Contatto

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La tavola da pranzo si stava riempiendo, presi un cesto e ci misi dentro le prime cose che trovai: carne e formaggio di capra.
Nella fretta avevo indossato una tunica troppo corta che mi lasciava scoperte le ginocchia.
Avrei potuto prendere i miei sandali da principe, ma ero di fratta.

Scalpitai a piedi nudi sulle mattonelle di pietra del palazzo.
Cercai di correre in maniera meno goffa possibile, avevo preso anche il disco che avevo ricevuto dalla ninfa e cercavo di non far cadere nulla.
《Ti trovo di buon umore figlio》Disse una voce bassa che proveniva dall'enorme figura che mi si sbagliava davanti.

Avevo lo sguardo basso per sgattaiolare via e due piedi distanziati, fasciati da sandali neri mi bloccavano la strada, alzai lentamente lo sguardo sulla spessa tunica e il grossolano corpo da guerriero che vi si trovava sotto.
Mio padre mi stava squadrando.
Il suo volto era però sorridente.

Era un buon uomo e gli volevo bene, sapevo che era buono cone il pane anche se il suo migliore amico era il nronzo dei pugnali, chi non lo conosceva nel vederlo sorridere in quel modo avrebbe capito che c'era del buono anche in quel guerriero.
《È così padre》ammisi.
《Vai ad allenarti nel lancio del disco?》Domandò notando l'oggetto.
《Si, ho dormito fino a tardi quindi, mangerò fuori durante il mio allenamento》

Il re di Sparta mi diede una pacca sulla spalla con la sua grande mano da guerriero e si scostò lasciandomi passare nel corridoio dove in piccole nicchie si trovavano svariati candelabri.

Una volta fuori iniziai a respirare con più entusiasmo, mi diressi verso il prato, lui era lì.
Era già arrivato, lo sentivo suonare la sua lira.
La melodia mi attirò a lui; mi sentivo come un cane che trovava una pista tramite l'olfatto.
Ed eccolo lì, adagiato suo prato nella sua morbida veste bianca che strimpellava la lira.

《Ciao》la mia voce era esile come un ramo in autunno.《Ciao Giacinto, già qui?》chiese senza smettere di suonare, come se le sue dita non avessero fatto altro in vita loro.
La melodia era dolce e delicata, mi sentivo invitato a continuare la conversazione come se non dovessi vergognarmi.
Chiusi gli occhi e feci un gran respiro.
Liberai la mente.
Finalemente avevo un amico, non avrei mai potuto sentirmi in imbarazzo eravamo amici e avremmo potuto fare tutto ciò che desideravamo.

《Mi sono alzato tardi e ho pensato che potevamo pranzare insieme》sventolai il cesto con il pranzo.
《Mi sembra un ottima idea》comstatò.
Posai il cestino a terra e tornai a guardarlo negli occhi, strinsi i lembi della tunica per accertarmi di restare immobile e non cadere nei suoi occhi che oggi mi sembravano molto più luminosi e profondi.
《Possiamo giocare e poi pranzare insieme, c'è abbastanza cibo per entrambi》
Le sue labbra si poegarono in un sorriso 《Sei molto dolce》questa volta fui io a sorridere e scossi la testa.
《Ho soli voluti essere gentile con il mio amico》

Estrassi il disco dal cesto, lo alzai come un trofeo lasciandogli riflettere la luce del sole.
《Ti va di giocare?》
Iniziammo così a lasciarci il disco che prese e volteggiare dalle mani di uno a quelle dell'atro.
Più scorreva il tempo e più ci allontanavamo, per rendere io gioco sempre più difficile, iniziammo così a lanciarcelo in movimento, osservando l'arco che disegnava nel cielo; come l'arco che disegnavano i guerrieri con le loro spade, ma questo era meno letale.

《Ti va di vedere quanto lo lamcio lontano?》Chiesi ad un tratto, quando riuscii a smettere di ridere.
《Vai》mi incitò.
Passai rapidamente le dita sulla superficie, poi si serrarono sul bordo, arretrai di un passo mente mi mettevo in posizione, tesi ogni muscolo e lanciai.
Il disco si levò alto nel cielo e vorticò atterrando in lontananza.

Un fischio provenì dalle labbra del mio amico e lo vidi battere le mani, come se fosse rimasto impressionato dal mio lancio.
Il disco era caduto distante, ma non sarebbe bastato per le olimpiadi, non bastava ad intrattenere gli dei.
Quando tornai con il disco fra le mani Pirra tese un braccio.
《Posso provare io?》
Gli porsi il gioco con un sorriso, mi parve che le sue mani indugiassero un attimo di troppo con le mie dita, ma non mi dispiaceva.

Si preparò al lancio in maniera differente dalla mia, non tese tutti i muscoli, non compì i miei movimenti e non assunse la consueta posizione di lancio, uso semplicemente la sua forza ed i muscoli del braccio, lanciò il disco che scattò dalle sue mani come una freccia da un arco e percorse la mia stessa distanza o poco meno.

《Forse pari》esordì lui.
《Ma penso che sia tu il vincitore》Disse porgendomi la mano.
La strinsi con determinazione.
《Vado a riprenderlo, che ne dici di fare un bagno?》
Annuì e sorrisi euforico 《si》

Mentre andavo a riprendere il disco quasi saltellavo, avevo un amico e avrei fatto il bagno con lui e finalemente la cosa non mi metteva in imbarazzo, mi sentivo libero.
Tornando mi sentivo leggero, forse saltellavo persino, il mio cuore palpitare nel petto.
Posai il disco dove anche l'altro ragazzo aveva posto la sua lira e guardai il breve tratto di prato, dal quale spuntavano fiori di campo, conduceva ad un placido lago blu dalla superficie che mostrava sprazzi dorati dal riflesso del sole.

《Giacinto》il mio nome, che dalla sua bocca pareva una cosa preziosa, fu accompagnato dalla sua mano che si posò sul mio braccio.
《Se non vuoi basta dirlo》chiarì.
Guardai il suo viso perfetto e spigoloso.
《È solo un bagno e io voglio》sentenziai.
《D'accordo》portò le mani ai lembi della tunica e si denudò.

Restai fermo per qualche secondo di troppo, compresi i miei polmoni.
Osservai il suo corpo solcato da piccoli muscoli perfetti, che si chinava a posare la tunica sul prato.
Boccheggiai per un istante e poi mi sentì a mia volta.
Posai la tunica bianca accanto alla sua.
Quando mi rimasi in piedi mi sentivo la pelle bruciare sotto il suo sguardo.
《Si?》Domandai impacciato.
《Hai davvero la pelle scura》notò.
Era così, la mia pelle era abbronzata come il bronzo delle armi e degli scudi.
Poi azzerò le distanze e mi posò la mano sul petto.

Mi toccò come se stesse toccando il seno di una serva.
《Oh scusa》si bloccò e ritrasse la mano.
《Non mi da fastidio》e mi resi conto che ciò era vero.
《Dai andiamo?》la sua domanda era semplice, era sufficiente rispondere di sì, ma mi distrarsi, facendo rimbalzare lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra schiuse.

Ci incamminammo ed entrare nelle acque non fu difficile le nostre membra trovarono subito piacere ed iniziammo a galleggiare nella massa d'acqua.
Il sole era caldo e i suoi raggi ci accarezaavano il viso.
《Non capisco mai se sei tu o ciò che mi circonda》il mio amico era dritto con i piedi puntati su fondo sabbioso e l'acqua che gli arrivava al collo.
《Come?》Domandai confuso.
《Odori di fiori》
Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile.
Non trovai nulla da dire e le mie labbra restarono semi aperte.

Mi avvicinai a lui, ma era più alto, per non finire sott'acqua dovetti aggrapparmi a lui.
Un suo braccio mi prese da sotto l'ascella, pronto a sostenermi.
Dovevo assolutamente trovare qualcosa da dire, eravamo nudi nell'acqua a pochissimi centimetri di distanza e tutto ciò pareva non dispiacermi.
Il lago era cristallino e trasparente avei potuto vedere tutto il suo corpo, se lo avessi vatto avrebbe notato.

《Come ti chiami?》effettivamente era una domanda che mi accompagnava da tempo.
《Pirra》rispose.
Storsi il naso, era una bugia.
《Non credo e poi è un nome da donna》
《Io sono... io non ho un nome, sono un esule》Quella confessione mi fece sentire sporco.
《Scusa, non volevo...》lo abbracciai.
Le mie braccia si posarono delicatamente sulle sue spalle.
《Non ti preoccupare sto bene》mi sorrise.
《Ma... hai un posto dove andare?》chiesi sta volta.
《In verità no》Ammise.
Mi si stava spezzando il cuore.
《Vieni da me, puoi richiedere accoglienza al palazzo reale, mii padre è un uomo buono anche se non sembra》

Non ebbi il tempo di accorgermene che il ragazzo mi strinse in uno stretto abbraccio.
Non ebbi il tempo di ribellarmi che i nostri corpo furono appiccicati.
Cercai di discostarmi ma l'improvviso provai un rapido piacere.

Mi prese e mi condusse dove anche io toccavo il fondo, la mia intimità era stata premuta contro la sua gamba.
《Ti ho fatto male?》Si accertò.
《Assolutamente no》Risposi tenendolo fermo per le braccia, palpando i suoi bicipiti.
《Davvero lo faresti per me?》la sua mano era sulla mia guancia ad accarezzamela con il pollice.
《Certo》soffiai.
Mi baciò il collo, mentre mi tenne stretto a se, ticacmdomi avidamente la schiena.

Sta volta non si scuso, si staccò da me, ma lessi le scuse nel suo sguardo.
Lo afferrai per le spalle e lo baciai sulla guancia.
《Non devi ringraziarmi o scusarti, io sono felice》
Mi fece un piccolo sorrisetto e baciò un altra volta il mio collo.

 Apollo & GiacintoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora