Capitolo 1 - Cari lettori, care lettrici

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⟬ 𝔸𝕦𝕕𝕚𝕠𝕓𝕠𝕠𝕜 ⟭

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Lasciate che vi presenti la giovane Ophelia Victoria Artemisia Churchill, abile scrittrice, aspirante giornalista nonché nipote del celebre Sir Winston Leonard Spencer Churchill.

Sì, proprio quel Winston Churchill, l'ex primo ministro Britannico nonché Alto Funzionario per la Cooperazione e la Civile Convivenza tra Maghi e Babbani.

Ma procediamo con ordine.

È il 1983 e la notizia che Lord Voldemort è stato sconfitto riecheggia fin nei più remoti angoli d'Inghilterra e dell'intero mondo magico. Le cronache parlano di un'aspra e logorante battaglia presso la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, dove i professori e coraggiosi studenti hanno difeso, talvolta fino alla morte, le antiche mura della scuola respingendo strenuamente l'Oscuro Signore e i suoi terrificanti seguaci, i Mangiamorte.

In prima linea, i fedelissimi appartenenti all'Ordine della Fenice guidati nientemeno che da Albus Silente in persona hanno unito le forze e ricacciato Lord Voldemort nel luogo oscuro da cui era emerso, guadagnandosi in fretta l'altisonante titolo di Eroi, e anche un mucchio di altre cose, tra cui una valanga di luccicanti medaglie, ma soprattutto delle figurine dedicate in edizione speciale nelle tanto amate cioccorane.

E, attenzione, non stiamo parlando di eroi qualsiasi.

Eroi, valorosi e impavidi, di quelli con la "E" maiuscola e con un senso di autoconservazione sufficientemente scarso da mettere ripetutamente a repentaglio la propria vita per salvare quella di molti altri, voi inclusi.

Quindi ringraziateli, perché è per merito loro se ora dovrete sorbirvi questa storia che inizia precisamente giovedì ventisei marzo dell'anno 1983 D.M. (Dopo Merlino, per gli amici Babbani all'ascolto).

Era una giornata anonima, naturalmente grigia e piovosa, sebbene non troppo fredda e Ophelia era, come sempre, in perfetto ritardo.

Non c'era un motivo particolare per cui riuscisse sempre a trovarsi cinque minuti in ritardo dovunque dovesse andare, era solo che il suo piccolo universo personale si muoveva un po' più lentamente rispetto a quello del resto dell'umanità: in quel tempo che le altre persone semplicemente impiegavano per vivere la loro vita come se nulla fosse, lei si spremeva il cervello per tirarne fuori qualche nuova ispirazione, qualche strampalata teoria o semplicemente qualche idea brillante che rendesse meno orrendo e triste il suo lavoro da articolista per la frivola rivista diretta da Rita Skeeter o, ancora meglio, le facesse ottenere il tanto agognato posto da redattrice per la Gazzetta del Profeta.

Ovviamente non una sola idea di Ophelia era mai stata presa davvero in considerazione da quell'arpia tutt'ossa e merletti della Skeeter o da quel viscido e maschilista gargoyle che dirigeva la Gazzetta, ma lei non si dava per vinta.

Glielo aveva insegnato suo nonno, a non arrendersi neanche quando tutto sembrava essere perduto e, che Morgana l'aiutasse, le sue ambiziose aspirazioni nel mondo del giornalismo decisamente richiedevano tutta la sua buona volontà per non essere considerate perse per sempre.

Le mancava tanto suo nonno Winston, più di quanto non le mancasse suo padre Randolph il quale, a parte trasmetterle l'amore per il giornalismo, aveva lasciato ben pochi ricordi degni di nota nella sua vita.

Ma stiamo di nuovo divagando.

Quella mattina Ophelia era arrivata alla redazione scivolando silenziosa come sempre verso la propria scrivania, uno degli ultimi angoli rimasti immuni agli orpelli vistosi che Rita disseminava dovunque per il quartier generale del Settimanale per Fattucchiere Moderne.

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