5. Sol pt.2

44 3 0
                                    

...Continuo...
🔥🫀🎹

Mi accorgo solo ora di essere parecchio vicina al suo viso e d'istinto mi viene da spostare una ciocca baciata dal sole che gli copre l'occhio destro.

Scaccio via quell'idea che farebbe smontare tutta la mia credibilità in pochissimo tempo e continuo con il mio monologo.

«Anche scappare di punto in bianco senza salutare non è proprio degno di una qualsiasi persona rispettabile. Lo capisci vero?»

Nessuna parola, ma in risposta il suo pomo d'Adamo si abbassa velocemente facendomi capire il suo essere, non del tutto, a proprio agio.

Non so per quanto io possa ancora durare, sarà meglio che mi dia almeno una risposta o la tensione alimenterà la mia incapacità di essere calma e affabile.

«Di solito si risponde alle domande William». Scandisco bene il suo nome avvicinandomi il più possibile al suo volto.

Nessuna risposta, ma almeno quegli occhi mi stanno leggendo come pochi giorni fa. Staranno leggendo un capitolo scritto in una lingua incomprensibile, data la sua espressione, ma stanno pur sempre leggendo qualcosa.

Dopo secondi sembrati ore sento il suo corpo fare resistenza e cercarsi di liberare dalla mia presa, ma non glielo lascio fare.

«Vorresti scappare di nuovo e fare lo sbaglio di ieri William? Perché sto cercando di farti capire che non è una cosa del tutto carina, poi le persone si sentono sbagliate sai?»

Sembra darmi ascolto parecchio attentamente, ma non ho ancora sentito niente uscire da quelle labbra che sembrano essere state appena toccate da delle ciliegie.

«Per caso sei una di quelle persone così tanto orgogliose da non saper chiedere scusa? È una piccola parolina non è tanto difficile pronunciarla».

Socchiude leggermente le labbra più per respirare che per parlare dato il suo essere improvvisamente senza corde vocali.

«Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua William?» Ripeto il suo nome con sempre più trasporto e lui sembra accorgersene.

Ogni volta che dalle mie labbra esce quel nome il suo petto sembra irrigidirsi di scatto come se sputassi fuoco, o meglio ghiaccio.

«Basta una parolina cortissima e ti lascio andare. Non mi piace quando mi trattano così».

Dopo un lunghissimo silenzio il ragazzo serra di nuovo le labbra facendo aumentare la capacità del suo petto di alzarsi e riabbassarsi. Poi in un gesto lento e pieno di insicurezza mi fa scostare leggermente.

La mano, prima poggiata sul freddo marmo si alza in un movimento fluido, ma lentissimo e due dita leggermente ruvide mi sfiorano il volto togliendomi una ciocca nera che non avevo notato mi coprisse metà dell'occhio sinistro.

Riabbassa il braccio sempre con una lentezza estremamente logorante soffermandosi a lato del mio volto dove ha riposto la ciocca ribelle dietro l'orecchio colmo di piercing.

Quando la sua mano ritorna sul freddo marmo ho come la sensazione di avere ancora quelle dita addosso. Decido di reagire e non rimanere in silenzio per troppo tempo. Lui non può vincere.

«Stai cercando di distrarmi per caso?... William».

Non risponde con le parole, ma si avvicina ancora di più dimezzando, già quello che era, il poco spazio a dividerci e mi mostra uno sguardo di sfida.

La parte sana di me mi sta letteralmente urlando di indietreggiare e di interrompere quel contatto, ma non posso mollare proprio adesso.

«Beh, ti devo informare che io non sono facilmente impressionabile, potrei starmene ferma qui mentre ti amputano un dito con tutto il sangue che mi schizza in faccia».

Flying NotesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora