Cap 33

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Quel pomeriggio Damon l'aveva portato a lavoro con la promessa che sarebbe venuto a prenderlo quando avrebbe staccato il turno; tutto ciò andava avanti da circa una settimana, Damon era diventato molto protettivo, l'accompagnava a lavoro e quando staccava anche a notte fonda Daley lo trovava lì, il compagno temeva che dopo la sconfitta di Serpicus il padre avrebbe tentato di vendicarsi, era costantemente in allerta, uscire diventava praticamente impossibile, sembrava un sorvegliato speciale, Daley sapeva che non potevano continuare così a lungo, quella faccenda andava risolta.
"Daley ci pensi tu a chiudere questa sera" la megera comparve in cucina, come al solito non nascondeva i suoi modi bruschi.
"Si, va bene" avrebbe voluto aggiungere anche una serie di parolacce ma preferì tacere.
"Fuori diluvia" lo avvisò il suo collega che era rientrato dalla porta sul retro dopo aver gettato l'immondizia, almeno per una volta non doveva occuparsene personalmente.
Daley sperò che Damon non fosse sotto quella pioggia ad aspettarlo, poteva andare tranquillamente da solo a casa.
Erano ormai le due quando il locale cominciò a sfollarsi, quella giornata era stata stancante per Daley sopratutto quando pioveva e c'era il doppio della gente.
"Allora noi andiamo Daley, la cucina è già in ordine, sicuro di non volere un passaggio? possiamo aspettarti" gli disse Deena
"No ti ringrazio, aspetto il mio ragazzo"
"Va bene allora a domani, buonanotte"
"Buonanotte" rispose di rimando.
Aveva sentito Damon dieci minuti prima per messaggi, lo avvertiva che sarebbe venuto con pochi minuti di ritardo. Iniziò a sistemare i tavoli per la colazione del giorno successivo, prima però si premunì di chiudere a chiave l'entrata principale; non vedeva l'ora di tornare a casa e magari passare tutta la notte fra le braccia calde e sicure di Damon, non riusciva a pensare ad altro. Poi però un rumore attirò la sua attenzione, proveniva dalla cucina, si ricordò che non aveva chiuso la porta sul retro, cercò di non farsi prendere dall'ansia ed armato di coraggio afferrò la mazza con la quale stava spazzando e lentamente si diresse nella cucina, ma non c'era nessuno, solo la porta un po' spalancata, ad attirare la sua attenzione fu una piccola palla di pelo gruccia ai suoi piedi.
"E tu cosa ci fai qui" il piccolo gattino miagolò in risposta, Daley adorava i gatti e dinanzi a quel cucciolo si sciolse.
"Hai fame vero? Dovrebbe esserci del latte"
Il gatto lo seguì e Daley sorrise, mise sul fuoco un po' di latte, era troppo freddo e ipotizzò che dovesse essere almeno tiepido.
"Questo deve essere proprio il mio giorno fortunato" Daley si girò di scatto spalancando gli occhi quando vide chi aveva difronte, era il padre di Damon. Non fece in tempo a muoversi che due uomini lo immobilizzarono subito.
"Lasciatemi, che cosa volete" cercò di divincolarsi ma con scarsi risultati.
"Sai vi avevo seguito per un paio di giorni, mio figlio non ti si stacca dal tuo culo nemmeno per un attimo, devi essere davvero bravo" rise quello, Daley rimase disgustato da quelle parole.
"Bastardo, mi fai schifo" lo affrontò, il volto del suo assalitore divenne serio, poco dopo si ritrovò a sputare sangue, gli aveva tirato un bel pugno.
"È tempo che Damon impari a stare al suo posto una volta e per sempre, chiamalo e digli di raggiungerti alla vecchia fabbrica"
Daley compose il numero del compagno tremando, la voce calda di Damon rispose.
<ehi tesoro, sto arrivando> la voce di Damon ebbe il potere di calmarlo seppur per poco, visto che il padre dinanzi a lui gli intimava di rispondere.
<uhm si, però non venire al pub, mi sono fermato alla vecchia fabbrica, quella dove ci passiamo spesso, ho preferito fare due passi> gli disse cercando di mantenere una voce calda, l'uomo dinanzi a lui gli intimò di chiudere subito la conversazione.
<si va bene, Daley...>
<ti amo> l'uomo gli prese il telefono di mano e staccò la chiamata.
"Adesso possiamo andare"
"Come puoi fare questo, è tuo figlio" urlò Daley dimenandosi nella stretta dell'omone che lo caricava nell'auto.
"Quel frocio non è mio figlio mi ha portato via fin troppe cose"
"Non è stata colpa sua, ma tua figlio di puttana" urlò ma durò poco perché quello gli tirò un pugno ben assetato, che gli fece perdere i sensi, tutto iniziò a vorticare e stava perdendo contatto con la realtà, l'ultima cosa che fece prima di chiudere gli occhi, fu pregare, pregò che Damon non si presentasse a quella trappola, perché sarebbe stata la fine.

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