Oggi le stanze sono vuote. Gli ultimi passeggiatori
se ne sono andati, gli ultimi alberi
hanno smesso di sbatacchiare i loro frutti salini
contro rigide porte d'ospedale. I cuscini
irridono le lacrime impresse, mai più testimoni
della brina sciolta sopra i tetti delle conifere.
Se n'è andato perfino il gong delle campane,
quei suoni si sono spenti come la fine dell'opera
ancor prima del crollo del mare
in uno sfacelo di polvere di conchiglie.
Eppure è una selva. E' un crepitio d'aria,
la porcellana che scricchiola. Ho aiutato il gelo
a mantenermi freddo e perfino il pensiero
rischia di essere conoscibile solamente dall'immateriale.
Mi smuove una secca stagione: è come stare
a Vercelli, in mezzo ai chicchi di riso ingrossati
dal pianto del cielo, solo senz'acqua,
sono ruvido e affilato come dentini da grattugia.
E tu, mio sole che strabuzzi gli occhi
a chi s'è venduto gli occhi altrove,
l'eterno chiuso fuori da ogni loculo,
te ne stai sotterra a fissarmi da un pezzo di cler
mentre io mi mangio un'unghia.
Lo sappiamo bene entrambi
quanti occhi servirebbero per sedurmi.

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Partenone
Poesie« Il tramonto non ha la forma di una fascia / ma di rovi rossi e guizzanti come fuoco », le lacrime sono figlie di un pianto così forte da arrossare gli occhi, rimane una valle asciutta e arsa dai colori caldi e soffocanti. "Partenone" è chiarament...