Cap 18

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Il bar era completamente vuoto quando ci mise piede, il piccolo campanello posto sopra la porta emise un piccolo suono, facendo girare i pochi presenti. Si avvicinò al bancone, riconoscendo il proprietario.
"Posso esserti d'aiuto ragazzo?"
"Ehm.. io cercavo Red" l'uomo lo guardò con sospetto.
"Perché lo cerchi? Sei uno degli uomini di Jessen?"
"Non so chi sia questo Jessen, io cercavo Red...volevo parlargli" l'uomo indugiò un po', ma parve capire che Daley era apposto.
"Lo trovi alla fine del quartiere, c'è una vecchia palestra abbandonata, quando non è qui, lo trovi sempre ad allenarsi in quel posto"
"Grazie mille."
Daley chiese qualche indicazione per trovare il luogo in questione, non era mai venuto in quella zona di Chicago, in effetti non era come il resto della città, era purtroppo una delle tante zone malfamate. Camminò qualche metro per ritrovarsi dinanzi questo edificio logoro, appartato rispetto alle altre abitazioni , in realtà sembrava non esserci nessuno nelle vicinanze, ringraziò che ci fosse ancora la luce del sole.
Entrò dentro facendo attenzione a non inciampare nelle macerie che vi erano per terra, la palestra era semplicemente illuminata dai soli raggi di sole che provenivano dalle vetrate, si sentiva solo il rumore di colpi che venivano dati contro qualcosa, Daley seguì quel rumore. Lo vide, Damon che colpiva energicamente e non forza il sacco da box, con indosso solo i pantaloncini e illuminato dai raggi del sole. Era così bello e così concentrato che non si accorse della presenza di Daley. Ma il più piccolo era così noto per la sua goffaggine che inciampò accidentalmente su un sasso.
"E tu che ci fai qui?" pareva arrabbiato.
"Io...ti stav.."
"Ho detto che cazzo ci fai qui" un velo di tristezza attraversò il volto di Daley, forse non era stata una buona idea, era palese che Damon non lo volesse vedere.
"Mi dispiace...me ne vado, scusami non volevo disturbarti"
"Merda...Daley fermati, non volevo..."
"Va bene, non importa, sono venuto qui senza preavviso... me ne vado tranquillo" ma Damon non era della stessa idea, lo afferrò per il polso.
"Scusami, non volevo dirti quelle cose, è stata una giornata pessima. Solo che ci fai qui?"
"Io volevo vederti" disse innocentemente.
"Cazzo, non fare quella faccia, sai quanta gente vorrebbe farti cose, se metti su quell'espressione."
"È quello che vuoi fare anche tu?"
"Non hai idea da cosa mi trattiene dal prenderti qui adesso, metti davvero a rischio il mio autocontrollo"disse tenendogli il viso poggiando la fronte contro la sua.
"Felice di saperlo" sorrise Daley
"Sei un piccolo diavolo tentatore"
"È qui che ti alleni prima degli incontri?"
"Anche, ma quando ho bisogno di sfogarmi vengo qua. Ma direi che per oggi può bastare, c'è un ottima distrazione qui davanti a me." Daley arrossì.
"Vieni, ho decisamente bisogno di farmi una doccia"
Daley entrò nel piccolo appartamento situato poco distante dalla palestra. Damon lo aveva lasciato nel salotto mentre era andato a farsi una doccia, esplorò la zona soffermandosi su delle foto che erano sul mobile, una ritraeva due bambine e capì che quelle fossero le sorelle di Damon, mentre sull'altra c'era un bambino con una donna, quella doveva essere la madre, in effetti somigliava molto al moro.
"Hai sete?" Daley sobbalzò non accorgendosi dell'entrata di Damon, che era davanti a lui con solo un asciugamano sui fianchi, bagnato e dannatamente sexy.
"Ehm...dell'acqua andrà bene" lo seguì nella piccola cucina.
"È tanto che vivi da sol...." Daley non riuscì a terminare che si trovò le labbra del moro sulle sue che lo baciavano prepotentemente, Damon gli strizzò il sedere per avvicinarlo di più a se, sentì l'erezione del moro coperta solo da quell'asciugamano.
"Dio non c'è la facevo più" mormorò contro le sue labbra.
"Damon..." gemette toccandogli il petto.

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