Mattina è Rovina

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Rovina, affondo nel letto, 

una fetta putrida alla volta. 

Vengo via come pietruzze 

da un deserto senza sguardo. 

La bocca del cancello 

mi divora: il pavimento da scacchi 

diventa una coltre di soldati affastellati

dopo la prima carica, 

sordi dallo sbatacchiare di fili d'erba 

come chiavi. 

La rovina è un abisso corretto, 

non pensavo fosse così lucido, 

proprio come mangiarci dentro. 

Assicella nel fango. 

Nel sacco non c'è bruciore di stella 

che induca a rivedere il cielo, 

gli offrivo il tallone verde di spiriti. 

E' stagione di nere clementine nella foto. 

Il ponte si ricompone in ombra. 

Scendo. Perché vuoi stare con me? 

Giudice-centipede, sono minuzia, 

un chicco di tormento 

 tra le tue zampette a forcina. 

Ti tento come le briciole per le formiche 

o il cranio distrutto di un cadavere 

per una pantegana di fogna. 

Il tempo riposa assoluto 

e spegne qualsiasi strada nell'abito della notte; 

vado giù come pietra nello Stige, 

il fiume dell'odio. 

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