il busto incrinato verso Michael e le braccia lungo il corpo, coi pugni serrati. Sono faccia a faccia, pochi centimetri li separano, ma nessuno dei due cede alla pressione, allontanandosi.
«Fratello,» pronuncia con disprezzo. «La vita è migliore senza di te, qui.»
«Adesso basta!» tuona Norah, che era rimasta in silenzio fino a quel momento, troppo intimorita per dire qualcosa. Non sapeva da che parte schierarsi, se proteggere Michael, vittima delle cattiverie del fratello, o Lucas. Glielo si leggeva dallo sguardo combattuto che passava dall'uno all'altro. Mi chiedo come si possa esitare di fronte a una scena del genere. Forse Michael aveva ragione nel dire che la madre era troppo buona o, forse, c'era qualcosa che ci sfuggiva. Vedendo come Luke si è spinto oltre con le parole, però, non ha potuto rimanere indifferente.
«Sono stanca di questi battibecchi tra voi due. Siamo una famiglia, ci dobbiamo voler bene.» dice, catturando l'attenzione di entrambi. «Vostro padre sarebbe deluso.» aggiunge in un sussurro flebile.
Luke si irrigidisce e apre bocca per contestare, ma la richiude subito. Il suo sguardo furente ricade su Michael, il quale, invece, cala la testa e si ammutolisce. La sua aura si macchia irrimediabilmente di nero, come la pece. Entra in uno stato di mutismo selettivo e non proferisce parola con nessuno durante tutta la cena, non che ce ne fosse stata occasione.

Invisible - Midea's StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora