Il ragazzo aprì la porta ancora immerso nei pensieri.
'Grazie', pensava a quella parola.
Aveva mai ringraziato qualcuno prima di quel momento?
Forse una o due volte Rio, ma per cose molto più importanti.
'Sono proprio sceso in basso pensò.
Entrò nell'appartamento, richiudendosi la porta dietro la schiena.
"Cosa hai fatto ai capelli?" chiese un possente uomo alla fine del corridoio.
"Niente, una semplice rissa..." mentì il ragazzo, nascondendo le mani dietro la schiena.
Lo smalto sulle unghie sarebbe stato molto più difficile da giustificare.
"A... Ok." disse il padre del rosso, avviandosi verso un altra stanza collegata da quel pavimento di legno secco.
"A proposito, ti sei ricordato qualcosa?" chiese infine con un tono stranamente triste.
L'uomo era quello che più di tutti aveva risentito della perdita di memoria del figlio.
Sì, probabilmente anche più di Nagisa.
Karma sbuffò.
Ogni giorno il padre gli faceva quella domanda.
"No." rispose seccato.
Si diresse subito verso il bagno, e iniziò a provare a togliere quello stupido smalto dalle unghie.
Finalmente circa 20 minuti dopo ci riuscì, usando uno certo acetone, una specie di crema contenuta in un barattolo bianco simile a quello della colla.
Poi c'era il problema dei capelli.
'Dovrò prenotare un parrucchiere.' pensò.
Si diresse poi verso la sua camera.
Si distese sul letto.
Erano successe un sacco di cose quel giorno, per fortuna che era il suo secondo giorno di scuola...
Era forse la prima volta che perdeva, o almeno era quella che gli aveva fatto capire che odiava perdere.
'Un giorno lo ucciderò quel polipo.' pensò.
Osservò il soffitto pensieroso.
Passò qualche minuto.
Decise di smettere di pensare e di rilassarsi, dopotutto una pausa se la meritava."Tu sei Nagisa, giusto?" aveva mormorato la ragazza dai capelli verdi appena i due si erano incontrati.
"S-sì, piacere..." aveva risposto l'azzurro, colto alla sprovvista.
Non si aspettava di incontrare una sua compagna di classe.
Era una cosa normale, ovviamente, ma in quel momento a Nagisa era sembrato strano.
Dopotutto era ancora abituato alla scuola dove tutti lo prendevano in giro.
'Tutti tranne Karma' pensò, ma abbandonò quel pensiero poco dopo, quando la ragazza continuò a parlare.
"Piacere, mi chiamo Kayano." si presentò a sua volta la ragazza.
I due avevano successivamente parlato, mentre scendevano quegli ultimi metri della montagna.
Nagisa guardava la ragazza con uno sguardo sorpreso, anche se artificialmente trasformato in un sorriso.
Lui e la ragazza erano particolarmente simili, sia di aspetto fisico, che di carattere, che di abitudini. Insomma, sembrava che l'unica differenza fosse il colore dei capelli che in uno era un caldo celeste simile al cielo e nell'altra un tiepido verde, simile alle foglie degli alberi durante la primavera.
Probabilmente era proprio per questa loro somiglianza che a Nagisa piaceva particolarmente parlare con Kayano, in un certo senso lo rassicurava.
Dopotutto si era anche stancato di stare solo, senza amici, senza nessuno su cui poter contare, tranne Karma ovviamente, ma il rosso era un caso a parte perché al momento erano a stento conoscenti.
"Io devo andare" disse poco dopo la compagna, una volta finita la discesa.
L'azzurro ne fu un po' triste, anche se inizialmente non comprendeva a pieno il motivo.
"Ci vediamo domani" disse semplicemente, mentre osservava la ragazza inoltrarsi per le strane vie di quella città.
Guardò infine i capelli verdi di Kaede che alla luce risaltavano ancora più chiari e lucenti.
Sospirò per poi mettersi di nuovo in cammino.Karma si guardava allo specchio inorridito.
Guardava più che altro quei capelli a cui non era abituato.
Potrà sembrare strano, ma Karma teneva molto ai suoi capelli.
Non all'aspetto in generale, ma più che altro ai suoi capelli.
Gli ricordavano sua madre, anche la donna aveva dei capelli rossi simili, per non dire uguali, ai suoi.
Prese lo zaino e finalmente uscì di casa.
Quel giorno era stranamente in anticipo, di solito almeno qualche minuto di ritardo lo faceva sempre.
Eppure quella volta per qualche motivo voleva incontrarlo, voleva incontrare Nagisa.
Aveva pensato al gesto che aveva fatto per lui, cioè di buttarsi da un dirupo con la speranza di salvarlo.
Non era né una cosa sensata né una cosa da dover ringraziare, dato che alla fine non aveva cambiato nulla.
'Probabilmente lui teneva molto a me' pensò riferendosi al periodo precedente alla perdita di memoria.
In un certo senso, un senso strano, difficile da capire ma allo stesso tempo facile come bere un bicchiere d'acqua, si sentiva in colpa.
Proprio per questo motivo si era svegliato prima del solito, voleva incontrare quel puffo.
Finalmente arrivò all'incrocio che da quanto aveva capito era l'ultimo pezzo di strada insieme per tornare da scuola, e quindi ovviamente il primo pezzo per andarci.
Aspettò circa 5 minuti e si stupì della cosa.
Era strano dover aspettare gli altri invece che farsi aspettare.
Finalmente lo vide arrivare, e solo guardando i capelli azzurri del ragazzino si ricordò dei suoi capelli scompigliati.
"Oh, emh, ciao." mormorò Nagisa appena notò il rosso, col suo solito tono impacciato.
Quest'ultimo lo salutò a sua volta.
Era strano, eppure sorrideva, un sorriso che in qualche strano modo non includeva ironia sadicismo o altro.
Ovviamente era un sorriso finto, dato che stava incontrando l'azzurro solo perché si sentiva un po' in colpa, anche se non capiva per cosa.
'Gli starò accanto il necessario che basta per restituirgli il favore e finalmente potrà tornare tutto normale'.
Normale...
'Magari' sorrise tra se ripensandoci.
Dopotutto aveva perso la memoria, aveva incontrato un polpo giallo che a quanto pare doveva uccidere...
Insomma, per tornare alla normalità ci sarebbe voluto ancora un po', eppure, com'era il detto?
Un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanità.
"C-che ci fai qui?" chiese poi l'azzurro.
"Accompagno i bambini all'asilo" rispose subito il rosso, ricorrendo all'altezza del compagno.
"In sintesi sto andando a scuola." sintetizzò successivamente.
Guardò lo sguardo stupito dell'azzurro.
Probabilmente era per il fatto che raramente arrivava in orario, eppure notò una specie di rossore nello sguardo di Nagisa.
'Non sono affari miei' si disse, decidendo di smettere di indagare.
I due studenti decisero successivamente ti incamminarsi verso la scuola, sempre se così si poteva chiamare, dato che era una costruzione abbandonata sulla cima di una montagna.
Più che altro era Karma a parlare, mentre il compagno annuiva timidamente.
Arrivarono così nei pressi del monte, mentre il sole iniziava la sua lunga salita verso il centro di quel cielo turchese.
Solo allora i due scorsero una figura, abbastanza familiare all'azzurro ma quasi sconosciuta al rosso.
"Oh, ciao Kayano" saluto timidamente Nagisa, come si fosse svegliato di colpo da un interminabile sogno.
Anche la ragazza lo salutò con un gesto della mano accompagnato da un sorriso.
Persino Karma si mise a fissare la ragazza.
Si conoscevano già?
Nessuno gliene aveva mai parlato quindi presumeva di no, eppure quei due che aveva di fronte sembravano conoscersi bene.
Alzò le spalle, per poi iniziare la scalata lasciandosi alle spalle i compagni, che poco dopo decisero di seguirlo.
'Certo che eravamo proprio grandi amici, considerando che dopo aver incontrato qualcuno si dimentica di me' constatò Karma riferendosi a Shiota.
Stranamente quel giorno ci furono pochi tentativo di omicidio.
Probabilmente alcuni avevano visto la fine che aveva fatto Karma il giorno precedente, di cui ancora i capelli fungevano da prova.
All'ora di educazione fisica al posto del solito polpo mostruoso sta volta arrivò un uomo in divisa, quello che avevano visto il primo giorno.
Impararono delle tecniche col coltello, nella speranza che sarebbero servite per uccidere quella viscida creatura che purtroppo era il loro professore.
La giornata si concluse senza eventi particolari.
Passarono giorni da allora, perché infatti solo dopo due settimane e mezzo si diffuse la parola...
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A fire that does not burn. Pt.2. -Karmagisa-
Fanfiction"Sul serio non ti ricordi di me?" aveva chiesto al rosso. "Rio mi ha detto che eravamo amici ma no, io non mi ricordo di te." ammise Karma. Erano passati mesi da quel giorno. Il vento soffiava, spingendo avanti e indietro quelle candide nuvole in un...