Amici

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Mi sentivo a disagio, non stavo molto con altri giovani, se non i miei fatelli e sorelle.
Eppure ero così entusiasta di avere la compagnia di qualcuno.
Avevo la natura, il lago, il palazzo, ma ero solo.
Finalmente avevo qualcuno.

《Sei pensieroso》Notò.
《Oh scusa》voltai la testa verso di lui troppo rapidamente.
Iniziai a messaggiarmi il collo in maniera nervosa.
《Un po' di musica aiuterà?》i suoi occhi erano tondi e grandi, le iridi di un marrone puro e mai visto.
Annuì semplicemente.

Si mise seduto, posò la lira in grembo e si stirò la tunica con le mani, prima di riprendere lo strumento.
Feci per rialzarmi e mettermi seduto come lui.
La sua mano si mosse talmente rapida che non la vidi.
Sentii il calore del suo palmo contro il mio petto.
《Stai comodo》furono parole decise, ma intrise di bontà.

Restai steso sull'erba, immobile.
Le note presero ad alloggiare nell'aria, i suoi occhi si socchiudevano in uno sguardo concentrato, sulle proprie falangi che pizzicavano le note.
《Preferisce un' altra melodia, mio principe?》chiese in tono formale.
《Va bene e non chiamarmi principe... per favore, trattami come un ragazzo normale》lo vidi annuire anche se sussurrò. 《Ma lei non è normale》

Ascoltai, il suo dolce come il miele.
Il sole illuminava il suo viso e faceva spendere i suoi capelli dorati.

Riaprii gli occhi che ancora suonava, era più vicino, guardavo il suo viso dal basso, i lineamenti erano definiti, ma delicati, la pelle era liscia ed i capelli unti con olio profumato.
《Mi sono addormentato?》il suo sguardo si abbassò su di me.
《Ti sei appisolato》convenne.

Una volta destato dal mio sonno mi resi conto di aver la testa poggiata su qualcosa di più comodo che il duro terreno.
Solo in quel momento mi resi conto che stavo usando la sua gamba, come cuscino.
《Oh scusa》bofonchiai, mentre mi mettevo seduto.
《Stai...》la sua frase si dissolse nell'aria.

Rimasi adagiato su di lui, stavo comodo e mi resinconto che in fondo non mi dispiaceva.
《Non hai amici?》Domandò senza guardarmu, come se non volesse mettermi in imbarazzo.
《No》ammisi.
《Allora non sei abituato, non ti preoccupare e ora... sei amico mio》
Alle sue parole provai un senso di calore nel petto, avere un amico significava questo?

Le sue dita toccarono la mia fronte, come a voler farmi una carezza.
Il tocco era talmente leggero che non mi sentì imbarazzo.
《Dimmi, cosa fai quando vieni qui?》chiese.
《Beh diverse cose》Risposi ed iniziai ad elencarle.
《Passeggio all'ombra delle piante, spmmecchio, a volte colgo dei fichi ed altre faccio il bagno, ma sempre...》
《Da solo》concluse lui, per me.
《Si》
Mi rivolse un sorrise benevolo e con un movimento lento, mi chiese di alzarmi.
《Beh ora non sei solo》

Ancora una volta se sue parole mi fecero provare un senso di libertà.
Passeggiammo nella boscaglia, la vegetazione ci avvolgeva, riparandoci dal mono e dal sanguinolento modo di vivere degli Spartani, mi sentivo connesso alla natura, come se facessi l'arte di essa.

Quel posto era un labirinto ombroso, dove l'aria era fresca e la luce filtrava tra le fronde come oro fuso.
La terra era sconnessa, ma i nostri piedi superavano ogni ostacolo in un salto dopo l'altro.
Trovammo dei rami e ci giocammo, come se fossero spade.
Parlavamo poco, ma andava bene così.

Quando le nostre braccia si fecero stanche e le membra pesanti ed incominciammo a sentire i prematuri morsi della fame, dovuti all'attività fisica svolta deponemmo le armi.
Tornammo alla radura dove il terreno pianeggiante era reso morbido da minuscoli fili d'erba.

Trovamo un riparo nell'ombra dell'albero di un fico.
《Hai fame?》Domandò Il mio nuovo amico.
《Un po'》ammisi.
Mi rivolse un sorriso che tuttavia non mi pareva allegro, c'era qualcos'altro nei suoi occhi, stava forse ammiccando?

 Apollo & GiacintoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora