capitolo 2

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Si svegliò con Robbie che le bussava alla porta.
"Che eventi abbiamo in programma per oggi?" chiese, dopo che lui fu entrato. Si sedette accanto a lei, accarezzandole la spalla, e lei resistette appena all'impulso di tirarsi indietro. "Nessuno, mia cara. Vuoi passare del tempo insieme?"
Si era lasciata fregare. Non poteva dire niente ora, nessuna scusa. "Cosa vuoi fare?"
"Quello che vuoi fare tu"
Quanto detestava quando faceva così. Rispose lo stesso. "Ti va di passeggiare per le strade? Vorrei un po' staccare da tutta questa tensione"
Le uscì spontaneo, come se il suo cuore non desiderasse altro. Non era per vedere nessuno in particolare, certo, era soltanto per passare del tempo.
Si prepararono e uscirono. Era strano non essere scortati da nessuno, però era anche una bella sensazione. Attraversarono mercati e vie tipiche, ma qualcosa catturò l'attenzione della regina. La stessa donna del giorno prima stava lì, ferma, davanti a una bancarella. Come faceva a sapere che sarebbe stata lì? No, forse era solo una coincidenza.
Robbie si accorse del suo sguardo perso. "C'è qualcosa che non va?"
"No, no, assolutamente" si affrettò a dire lei, ma non appena rivolse lo sguardo di nuovo all'attrice notò che lei stava osservando il suo promesso sposo con disprezzo. Non che potesse biasimarla, comunque.
Rientrarono a palazzo entro l'ora di pranzo e subito dopo Helena volle andare a passeggiare nel parco della reggia, sottolineando più volte da sola.
Seduta su una panchina osservava la strada di fronte, e dopo un po' scorse una figura, sempre la stessa dannata figura, che la osservava. Prese coraggio e decise di avvicinarsi alla ringhiera, controllando che nessuno la osservasse e facendo un po' fatica a correre con una gonna lunga. Quella si avvicinò a sua volta. "Sua altezza" disse, con un piccolo inchino sarcastico.
"Oh, per favore, chiamami come ti pare, odio quel titolo"
La donna sorrise, e Helena fece lo stesso. "Bene, allora..." le lascio il tempo di rispondere
"Helena"
"Bene, allora, Helena. Immagino che tu non possa parlare con me per quel protocollo o qualunque altra cosa inutile"
Questa volta fu Helena a ridere. "Posso fare un'eccezione. Come fai a sapere sempre dove sono?"
Quella alzò le spalle. "Coincidenze. Se ti dà fastidio posso stare più attenta o.."
"No, assolutamente, va bene così, davvero. Mi fa piacere" disse, e porse la mano oltre la ringhiera, che la donna sfiorò. Poi sentì una campana, due rintocchi, e capì che era ora di rientrare.
"Ci vediamo"
"Puoi scommetterci" rispose quella, andandosene via ma lasciando una scia di quel profumo magnifico che Helena assaporò prima di rientrare.
Da quel momento fino alla sera, non successe nulla di particolare. Quando andò in camera per cambiarsi e andare a letto, Robbie la seguì. Lei entrò in bagno. "Ti dispiace...?"
"Oh, andiamo, non dirmi che ti vergogni di me, mia cara" si avvicinò a lei, tenendole le mani sui fianchi. "Tra meno di due mesi sarai mia in ogni caso". La spinse verso il lavandino e la baciò. Lei si scansò il prima possibile e lui se ne accorse, innervosendosi. "Come desideri, ti lascio ai tuoi doveri", disse infine, e uscì dalla stanza. Lei si cambiò e andò sul letto, dove lo trovò ancora lì, imperterrito. Le mise le mani intorno al collo, in un tentativo di gesto romantico che sembrò più che la stesse strangolando. La accarezzò gentilmente, ma il suo corpo si ritraeva in disgusto a ogni suo tocco. "Caro, lo sai che dovrai aspettare fino alla festa."
"Purtroppo lo so. Dopo, però, sarai mia"
Lei si sforzò di sorridere debolmente. "Sì, ora però potresti lasciarmi riposare? Sono molto stanca"
"Ma certo, a domani mia cara" disse lui, baciandola in fronte. Non appena chiuse la porta, Helena si asciugò la fronte disgustata. Era anche frustrata, però. Non era giusto che fosse costretta a sposare un uomo che odiava da anni. Scaraventato un cuscino dall'altra parte della stanza con una forza tale da far quasi cadere gli innumerevoli soprammobili della cassettiera, si rassegnò al sonno.
Il giorno dopo fu svegliata dall'alba. Aveva scordato di chiudere le tende e ora il sole le accecava gli occhi.
Si preparò e scese in basso a fare colazione. Un'assistente la informò che una donna aveva chiesto la sua udienza. Alla domanda del perché, non seppe rispondere. "Ha detto solo di aver urgente bisogno di parlare con lei, Sua Altezza, e richiede udienza subito"
"La faccia entrare"
L'assistente annuì con un cenno della testa e due guardie la fecero passare. Quando Helena intravide la figura, si alzò in piedi. "La accoglierò nella mia stanza, non mi sento molto bene"
"Possiamo chiedere di rinviarla a domani"
"No. Voglio dire, se la signora ritiene che sia urgente probabilmente non può attendere fino a domani, dico bene?" chiese, rivolta a lei, che annuì lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso. "Vedi? Quindi, posso accoglierla nella mia stanza"
"Ma, Sua Maestà, non è la procedura usuale-"
Helena si voltò di scatto verso di lei, distogliendo forse per la prima volta gli occhi dalla donna. "Ho forse mai seguito le procedure usuali?"
"N-no, Sua Altezza"
"Bene, quindi ora posso condurre la signora nella mia stanza. Vi manderò a chiamare io stessa quando avremo terminato." disse. Poi, prima di voltarsi e andare via, mentre la donna era già accanto a lei, aggiunse: "Non vi do garanzia dei tempi. Potrebbe volerci più del previsto, per cui non attendetemi per il pranzo."
Annuirono tutti e loro due si diressero verso le scale. La donna le rivolse uno sguardo complice, sorridendo, ma lei attese che furono in camera e con la porta completamente chiusa prima di azzardarsi a parlare.
"Si può sapere cosa ci fai qui?"
"Sbaglio o sei stata tu a dirmi che ti faceva piacere vedermi?"
"Sì ma non... non così, non qui. E poi, non so ancora nemmeno il tuo nome"
Lei tese la mano. "Piacere, Sophia"
Lei la osservò per qualche istante, come per valutare l'offerta. Le strinse la mano a sua volta. "Piacere mio" disse, e scoppiarono entrambe a ridere.

the Queen and the ActressWhere stories live. Discover now