Il paradosso senza fine è che noi impariamo dal dolore.
Il cielo di questa giornata è limpido e di un azzurro cobalto meraviglioso, addobbato da un sole raggiante e splendente che inoltra i suoi raggi lungo gli scorci della città.
Nemmeno una nuvola minaccia la sua serenità, invece su di me sembra che si sia scagliata una tempesta.Siamo agli scorci di un Maggio particolarmente caldo, eppure in questo momento sento brividi di freddo percorrermi il corpo accapponando la pelle.
Non vedo l'ora di tornare a casa e gettarmi sotto il getto d'acqua corrente della doccia.
Ho l'urgente necessità di togliermi le impronte di quel delinquente di dosso e soprattutto il suo odore.
Sul collo avverto ancora la stretta della sua mano; forte e decisa, misurata sull'intensità della pressione esercitata, come se quel gesto gli fosse talmente tanto familiare da esserne esperto.I miei polsi sono arrossati, leggermente escoriati dopo l'eccessivo sfregamento nella sua stretta.
Sento ancora il contatto con il gelido muro di cemento alle mie spalle; quella terrificante sensazione di freddo che si infiltrava nelle mie ossa senza il minimo sforzo, impiantandosi nel profondo della mia persona.Jessica mi lancia delle occhiate di tanto in tanto, senza perdere di vista la strada che ci porterà presto a casa mia.
Sembra essere ogni volta sul punto di voler dire qualcosa, fortunatamente però decide di tacere.
La sua preoccupazione è palpabile, ma sono sicura che il suo pensiero è fermo sulla reazione che mio padre potrà avere una volta scoperto il casino appena successo.Sono sicura che appena mi vedrà, si pentirà di avermi mandata nel suo impero tenebroso e farà di tutto per ottenere il mio perdono.
Dopotutto sono la sua unica figlia e prima di pensare alle apparenze che ci impone la nostra posizione sociale, di certo gli importerà della mia incolumità.Nel momento che superiamo il cancello in ferro battuto, decorato dal nostro stemma di famiglia in bronzo brunito e tirato quotidianamente lustro, ci addentriamo lungo il vialetto in ghiaia che ci porta al cospetto della dimora Thompson.
Vedere la nostra villa in lontananza mi fa sentire già meglio, finalmente l'incubo di questa giornata sta per concludersi.Scendo dall'auto senza nemmeno curarmi di chiudere lo sportello alle mie spalle.
La domestica mi accoglie all'entrata con la solita formalità di chi svolge questa professione da tempo.
Attraverso l'ampio ingresso calpestando le maioliche bianche e nere di manifattura italiana.
Mi addentro lungo la grande vetrata che circonda il soggiorno contemporaneo, aggiro il grande divano circolare in pelle nera.Non mi guardo intorno, sono troppo presa dal raggiungere il retro, dove a detta della domestica dovrebbe essere mio padre.
Le lacrime mi rigano il viso nel sentire la voce di mio padre parlare animatamente al telefono.
Il vittimismo mi scorre nelle vene in dosi massicce dopo l'accaduto.Mi avvicino a lui mentre lo vedo camminare nervoso lungo il perimetro della piscina in pietra lavica.
Slaccia i bottoni della sua camicia azzurra; degli aloni di sudore si fanno sempre più evidenti nella zona ascellare; maldestramente scalcia via le scarpe dai piedi.
Si gratta il capo con fare nervoso e mima di mordersi un dito come se qualcosa lo stesse facendo imbestialire e avesse bisogno di sfogarsi e contenersi allo stesso tempo.Appena mi vede getta il suo telefono su una sdraio posizionata accanto all'ombrellone e nel frattempo il mio odio per la sorte a cui mi ha sottoposta cresce a dismisura.
A pochi passi di distanza gli mostro i segni che ricoprono il collo e urlo tra squarciagola《sei soddisfatto ora?》
Grido così forte che le corde vocali compiono uno sforzo disumano per assecondarmi e un forte bruciore mi attraversa la trachea prepotentemente.

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Dangerous actraction
RomanceCassie Thompson ha quasi vent'anni ed è la figlia di un rinomato psichiatra a capo del più grande istituto per detenuti con problemi mentali situato a Chicago. Nonostante la sua famiglia non le abbia mai fatto mancare nulla, ogni giorno non fa altro...